Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

L’altro ieri una cerimonia laica ha salutato Umberto Veronesi, l’oncologo che ha speso tutta la vita nella ricerca e nella lotta contro il cancro, il medico che poneva al centro delle sue cure il malato e non la struttura, l’uomo che sapeva immedesimarsi nel dolore degli altri. Cerimonia laica perché Veronesi non era credente, non credeva nell’esistenza di Dio, come lui stesso aveva scritto in una sua pubblicazione:  “Il cancro, come Auschwitz, è diventato la prova della non esistenza di Dio”.


Primo Levi, ebreo sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, scriveva che la vera domanda non era: “Dov’era Dio?”, ma era: “Dov’era l’uomo?”, poiché chiedersi dov’era Dio significa chiudere gli occhi sulla responsabilità umana di quella immane tragedia. Jürgen Moltmann, il teologo tedesco autore del libro Il Dio crocifisso, in un suo recente libro, Passione per Dio, redatto assieme alla moglie, scrive: “La mia domanda in quell’inferno non era ‘Perché Dio permetta che accada tutto questo?’, ma piuttosto “Dov’è Dio?’. Dio è lontano da noi, assente, in cielo? O Dio è in mezzo a noi? Dio condivide le nostre sofferenze?”. La sua grande scoperta e intuizione, quando scrisse Il Dio crocifisso, fu che Dio è il Dio compassionevole, il compagno di sofferenza, colui che è a fianco delle vittime che soffrono, e soffre con loro. Non il Dio apatico della teologia scolastica e della filosofia, ma il Dio che soffre con gli uomini e che porta con sé la sofferenza di questo mondo. Dov’era Dio e con chi era Dio ad Auschwitz? Ce lo dice non soltanto Jürgen Moltmann o Primo Levi, ma anche Dietrich Bonhoeffer, Viktor Frankl, Hanna Arendt: nelle loro opere c’è tanto scandalo verso la banalità del male e tanta denuncia contro il male e il delirio dell’uomo. La questione della teodicea, l’accusa rivolta a Dio di fronte al dolore e al problema del male nel mondo, è un tema delicatissimo che tocca tutti nel profondo. Auschwtiz e il cancro rappresentano, ciascuno a modo suo, delle apoteosi del male. Diventa poi ancora più pregnante e arduo capire e spiegare il male quando il dolore e la sofferenza riguardano l’innocente, come dimostrano le pubblicazioni di teologi e filosofi. Il male è stato da sempre uno degli argomenti più complessi usati contro l’esistenza di Dio. Il male c’è allora Dio non esiste, Tommaso d’Aquino parte da questa obiezione per proporre le sue famose cinque vie e argomentare a favore dell’esistenza di Dio. Con l’illuminismo il male è diventato un problema per la teologia. Gottfried W. Leibniz ha coniato l’espressione “teodicea”, parola composta da theos (Dio) e dike (giustizia). Per lo gnosticismo, ma anche per ogni forma di dualismo che distingue il dio buono dal dio cattivo, il male deriva dal dio cattivo dal quale il dio buono è venuto a salvarci. Per Agostino d’Ippona, poiché creazione e redenzione sono opera dello stesso Dio, il male è la conseguenza del cattivo uso della libertà umana. E di responsabilità nel male, che continua ad essere perpetrato contro l’uomo e contro la distruzione del creato, l’uomo ne ha tanta. I vecchi manuali di teologia operavano una distinzione quando trattavano il capitolo sul male: il male di forma e il male morale. Il primo è privazione di un bene previsto nella natura della creatura, il secondo riguarda il peccato.


Ultimo, ma non meno importante. La Bibbia afferma che ogni cosa creata da Dio era “buona” e che la creazione dell’uomo era “molto buona”. L’uomo e la donna vivevano nell’Eden dove non c’era dolore, malattia, morte. Con il peccato, una valanga è venuta giù dalla montagna e ha portato distruzione dovunque è passata. Un terremoto e uno tsunami si sono abbattuti sull’uomo, lasciando morte e distruzione. Da allora in poi, la Bibbia racconta non soltanto storie di peccatori, ma anche di dolore, di sofferenza, di lotte, di guerre, di malattie, di morte. Eppure, Dio come un medico è stato sempre accanto al suo malato per curare le sue ferite e sostenerlo. Nella preghiera, l’uomo poteva trovare consolazione, conforto, aiuto, speranza, guarigione. All’osservanza del patto erano legate molte benedizioni, spirituali e materiali. E questo spiega la severa denuncia dei profeti verso chi abbandonava Dio, fonte di vita e sommo bene. Gesù è venuto a salvare l’uomo. Gesù ha guarito ogni forma di malattia e ha toccato il dolore. Gesù ha denunciato e combattuto l’emarginazione, la povertà, le forme di schiavitù e di sfruttamento, le ingiustizie e soprusi. Gesù ha risuscitato i morti. Gesù ha preso su di sé la condizione umana di peccato, di sofferenza, di dolore, di morte, e l’ha portata sulla croce: egli, giusto e innocente, è morto perché l’uomo potesse avere la vita in abbondanza. È vero, il cancro è la dimostrazione che l’uomo ha bisogno di Gesù Cristo.

Paolo Mirabelli

14 novembre 2016

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.