Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Da qualche tempo sto rileggendo con piacere alcune vecchie riviste di studi biblici, “La verità per oggi” (Truth for Today, editore Eddie Cloer). Si tratta di una rivista letta e quotata nelle nostre chiese. Apprezzo molto il lavoro editoriale di questi fratelli e il loro impegno a diffondere nel mondo, nella seconda di copertina si parla di circa 150 paesi, studi biblici e letteratura evangelistica. Condivido pienamente il loro invito a ricercare nella Scrittura le risposte alle domande della fede. Noto però come in certi casi la lettura della Bibbia viene assoggettata a idee preconcette: cultura e tradizioni umane condizionano così la comprensione di testi biblici. Alcuni numeri monografici affrontano i temi del culto e della chiesa, e questi attirano la mia attenzione perché sto cercando da mesi di parlarne sul sito. Condivido molte delle cose che sono scritte, ma altre mi lasciano perplesso. Farò due esempi esemplificativi: nel primo caso sono in pieno accordo, nel secondo sono in disaccordo. Il primo. Nel numero su “La guida alla Salvezza”, pagine 28-29, si parla della definizione della chiesa. Si dice che nel Nuovo Testamento la chiesa non ha un nome proprio, motivo per cui l’autore dell’articolo preferisce parlare di “definizione” anziché di nome. Ecco quanto scrive: “Tutti i termini usati riguardo alla chiesa dicono, semplicemente, ciò che ella è”. E ancora: “Le Scritture usano delle espressioni descrittive in riferimento alla chiesa”. Segue un elenco di tali espressioni: “chiesa di Dio, chiese di Cristo”. Dopo aver citato il testo di Romani 16,16, “Tutte le chiese di Cristo vi salutano”, l’autore dice: “Non è un nome settario, ma semplicemente un termine descrittivo, significa che le chiese appartengono a Cristo”. È vero, non è un nome settario, anzi non è nemmeno un nome. È una definizione biblica che dice di chi è la chiesa. Come altrettanto biblica è l’espressione “chiesa di Dio”. Ciò che non capisco, non dell’autore ma di una ormai consolidata consuetudine, è perché si continua ad usare in modo esclusivo soltanto una espressione e si tralasciano tutte le altre? A tal punto che se qualcuno dice: “Noi siamo la chiesa di Dio che è in questa città”, gli si risponde che loro sono un’altra chiesa. Perché poi sui locali dove la chiesa si riunisce non si mette una scritta che faccia capire che l’edificio non è la chiesa, ma i cristiani sono la chiesa. Noi a Roma abbiamo scelto di scrivere: “Le chiese di Cristo vi salutano e vi invitano all’ascolto della Parola di Dio”. Abbiamo deciso di dare un messaggio, anziché scrivere un nome. Il secondo. A pagina 33 della stessa rivista, l’autore nella nota 7 parla del “santo bacio”. Commentando Romani 16,16, “Salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio”, egli dice: “Allora gli uomini si salutavano con un bacio e le donne lo stesso”. Ma l’autore si spinge oltre nel suo commento, a tal punto che più che fare esegesi biblica, il suo diventa un classico esempio di “eisegesi”, vale a dire: introdurre nel testo biblico qualcosa che non c’è. Scrive: “Il salutarsi con un santo bacio non è un ordine. L’enfasi è sulla parola ‘santo’: quando saluti qualcuno calorosamente, fallo sinceramente. Dalle mie parti si potrebbe dire: ‘Salutatevi gli uni gli altri con una stretta di mano sincera’”. Che dire? Mi turba molto questo modo di interpretare la Scrittura. Non è tanto il tema del bacio in sé che discuto, so pure io che non stiamo parlando di un tema centrale, ma è questo modo di leggere la Scrittura che contesto. Il cristiano legge la Bibbia per capire ciò che Dio dice e per fare ciò che egli vuole, non per “torcere le Scritture” (2 Pietro 3,16). Tutte le volte che il Nuovo Testamento invita i cristiani a salutarsi con un santo bacio usa l’imperativo. E l’enfasi è nell’imperativo, non in una delle sue parti grammaticali. Può non piacere, ma è così. Non è la Bibbia che va letta con gli occhiali della cultura, ma è la nostra cultura che va sottomessa alla Scrittura. Dobbiamo cambiare i nostri usi, abitudini e costumi, qualora contrastino con la Bibbia. L’ipocrisia può essere in un bacio finto o in una stretta di mano finta. Se si toglie il bacio, si può anche abolire la stretta di mano, in fondo basta un semplice “ciao”. Un marito può dare un bacio a sua moglie con ipocrisia o con sincerità e pieno d’affetto. La sincerità e l’ipocrisia non dipendono dalla cosa che si fa, ma dalla persona che la fa. Oggi più che mai c’è bisogno delle manifestazioni di affetto descritte nel Nuovo Testamento, poiché le chiese sono accusate di non essere calorose e accoglienti. L’autore dell’articolo non riesce a cogliere l’insegnamento spirituale che c’è nell’invito dell’apostolo: il santo bacio manifesta l’affetto e l’amore fraterno che c’è tra i cristiani e testimonia al mondo “quanto si amano”, come scrive Tertulliano nel III secolo.

Paolo Mirabelli

11 gennaio 2016

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.