Gli scrittori del Nuovo Testamento descrivono la Parola di Dio come una realtà viva che cresce e si diffonde. Luca, negli Atti degli Apostoli, descrive bene il dinamismo della Parola di Dio. Leggiamo alcune citazioni prese dal libro degli Atti: “La Parola di Dio si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente in Gerusalemme; e anche un gran numero di sacerdoti ubbidiva alla fede.” (6,7); “Intanto la Parola di Dio progrediva e si diffondeva sempre di più.” (12,24); “E la Parola del Signore si diffondeva per tutta la regione.” (13,49); “Così la Parola di Dio cresceva e si affermava potentemente.” (19,20). La terminologia del Nuovo Testamento che esprime l’annuncio del Vangelo è molto ricca (predicare, proclamare, evangelizzare, testimoniare e altri ancora), ed è anche molto studiata, altrettanto ricca è la terminologia che descrive il momento dell’ascolto e dell’accoglienza della Parola, ma è poco studiata. Perciò proporre una riflessione su questo tema non può che far bene alla nostra crescita spirituale, perché ci aiuta a scoprire la forza e la vitalità della Parola di Dio nella vita della chiesa e del cristiano.
Sia l’Antico Testamento che il Nuovo ci mostrano una Parola di Dio che cerca un proprio spazio dove farsi ascoltare (l’assemblea) e dove farsi accogliere (il cuore dell’uomo). Risuonano le parole che il Signore dice a Mosè nel deserto lungo il viaggio: “Radunami il popolo e io farò loro udire le mie parole” (Deuteronomio 4,10). Quando Stefano, nel suo discorso al Sinedrio, rievoca il cammino nel deserto e l’esperienza dell’esodo, chiama il popolo di Dio “l’assemblea del deserto” (Atti 7,38). Israele era l’assemblea radunata da Mosè per ascoltare la Parola e le leggi del Signore. Nel Nuovo Testamento i cristiani sono definiti i “convocati”, sono coloro che formano l’assemblea dei santi (la parola greca ekklesia letteralmente significa assemblea, raduno di persone che sono state convocate o raggiunte da una chiamata). Mediante la predicazione, è la Parola di Dio che chiama le persone e che costruisce la comunità dei credenti. Senza la predicazione non c’è fede (Romani 10,17) e non c’è chiesa (la chiesa è formata proprio da coloro che credono nella Parola). Tutta la storia di Israele è scandita, specie nei suoi momenti decisivi, da grandi assemblee attorno alla Parola. Il culto delle sinagoghe, sparse in tutto il Mediterraneo, si costituisce attorno alla Parola. Gesù nella sinagoga di Nazaret legge e commenta un testo del profeta Isaia (Luca 4,17-21). Nei vangeli troviamo intere folle riunite intorno a Gesù per ascoltarlo: “Si radunò tanta gente che neppure lo spazio davanti alla porta la poteva contenere; ed egli annunciava loro la Parola.” (Marco 2,2).
La Parola va ascoltata. Il verbo ascoltare, in greco akouo, non indica semplicemente un sentire con le orecchie, un venire a sapere, un ascoltare solo fisicamente, ma dice l’attenzione che si presta alla Parola, come mostra l’esempio di Maria di Betania, la quale, seduta ai piedi di Gesù, ascolta la sua parola (Luca 10,39). Potremmo dire, sulla base di numerosi testi biblici, che il verbo ascoltare può indicare l’assenso, l’accettazione, l’adesione alla Parola. Giovanni fa una differenza tra coloro che ascoltano Gesù e credono in lui (come le sue pecore che sono descritte nella similitudine del buon pastore; 10,1-30) e i suoi avversari che, pur sentendo le parole di Gesù, in realtà non le ascoltano, o come dice Giovanni, non possono dare ascolto alla sua parola (8,43). Quando la Parola è ascoltata con fede, quando è ascoltata per essere creduta, chiama alla conversione, tocca i cuori, porta gioia e forza nella vita del cristiano. È il caso di Lidia. “Una donna della città di Tiatiri, commerciante di porpora, di nome Lidia, che temeva Dio, stava ad ascoltare. Il Signore le aprì il cuore per renderla attenta alle cose dette da Paolo.” (Atti 16,14).
La Parola va accolta, ricevuta. Il verbo accogliere, in greco dechomai e composti, non è un semplice prendere, ma esprime il ricevere qualcuno o qualcosa (che viene offerta). Nei vangeli Gesù parla di ricevere o accogliere il Regno di Dio come piccoli fanciulli (Marco 10,15). Parla della accoglienza, o della mancata accoglienza, fatta ai suoi inviati e a se stesso (Matteo 10,40; Giovanni 13,20). Paolo invita ad accogliere la grazia di Dio (2 Corinzi 6,1), a ricevere le cose dello Spirito (1 Corinzi 2,14). A volte il verbo ricevere è accompagnato da altri termini che dicono come deve essere l’accoglienza della Parola: con entusiasmo (Atti 17,11), con gioia (Marco 4,16). Accogliere la Parola è accogliere Gesù stesso, respingerla è respingere lui (Giovanni 12,48). Infine, ci dice l’apostolo Paolo, la Parola non va accolta come parola di uomini, ma come Parola di Dio (1 Tessalonicesi 2,13).