Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Il vangelo di Giovanni si caratterizza, rispetto ai sinottici, per i dialoghi, i segni e l’autorivelazione di Gesù, espresse con le tipiche formule dette in prima persona: “Io sono”. Il vangelo di Giovanni riporta due tipi (due modelli), per così dire, di queste parole (formule) di Gesù: l’Io sono in senso assoluto, senza un predicato, e l’Io sono con un predicato nominale. L’uso nominale è riportato in sette testi del vangelo secondo Giovanni, nei quali Gesù si rivela attraverso delle immagini. Le sette affermazioni nominali sono: “Io sono il pane della vita” (6,35); “Io sono la luce del mondo” (8,12); “Io sono la porta delle pecore” (10,7); “Io sono il buon pastore” (10,11); “Io sono la risurrezione e la vita” (11,25); “Io sono la via, la verità e la vita” (14,6); “Io sono la vera vite” (15,1).


Le formule dell’Io sono in senso assoluto (senza predicato) sono riportate quattro volte nel vangelo di Giovanni: 8,24; 8,28; 8,58; 13,19. Questa espressione (autorivelazione) o parola di Gesù affonda le sue radici nella Sacra Scrittura stessa. Nell’Antico Testamento l’Io sono è usato per: rivelare chi è Dio, asserire la fedeltà di Dio alle sue promesse, dire l’unicità di Dio rispetto alle divinità pagane, affermare l’azione salvifica di Dio nel mondo. Nella traduzione greca dei Settanta (LXX) l’Io sono (ego eimi) diventa un nome, il nome di Dio, come per esempio in Isaia 43,25. Nel passo del pruno o cespuglio ardente, Dio si rivela a Mosè come l’Io sono (Esodo 3,14). Dandosi questo titolo o nome, Gesù dichiara di essere Dio. Quando Gesù afferma: “Prima che Abramo fosse nato, io sono” (8,58), non sta solo sostenendo la sua preesistenza, ma anche la sua permanenza; non sta solo dicendo che esisteva prima di Abramo, ma di esistere anche ora che Abramo è morto. Anche noi a volte diciamo “io sono”, senza aggiungere il nome o la professione, ma per la Bibbia queste parole servono a dire che Dio non può essere espresso con un semplice passato, poiché Dio è.


Nelle formule nominali, cioè senza predicato (come: “Io sono la luce del mondo”), l’accento posto sul predicato serve a mettere in evidenza due cose importanti. La prima: contrapporre Gesù ad altre realtà, come ad esempio, il vero pane alla manna, il buon pastore ai ladri, mercenari e briganti. La seconda: affermare che Gesù è tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno. Diciamo qualche parola in più in merito al bisogno che l’uomo ha di Gesù. Quali sono i veri bisogni dell’uomo, quelli vitali? Il pane, l’acqua, la verità, la libertà, la luce, la pace, la risurrezione e la vita. Ce ne sono altri: c’è il bisogno di essere amati e di amare, il bisogno di essere accolti e accettati, il bisogno di essere perdonati, il bisogno di dissetare la nostra sete di Dio, il bisogno di comunione con Dio, il bisogno dell’amicizia, il bisogno di essere salvati dai nostri peccati, il bisogno di avere accanto lo Spirito che ci soccorre e ci consola. Nel vangelo di Giovanni Gesù è colui che soddisfa ogni vero bisogno dell’uomo, è colui che risponde a tutti i nostri bisogni vitali. Purtroppo oggi ci sono persone che sono preoccupate del loro look (l’aspetto esteriore), del vestito alla moda, del cellulare di ultima generazione, e poi sono del tutto disinteressate al perdono dei peccati, alla salvezza eterna, alla vita esuberante.


Nel tempio di Gerusalemme, in occasione della festa dei Tabernacoli o Capanne, Gesù pronuncia queste parole: “Io sono la luce del mondo” (8,12). Egli le ripete poi poco prima di guarire il cieco nato (9,5). Durante la festa la città di Gerusalemme si illuminava e la sera venivano accesi i grandi candelabri del tempio (come la Menorah, il candelabro a sette bracci) nel cortile delle donne. Ma le parole di Gesù sulla luce del mondo vanno oltre la festa delle Capanne e rimandano a diversi testi e profezie dell’Antico Testamento. Nel Salmo 36,9 si dice che per la luce di Dio noi vediamo la luce. In Isaia 42,6 e 49,6 il Servo del Signore è la luce delle nazioni. Gesù è la luce non solo del popolo di Israele, ma di tutto il mondo, di tutti i popoli della terra (di coloro che vogliono camminare alla sua luce). L’odio, la violenza, la guerra, il peccato non portano luce, ma buio e tenebre. La luce ci permette di vedere i colori e le forme del mondo (il buio della notte cancella i colori e fa perdere le forme); la luce è vita e calore; la luce è anche sapore (la frutta che matura con la luce del sole ha più sapore di quella fatta maturare con agenti chimici); la luce illumina il volto delle persone e le rende belle. Gesù è la vera luce di cui abbiamo bisogno: egli ci rivela il mistero di Dio e dell’uomo. Egli è la lampada che illumina la via della vita e che dà senso all’esistenza. Se vogliamo evitare le tenebre del peccato, del male, del dolore, della paura, della disperazione, della morte, se vogliamo evitare le tenebre di fuori, dobbiamo permettere a Gesù di far risplendere in noi la luce di Dio.

Paolo Mirabelli

16 ottobre 2023

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.