Per indicare il periodo storico del libro dei Giudici alcuni studiosi parlano, con un certo disprezzo e ironia, di “medioevo biblico”, perché leggendo quella storia, dicono, sembra di trovarsi di fronte a una popolazione dalla vita e dalla mentalità barbariche. Un levita che abbandona la sua concubina alla voglia degli altri maschi, che l’indomani mattina la carica morta su un asino, la fa a pezzi e li manda a tutte le tribù di Israele a testimonianza del crimine commesso dai beniaminiti. Un giudice che ricorre al tradimento per uccidere il nemico (Ehud). Iefte che promette di sacrificare un uomo in caso di vittoria. Sansone che frequenta le meretrici. Debora che esalta il tradimento di Jaele. Viene da chiedersi, dicono, se si può parlare dell’Israele di quel periodo come del popolo dell’alleanza, del popolo che si lascia guidare dalla legge di Mosè (Torah).
Si potrebbe rispondere a costoro dicendo che innanzitutto bisognerebbe dimostrare che il medioevo (quello nostro) sia stato un periodo di barbarie e di crimini, mentre il nostro un tempo di civiltà e di giustizia. Quanto a crimini, purtroppo, siamo messi male anche noi: i fatti di cronaca lo provano. È vero, la scienza ha fatto passi da gigante, ma la malvagità dell’uomo del nostro tempo non è poi così diversa da quella degli uomini di mille o di tremila anni fa. Se, come dicono costoro, l’evoluzione è la legge dell’uomo come del cosmo, ci vorranno ancora miliardi di anni perché si possa passare da stadi inferiori e informi a stadi più raffinati e migliori di civiltà e giustizia; ci vorranno miliardi di anni perché l’uomo la smetta con le guerre, le armi, lo sfruttamento, gli omicidi, i furti, le contese, le ingiustizie; ci vorranno miliardi di anni prima di vedere rispettati i diritti di tutti, soprattutto dei più deboli e degli ultimi. Purtroppo al progresso della scienza e della conoscenza non corrisponde un miglioramento del cuore dell’uomo. L’uomo di oggi non è diventato adulto (Bonhoeffer parlava di mondo adulto in un altro senso: non più sotto tutela della chiesa), maturo, responsabile, onesto, giusto, santo, buono. La Bibbia dice che il cuore dell’uomo è sempre lo stesso, cioè malvagio. Solo con la conversione in Gesù Cristo Dio ci dona un cuore nuovo e una vita nuova.
La Bibbia parla dell’uomo di fede in maniera onesta: non ha mai nascosto l’omicidio di Uria fatto da Davide, né il suo adulterio con Betsabea; non ha taciuto l’inganno di Giacobbe a suo padre, né il tradimento e l’odio dei fratelli di Giuseppe. Per così dire, secondo la Bibbia, tutta la storia umana è un medioevo (se vogliamo usare questa categoria). La vita, il costume, la morale o etica dell’uomo non mutano in meglio con il passare del tempo, ma hanno bisogno di essere educati dallo Spirito Santo alla scuola di Dio. Israele, in quanto individui, fa parte di questa umanità, con tutti i pregi e difetti degli uomini: una umanità che desidera condizioni di vita migliori, che aspira a una società più giusta, ma che la cerca a tastoni (espressione usata da Paolo nell’Areopago di Atene per parlare della ricerca di Dio degli ateniesi, Atti 17,27), avvicendando momenti di civiltà a rigurgiti barbarici, conquiste di diritti e di libertà a decadimenti infecondi e immorali.
Il libro dei Giudici racconta il periodo storico di Israele che va dalla conquista della terra promessa con Giosuè alla monarchia (specie quella di Davide). Quello di cui parla non è un mondo barbarico, ma un mondo di luci e ombre. Israele ha sì la legge di Dio, ma l’ha dimenticata, e “ognuno faceva ciò che gli pareva meglio” (purtroppo questo è il paradigma di ogni uomo, o società, che vive senza fare riferimento a Dio). Il peccato porta Israele alla rovina (sempre peggio), Dio allora suscita un giudice (sophet), liberatore e salvatore (mosiah). Il compito dei giudici è quello di amministrare la giustizia, ma sono anche dei capi politici. Per fare questo essi ricevono un carisma di Dio: lo Spirito di Dio li potenzia e li guida a liberare il popolo dall’oppressione e a riportare la libertà. I giudici non sono dei superuomini, non eccellono per le loro doti, anzi spesso sono persone deboli che con armi deboli vincono i nemici (come i filistei) e liberano Israele, e questo per mettere in evidenza che la vittoria è di Dio, non dell’uomo. Non solo i giudici, ma pure Abramo, i patriarchi, Mosè, Davide, i re, i sacerdoti, i profeti sono tutti uomini di Dio, uomini di fede, ma questo non significa che tutto ciò che hanno fatto è ben fatto agli occhi di Dio. Anche loro, come gli altri uomini e donne di Dio, hanno avuto pensieri sani e malvagi, preso decisioni giuste e sbagliate, compiuto azioni buone e cattive. La bontà del loro agire riflette il livello di fiducia e di conoscenza che avevano di Dio. Più un uomo si lascia guidare ed educare da Dio, più la sua vita è esemplare.