“Allora gli apostoli dissero al Signore: Aumentaci la fede!” (Luca 17,5). Una strana richiesta. A fare questa richiesta a Gesù sono i dodici apostoli, coloro che ricevono poi il mandato di andare nel mondo e predicare la buona notizia del regno di Dio, ripieni di Spirito Santo.
Quando leggiamo i racconti dei vangeli, scopriamo che persino loro, i dodici apostoli, hanno una fede che a volte ci lascia perplessi: credono e non credono; hanno fede ma non abbastanza; hanno momenti di debolezza; fanno cose che ci deludono; spesso sono incapaci di afferrare il senso dell’insegnamento e delle parole di Gesù. E noi come siamo messi con la fede? Anche noi abbiamo bisogno di chiedere a Gesù: “Signore, aumentaci la fede!” O siamo capaci di comandare a un albero di sicomoro di sradicarsi e di buttarsi nel mare? Perché non proviamo a farlo, e se l’albero non ci ubbidisce, significa che la nostra fede è più piccola di un granello di senape. E se la nostra fede è giudica troppo piccola, forse anche noi diremo a Gesù: Signore, aumentaci la fede!
Avere poca fede significa dubitare di Dio. Poca fede equivale a una fede che dubita. Più volte Gesù rimprovera i suoi di avere poca fede, e questo determina il loro fallimenti (Matteo 6,30; 16,8; 14,31; 17,20). La fede, come l'ascolto, prestare attenzione alla parola di Dio, è un atto dovuto verso Dio. L’udire genera la fede, com’è scritto: "Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla Parola di Cristo" (Romani 10,17). La fede, dunque, è fiducia completa in Dio, perché Egli ne è degno in modo assoluto: "Or senza fede è impossibile piacergli" (Ebrei 11,6). La nostra fede è la nostra risposta a Dio, alla sua potenza, alla sua offerta di grazia e di salvezza in Cristo Gesù. Credere onora il Padre e il Figlio. Chi non crede non ha fede, semplicemente (diciamo così) egli rifiuta Dio, anzi, “chi non crede a Dio lo fa bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha resa al proprio Figlio” (1 Giovanni 5,10). Così è per fede che noi crediamo nella parola che il Padre ha pronunciato nel dare gloria al Figlio Gesù, quando dice: “Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto, ascoltatelo” (Matteo 17,5). Ascoltiamo, dunque, il Figlio di Dio che ci parla!