Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Nelle nostre letture settimanali con la Parola di Dio siamo giunti al capitolo 31 del libro dei Numeri, ovvero alla guerra d’Israele contro i madianiti. Il Signore ordina a Mosè di vendicare il male fatto dai madianiti contro i figli d’Israele. L’episodio da vendicare è quello riferito nel capitolo 25 di Numeri. Israele si trova a Sittim, nelle pianure di Moab, e quivi il popolo comincia a fornicare e a fare sacrifici al dio cananeo Baal-Peor, commettendo il peccato di apostasia. I figli d’Israele hanno relazioni sessuali con le donne di Moab e di Madian, legate al culto della fertilità. Un israelita, sotto gli occhi di Mosè e di tutta la comunità, sfacciatamente e spudoratamente, mentre tutti piangono, commette un peccato grave e vergognoso. L’uomo si chiama Zimr, figlio di uno dei capi patriarcali della tribù di Simeone, la donna si chiama Cozbi, figlia di uno dei capi dei madianiti: sono entrambi leaders dei rispettivi popoli. Fineas vede l’israelita e la donna recarsi nella tenda e, animato da zelo per il Signore, entra e trafigge i due con la lancia in modo cruento, la donna viene colpita nel basso ventre. A seguito del gesto di Fineas, cessa il flagello contro i figli d’Israele, che ha provocato la morte di ventiquattromila persone. Ora, nel capitolo 31, viene chiesto a Mosè di vendicare Israele. Questa è la prima guerra della nuova generazione e l’ultima comandata da  Mosè. Un esercito scelto di tutte le tribù d’Israele, composto di dodicimila soldati, marcia contro Madian e uccide tutti i maschi; muoiono pure i cinque re di Madian e Balaam, figlio di Beor, il profeta-indovino, istigatore dell’apostasia. Fineas, figlio del sacerdote Eleazar, colui che porta gli oggetti sacri e ha in mano le trombe squillanti, è con l’esercito d’Israele: segno che questa è una “guerra santa”. Nessuno dei soldati d’Israele muore in battaglia: segno anche questo che la guerra è voluta e guidata dal Signore. L’esercito d’Israele risparmia la vita alle donne madianite e ai bambini, ma Mosè si adira contro i comandanti, e chiede che vengano uccise le donne, eccetto le vergini, e i bambini maschi: le donne perché loro hanno fatto peccare i figli d’Israele nelle relazioni sessuali, e i bambini perché sono dei potenziali nemici che in futuro possono vendicarsi. La guerra e il contatto con i morti causa una contaminazione e impurità ai soldati: motivo per cui viene chiesta la purificazione rituale della durata di sette giorni. Il racconto mette in evidenza come tutti (Mosè, Eleazar, soldati, popolo) fanno e agiscono secondo la volontà del Signore. Il capitolo si conclude con l’inventario del bottino di guerra, oro e gioielli lavorati, e con l’offerta fatta al Signore.


Quando leggiamo la Bibbia, in modo particolare l’Antico Testamento, capita a volte di imbatterci in racconti come questi che urtano la sensibilità moderna e turbano la nostra coscienza, abituati come siamo all’etica dell’amore, alla tolleranza e al perdono. Alla luce degli insegnamenti e dell’esempio di Gesù Cristo, la nostra ubbidienza non ha bisogno di tradursi in atti di violenza per piacere a Dio, ma di un vivere appassionato e totale per Dio. L’aver coniato l’espressione “guerra santa” non ha tolto l’imbarazzo che il testo suscita. Non è aggiungendo un aggettivo che si risolve il problema: anzi non vedo come il vocabolo “santo” possa accordarsi con il sostantivo “guerra”. Non si risolve nemmeno censurando il testo, ma provando a spiegare, o meglio, a esporre le ragioni della Scrittura. Il rifiuto di qualunque forma di violenza mi trova d’accordo. Applaudo quando sento parlare di ripudiare la guerra e il ricorso alle armi. Ma chi è colpevole di così tanta violenza che ancora oggi viene perpetrata nel mondo? Non è forse quella stessa coscienza che si scandalizza per le guerre del passato e rimane poi indifferente verso i crimini del presente? Il XX secolo o secolo breve è forse il più brutale e violento di tutta la storia umana, con due guerre mondiali. Ma torniamo al racconto dei Numeri. C’è un tempo trascorso tra il capitolo 25 e il 31: è il tempo concesso per il ravvedimento. Nessuno può togliere a Dio il diritto di essere il giudice dei popoli: e la vendetta contro Madian è un atto di giudizio e di giustizia di Dio. Cacciare i madianiti dal paese di Canaan per darlo a Israele è l’adempimento di una promessa fatta ad Abramo e un giudizio verso il peccato che ha raggiunto il colmo (Genesi 15,16). Questo tipo di guerra non è una consuetudine nella Bibbia, ma si limita alla conquista di Canaan. Non sono i madianiti in quanto tali a essere giudicati: Obed è un madianita (10,29,32), le ragazze e i bambini risparmiati sono madianiti; dunque c’è una giustapposizione e dialettica tra giudizio e speranza. L’ira di Dio, ovvero la sua santa opposizione al male, fa sì che il peccato non sia mai negato né dimenticato. È alla croce che l’ira cede all’amore.

Paolo Mirabelli

24 ottobre 2017

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.