Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Dopo la guarigione dell’indemoniato, cieco e muto, gli scribi e i farisei chiedono un segno a Gesù (Matteo 12,22-42, il testo a cui si fa riferimento in questo articolo). Strana questa loro richiesta, se non altro perché Gesù ha operato già tanti segni. Dall’inizio del suo ministero, non ha fatto altro che operare segni. Tant’è che quando il Battista, dal fondo della sua prigione, manda dei discepoli a chiedere “sei tu colui che deve venire, o ne aspetteremo noi un altro?” (11,2-3), per tutta risposta Gesù rinvia ai molti miracoli da lui operati: i ciechi recuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi odono, i morti risuscitano (11,4-5). E allora i segni ci sono, ce ne sono tanti, ci sono tutti. Cos’altro bisogna fare? Nel racconto del ricco e Lazzaro (Luca 16,19-31), il ricco chiede ad Abramo la risurrezione di un morto per convincere la sua famiglia a credere; ma Abramo rinvia alla Scrittura: “Hanno Mosè e i profeti, ascoltino quelli”. Qui ci sono pure le risurrezioni operate da Gesù, eppure gli scribi e i farisei chiedono un segno: cos’altro cercano?


Il segno ha certamente una sua validità: rinvia a Dio e prova che il messaggero che opera un prodigio è un inviato di Dio. Nicodemo a Gesù: “Nessuno può fare questi miracoli che tu fai, se Dio non è con lui” (Giovanni 3,2). Il segno può suscitare la fede: Giovanni ha scritto il suo vangelo per motivare i lettori a credere (20,30-31). Ma l’equazione “segno uguale credere” non funziona. Non c’è una sorta di automatismo: “se vedo, credo”. Quanti hanno visto miracoli operati da Gesù, eppure non hanno creduto? La fede viene dall’ascolto della parola di Cristo (Romani 10,17). Gli scribi e farisei che chiedono il segno a Gesù hanno visto il miracolo dell’indemoniato, eppure non hanno creduto: hanno attribuito il potere di Gesù di operare miracoli a satana, anziché a Dio. Ogni segno miracoloso può essere decisivo, definitivo, oppure non essere mai sufficiente: non dipende dal segno, ma dalla persona che lo valuta più o meno credibile. Un solo miracolo può bastare a suscitare la fede di qualcuno, mentre per qualcun altro “mille segni non costituiscono una prova”. La richiesta del segno degli scribi e farisei allora è soltanto un pretesto per non decidersi. Non chiedono un segno per prendere una decisione, ma per eluderla. Essi cercano motivi per giustificare il loro rifiuto di Gesù e la loro incredulità. Ecco perché Gesù li definisce “generazione malvagia e adultera” (12,39). Anche oggi la richiesta di un segno, per dirla con Dietrich Bonhoeffer, nasconde qualcosa che l’uomo moderno non può sopportare: “L’essere rinviati a un Dio invisibile”.


Gli scribi e i farisei chiedono un segno, e Gesù dona loro il segno per eccellenza: il segno di Giona. La risposta di Gesù a prima vista appare enigmatica, misteriosa. Anzi, sembra che prima dica di non voler dare nessun segno, poi però dà il segno di Giona. Come Giona è stato un segno per i niniviti, così i tre giorni di Cristo nel cuore della terra sono un segno per  quella generazione e per tutti gli uomini. La storia di Giona è nota e non ha bisogno di essere richiamata. Il profeta che per tre giorni e tre notti resta nel ventre del pesce, anticipa la morte e sepoltura di Gesù. Gli scribi e i farisei chiedono di vedere un segno, e Gesù parla di un segno dove egli scompare nel cuore della terra. Essi si aspettano di vedere qualcosa di grandioso, di spettacolare, e invece sono rinviati a vedere una croce. Sì, perché il segno di cui si parla è la croce di Cristo. Ma in che senso è segno? Che cosa fa vedere la croce di Cristo? La croce esprime in una parola il contenuto del Vangelo. Paolo alla chiesa di Corinto:“Noi predichiamo Cristo crocifisso” (1 Corinzi 1,23). La croce è il luogo dove il vero volto di Dio, che è amore, si rende visibile. Ma la croce è anche il luogo dove l’uomo si rende visibile, con i suoi peccati, debolezze, sconfitte. Alla croce vediamo l’amore di Dio ma anche l’odio dell’uomo, il perdono di Dio e il peccato dell’uomo, la giustizia di Dio e l’ingiustizia dell’uomo, l’amicizia di Dio e l’inimicizia dell’uomo. Alla croce vediamo l’abbassamento di colui che si è fatto servo, ma anche il vanto e l’orgoglio dell’uomo. Alla croce noi vediamo il vero volto di Dio e la vera maschera dell’uomo. La croce parla della realtà di Dio e del dramma umano. La croce segna il giudizio su questo mondo di peccato, ma annuncia la salvezza del mondo. Alla croce del Figlio Dio dice “sì” a chi crede in lui e dice “no” a chi persiste nell’incredulità, adducendo come pretesto la richiesta di un segno. La croce (morte, sepoltura, risurrezione) di Gesù allora non è uno dei tanti segni, nel senso inteso dagli scribi e farisei, ma è il segno: è il fatto o l’evento paradossale, scandaloso, sorprendente, che obbliga ogni uomo a riflettere e a decidersi da che parte stare.

Paolo Mirabelli

07 marzo 2017

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.