Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

È il racconto della guarigione di un lebbroso. Per lo sfondo teologico del vangelo di Marco, i miracoli hanno lo scopo di far riconoscere che Gesù è il Figlio di Dio, che opera con potenza. Quanto allo sfondo biblico sulla lebbra, ai tempi di Gesù erano ancora in vigore le norme riportate nel libro del Levitico, che per i lebbrosi fissavano l’emarginazione e l’esclusione dalle città. Il lebbroso del vangelo infrange queste norme andando da Gesù, quindi rompendo l’isolamento. E Gesù stesso infrange le norme, quando tocca il lebbroso. Nel suo significato più profondo, la lebbra è immagine del peccato, che emargina l’uomo da Dio e dalla comunità di fede. I verbi usati per il miracolo sono guarire e sanare, che diventano nei vangeli i verbi della  conversione.


Venne a Gesù un lebbroso: il brano del vangelo si apre con questa annotazione. È davvero strano che un lebbroso osi avvici­narsi a qualcuno, visto che aveva l’obbligo di stare ben lontano dalla gente. L’esclusione dalla vita sociale, dalla convivenza con gli altri uomini, rendeva la malat­tia ancor più terribile. L’isolamento rende più soli e fa sentire forte la solitudine. Ma per Gesù niente è così grave da allontanare qualcuno definitivamente da Dio. Nemmeno la lebbra. In quel tempo, i rabbini consideravano i lebbrosi dei morti in vita, e ritenevano la loro guarigione più improbabile della stessa risurrezione. Le parole rivolte dal re d’Israele al lebbroso Naaman, il Siro in cerca di guarigione, danno una idea di come era considerata la lebbra anticamente (2 Re 5,7). Ma da chi altro, se non da Gesù, può andare il lebbroso del vangelo? Chissà con quanta fatica, il lebbroso, finalmente, giunge accanto a Gesù e gli si getta ai piedi. Non usa molte parole, non si mette a spiegare la sua malattia, ma si getta in ginocchio e dice semplicemente a Gesù con fede: “Se vuoi, tu puoi mondarmi”. Gesù lo vuole, e lo guarisce. La lebbra rende impuri, cioè lontani da Dio, impedisce ai lebbrosi di frequentare il tempio, le sinagoghe e di avere contatti umani. Anche il solo contagio rende impuri. Per questo la legge li obbligava a vive­re fuori dai luoghi abitati. L’esclusione e la disperazione di quel lebbroso si tra­sformano in fede, una fede semplice, ma vera. Se vuoi, tu puoi: il lebbroso è certo che Gesù lo può guarire.


Gesù ebbe compassione: atteggia­mento che nel vangelo di Marco viene riferito soltanto a Gesù (6,34; 8,2; 9,22). Poi Gesù stese la mano, lo toccò: stendere la mano è un’azione propria di Dio, che nell’Antico Testamento interviene per liberare il suo popolo dalla schiavitù egiziana. Gesù non teme il contagio, anzi lo vince con la vicinanza, con il proprio rap­porto personale.  Lo voglio, sii purificato: la volontà di Gesù è che gli uomini siano guariti, purificati. Di fronte a Gesù niente è impuro perché egli stesso ristabilisce la comunione con la vita, dunque con Dio. La volontà di Dio è chiarissima: è il bene, la vita, e non l’esclusione; è lottare contro ogni forma di male. Oggi, ancor più di ieri, abbiamo bisogno che Gesù ci liberi dai mali di una vita completamente malata.


Fatte severe ammonizioni: questo richiama nel vangelo di Marco il cosiddetto “segreto messianico”. Gesù in modo strano non vuole che l’uomo divulghi il fatto. Perché? Perché Gesù non vuole essere riconosciuto Messia soltanto attraverso i gesti spettacolari e miracolosi che compie, ma soprattutto nella umiliazione della croce. Mostrati al sacerdote: secondo le norme del Levitico (capitoli 13-14), sono i sacerdoti a stabilire la presenza della lebbra e a dichiarare l’avvenuta guarigione. E chi ha guarito il lebbroso? Questa domanda diventa una testimonianza a favore di Gesù. Forse Gesù vuole anche far capire ai sacerdoti che la legislazione del Levitico ha ormai esaurito la sua funzione ed è tempo di chinarsi, con amore e compassione, su chi soffre ed è emarginato; su chi troppo spesso vive nell’indifferenza di tutti. Il lebbroso, trasgredendo il divieto di Gesù, si mette a proclamare e a divulgare il fatto (greco: logon, parola). Il lebbroso diventa il primo che parla di quella “parola” di Gesù che guarisce e che dà agli uomini la possibilità di tornare ad avere comunione con Dio.


Gesù non poteva più entrare apertamente in città: Gesù, avvicinando e toccando il lebbroso,  assume su di sé la sua impurità e finisce per vivere come lui in luoghi deserti. Eppure, venivano a lui da ogni parte: mostra che questo racconto si conclude ma non segna una fine, bensì un inizio per tutti coloro che vengono a Gesù. Ecco superata la legge, il divieto. Per lui è vietato entrare, e allora da ogni dove vengono a lui. Chi o cosa può impedire a Gesù, che guarisce un uomo dalla lebbra, di salvare e dare nuova vita agli uomini?

Paolo Mirabelli

20 febbraio 2017

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

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