Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

La maggior parte dei cristiani non legge e non conosce l’Antico Testamento. Perché? Che l’Antico Testamento sia poco conosciuto, o addirittura sconosciuto, è purtroppo vero: è un dato di fatto riscontrabile in molte chiese, e non c’è bisogno di citare fonti o sondaggi. Si legge poco e lo si studia sempre meno. Ciò che si legge non sempre è comprensibile e ciò che si capisce non sempre si riesce ad accettare con la ragione e con il cuore. Si preferisce allora non spenderci molto tempo per leggerlo e studiarlo. I motivi sono tanti, alcuni hanno una lunga storia, altri sono più recenti. Marcione è stato il primo, nel II secolo dopo Cristo, a sbarazzarsi dell’Antico Testamento e a formare un canone tutto suo, composto dal vangelo di Luca e da dieci lettere di Paolo. Egli sosteneva che il Dio dell’Antico Testamento era inconciliabile con gli insegnamenti di Gesù: il Dio crudele e vendicativo dell’Antico non poteva essere lo stesso Dio d’amore e di misericordia del Nuovo Testamento. Oggigiorno sono in molti a ragionare come Marcione. Tra le difficoltà e gli ostacoli che i lettori dell’Antico Testamento incontrano, ci sono i racconti di violenza messi in relazione con Dio. Perché Dio si preoccupa, solo per fare qualche esempio, di un albero o della nidiata di un uccello e ordina poi lo sterminio dell’intero popolo degli amalechiti? Come conciliare questo volto di Dio con il Dio al quale Gesù dà volto e parola? Lo scopo di questo articolo non è apologetico, non mira affatto a fare una difesa di Dio: il Signore non ha bisogno né di avvocati né di essere difeso, e non è tenuto a giustificarsi davanti all’uomo. Lo scopo è piuttosto esortativo: con argomenti biblici e linguaggio devozionale si cerca di aiutare e di incoraggiare i lettori della Bibbia a conoscere il Dio che si è rivelato per primo ai patriarchi, a Mosè, a Israele, ai profeti.


Il Dio che conosciamo in Gesù Cristo, suo Figlio, è lo stesso Dio che ha parlato anticamente ai padri per mezzo dei profeti (Ebrei 1,1-2). Ed è proprio questa unità di Dio che mantiene in piedi l’unità dei testamenti e la validità dell’Antico. Non si può inscatolare Dio o costruirsi una immagine di Dio su misura, o a misura d’uomo. Dio lo si può soltanto conoscere e amare accogliendo tutta la rivelazione biblica che egli da di sé. Prescindendo dall’Antico Testamento si ha una visione di Dio incompleta, distorta e impoverita. L’Antico Testamento non descrive un altro Dio, ma parla di Dio in modo diverso, rivela un Dio altro. Senza questo ritratto veterotestamentario di Dio non si capirebbe e non si apprezzerebbe fino in fondo l’amore di Dio manifestato nel Figlio suo, Gesù Cristo. Il Dio dell’Antico Testamento poteva starsene nascosto nel suo splendido isolamento, e invece ha voluto rivelarsi pure attraverso queste storie incriminate, ritenute imbarazzanti per la sensibilità moderna, come se l’uomo d’oggi fosse più umano di Dio. Il Signore ha preso su di sé tutte le domande dell’uomo, per poi darne, nella pienezza dei tempi, le risposte in Gesù Cristo. Senza il quadro che l’Antico Testamento fornisce non si capirebbero le contraddizioni e i paradossi che emergono nell’intera Bibbia: forza nella debolezza, vita nella morte, vittoria nella sconfitta, salvezza tramite un crocifisso. Il Dio che si lascia mettere sotto accusa da Abacuc o da Giobbe introduce al tema dell’incarnazione e della crocifissione. Chi meglio di Giobbe potrebbe addurre delle valide ragioni contro la sofferenza del giusto e dell’innocente? Ma dopo aver sollevato il caso a Dio, Giobbe riconosce la fallacità delle sue argomentazioni e confessa che nessun uomo può offuscare il disegno di Dio. Attraverso le storie e le pagine dell’Antico Testamento, il Signore accumula contro di sé contraddizioni e circostanze avverse proprio a beneficio dell’uomo. Il Dio così severo dell’Antico Testamento, che condanna il peccato e punisce il colpevole, mostra quanto grande sia desiderare di vivere la vita nell’amore e nella grazia di Gesù Cristo. Chi rifiuta di credere nel Figlio di Dio, sceglie di vivere sotto il giudizio e la condanna. Chi rifiuta l’Evangelo, sceglie di vivere sotto la Legge. Chi rifiuta la grazia, sceglie l’ira di Dio, non di un altro Dio, bensì del Dio che in Gesù Cristo accoglie e invita al pentimento prima di giudicare, salva prima di condannare. Nell’Antico Testamento Dio precede le nostre obiezioni e incomprensioni e fornisce un itinerario, a volte tortuoso o in salita, nel quale egli stesso intende accompagnarci verso la vetta della montagna: nel luogo del compimento, Gesù Cristo. Il disagio che si avverte leggendo certe pagine dell’Antico Testamento, quelle che mettono sotto accusa Dio e il suo modo severo di agire, serve in fondo a produrre in noi un anelito, un desiderio, una attesa per Colui che ci rivela Dio come Padre.

Paolo Mirabelli

11 novembre 2016

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.