Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Il termine alleanza esprime nella Bibbia il legame vincolante tra Dio e il suo popolo. L’esperienza della relazione umana con Dio viene inquadrata ed espressa anche con il paradigma della alleanza. Nell’Antico Testamento compaiono due tipi distinti di alleanza: quella fatta con un individuo e quella stipulata con il popolo d’Israele. Solitamente si parla di alleanza patriarcale e di alleanza mosaica. C’è poi l’alleanza con il re Davide. In quella instaurata con Noè o Abramo, ad esempio, è Dio a scegliere questo vincolo senza che vi siano esplicite responsabilità gravanti sull’altro contraente. Nell’alleanza stipulata al Sinai, invece, il popolo di Israele ha degli obblighi pattuali che lo impegnano.


Nell’Antico Testamento il termine alleanza appare per la prima volta in Genesi 6,18, dove Dio promette a Noè di salvarlo dal diluvio insieme alla sua famiglia. Questa benevolenza concessa da Dio a Noè  viene formalizzata nell’alleanza, con la promessa che mai più si verificherà un diluvio che distruggerà il genere umano. Con Abramo Dio stipula una alleanza (Genesi 15,18; 17,4), nella quale promette che i figli di Abramo saranno numerosi come le stelle del cielo e la rena del mare e avranno il possesso della terra promessa, in seguito si preciserà che tale possesso sarà condizionato alla fedeltà al patto. In ciascuno di questi casi è Dio che, nella sua sovranità e grazia, stipula il patto con i patriarchi. Se l’interazione ha luogo tra Dio e un individuo, Noè o Abramo, tuttavia ognuno rappresenta non solo se stesso, ma l’intera famiglia e comunità, che diventa così beneficiaria delle benedizioni divine.


Una alleanza particolare è quella tra Dio e il popolo d’Israele che viene ratificata sul monte Sinai, con Mosè mediatore. “Se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare”(Esodo 19,5). Si tratta di un accordo scritto, diverso dalla promessa verbale fatta a Noè o ad Abramo. La sua struttura formale è quella del patto (in ebraico: berith), in cui si possono individuare i seguenti elementi: autorivelazione e presentazione di Dio (Esodo 20,2); prologo storico (Esodo 20,2); stipulazione dell’alleanza (Esodo 20,3‑17); ratifica (Esodo 24,8‑6); benedizioni e maledizioni (Deuteronomio 28); conseguenze  nel caso si verifichino eventuali violazioni. Quando Israele trasgredisce il patto subisce una punizione corrispondente. Purtroppo, la storia dell’Israele biblico, da Mosè fino alla cattività babilonese, soprattutto al tempo dei re, è in gran parte una storia delle violazioni dell’alleanza. I profeti denunciano e accusano spesso il popolo di avere abbandonato il Dio che li ha liberati dalla schiavitù egiziana e di aver violato l’alleanza stipulata al Sinai. Nonostante le continue cadute nel peccato e l’infedeltà del popolo, Dio si mostra sempre fedele e promette una alleanza eterna, un nuovo patto fondato su migliori promesse, le cui leggi saranno scritte da Dio nei cuori degli uomini e non più su tavole di pietra (Isaia 55; Geremia 31).


Gli autori del Nuovo Testamento vedono nella morte e risurrezione di  Gesù gli eventi che inaugurano questa nuova alleanza (in greco: diatheke). Nell’ultima cena pasquale con i suoi discepoli, Gesù parla in maniera esplicita del calice della nuova alleanza, del sangue del patto sparso per molti (Luca 22,20; Matteo 26,28). Paolo adopera i termini promessa e alleanza quasi come sinonimi. L’alleanza mosaica venne ratificata spruzzando il sangue di animali prima sull’altare e poi sul popolo (Esodo 24,1-8). La nuova alleanza invece è stata conclusa e ratificata dal sangue di Gesù Cristo: è mediante il suo sangue che noi siamo giustificati (Romani 5,9) e introdotti in un nuovo legame con Dio, nostro Padre; è il sangue versato da Gesù che introduce nella nuova alleanza. Questa nuova alleanza è per tutti gli uomini: non più soltanto per gli ebrei, ma per tutti: in essa sono inclusi giudei e gentili (Galati 3‑4).  Questo concetto teologico della nuova ed eterna alleanza viene del tutto chiarito in Ebrei 8, che cita Geremia 31,31‑34. L’autore della lettera agli Ebrei dimostra che l’alleanza mosaica era manchevole e incapace di dare vita per la debolezza e la peccaminosità dell’uomo, perciò necessitava una nuova alleanza. Inoltre, il sangue versato dal sommo sacerdote ogni anno nel santuario per i  suoi peccati e per quelli del popolo non faceva altro che rinnovare il ricordo dei peccati e la coscienza di essere peccatori (Ebrei 9 e 10). Gesù Cristo, invece, con la sua ubbidienza e il suo sacrificio volontario, fatto una volta per sempre, non è entrato in un santuario umano, ma in cielo (Ebrei 9,24), alla destra di Dio, ottenendo così una eterna  e perfetta redenzione per tutti coloro che si accostano a lui, per questo egli è il mediatore della nuova ed eterna alleanza.

Paolo Mirabelli

09 novembre 2016

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

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