Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Dopo aver letto questo brano, è come se il libro dell’Apocalisse ci trasferisse nel “mondo della risurrezione”, di cui tutto si può dire, ma di nulla si può esser certi, salvo la realtà descritta nella Bibbia. Trascorriamo la nostra esistenza in una realtà opaca, piena di contrasti e di contraddizioni. Desideriamo pertanto il tempo in cui il futuro sia diverso, contrario del presente. Un mondo sempre da desiderare oltre che attendere, in cui le ingiustizie e le sofferenze di quaggiù scompariranno per sempre. La morte non esisterà più. Quella descritta in questo brano è una visione consolante.


La visione che il nostro testo ci presenta è di una vita senza fine, dove non un piccolo numero ma una moltitudine immensa, sterminata e plurirazziale entrerà a far parte. La vita dei primi cristiani è stata una “grande tribolazione”, fatta di persecuzioni e sofferenze, conclusasi spesso con la morte. Ma la loro morte non è stata la fine: ha segnato piuttosto l’inizio dell’inizio, il principio di una vita nuova. I cristiani che sono caduti sotto la spada dei persecutori, si sono rialzati, e indossano ora (nella visione del testo) tuniche bianche e nelle loro mani stringono rami di palme: luce e vittoria. Erano degli sconfitti per il mondo, sono dei vincitori per Dio.


Nella descrizione della scena, è come se Gerusalemme e il suo tempio fossero trasferiti nell’aldilà e si ritrovano ora davanti al trono di Dio e all’Agnello. L’Agnello, simbolo di Gesù Cristo morto e risorto, è anche egli “come immolato” ma “in piedi” (5,6), per questo è degno di ricevere onore e gloria, che la grande folla gli tributa in segno di riconoscenza. Il grido della moltitudine è corale: “La salvezza appartiene al nostro Dio e all’Agnello” (7,10). I componenti di questa grande folla, “che hanno imbiancato le vesti nel sangue dell’Agnello” (7,14),  sono così diventati partecipi della vittoria dell’Agnello, che pascola e guida il suo gregge alle fonti dell’acqua della vita (7,17). E la tenda di Dio, il tabernacolo celeste, è diventata la loro dimora e la loro vita sarà alimentata di continuo da una sorgente perenne. La presenza di Dio e dell’Agnello determina l’assenza di tutto ciò che prima ha causato dolore e sofferenza: intemperie, catastrofi, persecuzioni, malattie, fame e sete. L’Agnello li pastura e Dio asciuga ogni lacrima dai loro occhi.


Questo è il luogo dove io e te, fratello mio, vogliamo trascorrere la nostra eternità!

Paolo Mirabelli

17 marzo 2016

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.