Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

La confessione dei discepoli (8,27-30) chiude la prima parte del vangelo di Marco. La dichiarazione di Gesù (8,34-9,1) apre la seconda parte del vangelo: quella riguardante la croce e il cammino che porta verso di essa. In concreto si parla del cammino verso Gerusalemme, dove, sul Golgota, lo attende la croce. Ma il cammino si impone anche a quanti sono al seguito di colui che, pur essendo “il Cristo”, è finito sulla croce.


La parola relativa alla croce, alla morte in croce, riguarda Gesù ma tocca o può toccare pure i suoi discepoli nella sequela. Ricordiamoci che durante le persecuzioni numerosi cristiani furono crocifissi. Il testo riferisce che ad ascoltare questo detto o loghion di Gesù è convocata, non si sa da dove, anche la folla (ochlon), oltre ai discepoli. La sequela, il seguire Gesù (opiso mou akolouthein) è un cammino che non può arrestarsi a metà strada e escludere la croce. Prima di arrivare a ciò bisogna cominciare dalla dimenticanza di se stessi, dalla abnegazione. Occorre la forza e il coraggio di non prendere troppo in considerazione i propri interessi, i propri beni, la stessa vita. Rinnegare significa anche riconoscere i propri limiti. La croce allora che si è esortati a prendere fa dire che il prezzo della sequela può equivalere addirittura alla perdita della vita. Se si assume poi la croce come simbolo di qualsiasi sofferenza subita dal discepolo, essa può designare ogni rinuncia che si impone al cristiano nel suo discepolato per tener fede al suo impegno verso il Signore.


La massima conclusiva del nostro testo (8,35) ribadisce il messaggio di tutto il discorso di Gesù ai suoi. Seguire Gesù Cristo non è un consiglio qualsiasi che può lasciare indifferente l’ascoltatore. Da questo dipende la vita dell’uomo. La vita (psyche) di cui parla Gesù fa pensare alla vita fisica (corporea) e alla vita spirituale (anima), l’una e l’altra insieme, cioè all’intera esistenza che comincia nel tempo e si protrae nell’eternità. Non solo non è indifferente il credere o il non credere, ma da esso dipende la vita nel tempo e nell’eternità.


Il nostro testo evangelico ci ricorda, inoltre, che il  posto del discepolo è sempre dietro al suo Maestro. E non solo: se non si osservano alcune condizioni basilari non si può neanche lontanamente cercare di seguire Gesù, di conoscerlo, di aderire a lui. Si tratta di imparare a dire “no” a se stessi per dire “sì” a un altro. Si tratta di entrare nella logica paradossale del vangelo che implica di percorrere la via della croce, la stessa seguita da Gesù. Si tratta di rinunciare persino alla propria vita per riceverla nuova ed eterna dalle mani di Dio.

Paolo Mirabelli

10 marzo 2016

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.