Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Chiamata e missione nell’Antico Testamento sono spesso strettamente congiunte. Talvolta, però, la chiamata è semplicemente supposta dal testo biblico ed è indicato soltanto il mandato di Dio all’uomo: questo è il caso della missione di Abramo raccontata nel libro della Genesi (capitolo 12). Nel caso di Mosè, invece, la chiamata e il mandato vengono ampiamente e distintamente descritti nell’Esodo, in una cornice teofanica (Esodo 3,2-4,17). Anche per il profeta Isaia la vocazione avviene in un contesto teofanico, durante una visione e una esperienza avvenuta nel tempio di Gerusalemme, dove il profeta vede qualcosa allo stesso tempo affascinate e tremendo (6,1-8). Altre volte ancora non è affatto descritta, ma è soltanto ricordata successivamente dalla persona chiamata (Amos 7,14-15). Per Geremia si parla della sua chiamata “anzitempo”, descritta ampiamente con le parole dello stesso Dio nella scena che riferisce il mandato affidato al profeta (1,4-5).


Spesso nella storia Dio chiama uomini fragili e peccatori e affida loro la sua parola da annunciare. Mosè è figlio adottivo della figlia di faraone, Geremia è figlio del sacerdote Chilchia, ma non mancano i profeti di umile condizione sociale: pastori, contadini. Anche il re Davide, che svolge pure una funzione profetica, è di umili condizioni e origini. Non c’è un’unica dinamica nelle chiamate. I contesti di una chiamata possono essere differenti e, in un certo senso, anche le modalità con cui Dio chiama sono diverse, a volte adatte alla condizione del chiamato. Tuttavia nella dinamica di una vocazione ci sono delle costanti, e nel narrare una chiamata la Scrittura sembra offrirci uno schema. C’è sempre una esperienza di Dio da parte del chiamato che passa attraverso l’incontro con il Signore e la sua parola. Questa esperienza, questo “contatto” con Dio coinvolge totalmente colui che è chiamato, il quale sente la sua radicale lontananza da Colui che è il “totalmente altro”. L’incontro con Dio sconvolge la vita. Di fronte al Dio che chiama e invia, l’uomo si arrende. Geremia si sente sedotto da Dio (20,7-8), come una fanciulla dal suo amante. Soltanto Giona, l’anti-profeta, fugge da Dio e dalla sua missione, cercando di recarsi a Tarsis (1,2), ma il Signore lo raggiunge nella tempesta.


La vocazione-missione non sempre è vissuta in maniera tranquilla. Anzi, spesso è attraversata da una tensione e dialettica:  a volte è accettata, a volte respinta. Abramo lamenta la mancanza di un figlio/erede, Mosè si sente inadeguato. Dai giudici passando per i profeti, leggiamo sempre di qualche motivo che induce a voler rinunciare alla missione. Spesso nei dialoghi con Dio, il chiamato domanda il perché della missione a lui affidata, che lo fa apparire, citando Geremia, “uomo di litigi e di contese” (15,10).  L’uomo di Dio non sempre gode di popolarità, anzi spesso è rifiutato dai suoi ascoltatori, abbandonato da tutti, amici compresi, per una parola altra che annuncia. Uno dei pochi casi in cui il profeta è ascoltato prontamente è quello di Giona che predica a Ninive (capitolo 3).


Non c’è il caso, non soltanto nell’Antico Testamento ma in tutta la Bibbia, di qualcuno che si propone lui a Dio per una missione, e lo fa perché vuole riempire un vuoto nella sua vita, o perché è in cerca di una esperienza mistica, o perché aspira ad un guadagno economico. Questa sarebbe una proposta e iniziativa umana. Nella Bibbia invece è sempre Dio che chiama, a prescindere, e invia a una missione. Dio, quando chiama, cambia radicalmente il cammino e la vita di una persona: ogni vocazione è sempre una conversione. E questo cambiamento è in vista di una missione. Quando Dio chiama, quando la parola di Dio è ascoltata e ubbidita, quando entra nella vita dell’uomo, con essa inizia un dialogo che trasforma la persona chiamata e che si trasforma in missione. Non c’è missione senza una chiamata di Dio, e non c’è chiamata se non per una missione.

Paolo Mirabelli

15 febbraio 2016

Gallery|Bibbiaoggi
Foto & Post della Gallery: 1680
Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.