Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Passando Gesù vede un uomo chiamato Matteo, uno che riscuote le tasse per conto dei romani. (Matteo 9,9-13). Lo chiama alla sequela, e Matteo diventa un apostolo. C’è qualcosa di insolito e di scandaloso per i farisei nella vocazione di Matteo: come può accogliere nella cerchia dei suoi discepoli un pubblicano? È risaputo che i farisei si tenevano separati dal popolo per non contaminarsi, figuriamoci dai “senza legge”. Inoltre, il vocabolo “pubblicano” era per tutti sinonimo di peccatore. E questo per un doppio motivo. Primo, perché maneggiando denaro, molto ne rimaneva attaccato alle loro mani, che non erano sempre pulite, vedi il caso di Zaccheo. Secondo, perché esercitavano quel mestiere per incarico dell’autorità romana, che delegava quella occupazione a persone per lo più ossequienti verso i dominatori. Ecco perché nel linguaggio comune i pubblicani venivano assimilati ai peccatori e alle prostitute. Gesù invece si rivolge a tutti, loro compresi: ai lontani, non solo ai vicini; ai peccatori, non solo ai “giusti”. Ci sono due cose che colpiscono in questa scena. La prima è che Gesù non discrimina nessuno, non fa differenze, né guarda alla condizione sociale. Tutti sono uguali davanti a lui; tutti possono essere suoi discepoli, anche un pubblicano come Matteo. La seconda cosa, poi, che colpisce è la prontezza con cui Matteo lo segue. E per un uomo come lui, forse benestante e abituato alle comodità della vita, seguire Gesù, che non possiede niente, che “non ha neppure dove posare la testa” (Matteo 8,20), non deve essere né semplice né facile. Ancor più significativo è il fatto che Matteo, per esprimere la sua gratitudine a Gesù, prepara un banchetto, invitando i suoi amici pubblicani e peccatori. I farisei, scandalizzati, protestano presso i suoi discepoli per il comportamento del loro Maestro. La risposta di Gesù non si fa attendere e corregge la mentalità rigorista e discriminatoria dei farisei del tempo: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori”. Il Signore è misericordioso verso tutti. A tutti offre accoglienza e perdono.

Paolo Mirabelli

16 gennaio 2016

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.