Malachia, che in ebraico significa “messaggero del Signore”, è il profeta che annuncia la venuta del Signore e del suo messaggero che lo precede. Dapprima viene l’araldo, poi il Signore stesso, “nel giorno della sua venuta” (3,2). Il Nuovo Testamento non ha dubbi nell’identificare il messaggero con Giovanni il battezzatore e il Signore che viene con Gesù Cristo. Il testo distingue il messaggero dal Signore e dall’“Angelo del patto”, che compare solo qui nella Bibbia (“hapax legomenon”). L’oracolo, nella sua proiezione profetica, crea una attesa negli ascoltatori e ravviva la speranza messianica. Ma questo è anche il compito del messaggero, il quale con la predicazione, suscita attesa e alimenta speranza per la venuta del Messia. Chi “cerca e desidera” (3,1) è pronto ad ascoltare l’annuncio dell’araldo e ad accogliere il Signore che viene. La venuta del Signore nel suo giorno, espressione tipica della predicazione profetica nell’Antico Testamento, reca salvezza o giudizio e condanna. L’avvento e l’incontro con il Signore sono preparati dal suo messaggero, il quale spianerà la via. “Preparare la via” è un tema caro ai profeti. Isaia esorta spesso ad avere fiducia nel Signore perché egli aprirà a Israele una strada nel deserto, come nell’esodo, e il popolo ritornerà nella terra promessa dopo l’esilio babilonese. È anche un tema caro ai vangeli sinottici, che presentano Giovanni Battista come colui che, con la sua predicazione e lo stile di vita austero, prepara la via al Messia che viene, Gesù Cristo. Il messaggio di questa immagine è chiaro: si tratta dell’invito alla conversione, al cambiamento di vita, con comportamenti e atteggiamenti ispirati alla Parola di Dio, che orienta tutta la vita del credente. L’immagine del “fuoco” esprime un duplice significato: da una parte è il simbolo della presenza stessa di Dio, come nelle teofanie dell’esodo (Esodo 3 e 19); dall’altra esprime, con la forza intensa del suo calore, l’incapacità dell’uomo di stare davanti a Dio, quasi venisse respinto dal suo splendore a motivo della indegnità umana. “Chi potrà rimanere in piedi quando egli apparirà?” (3,2). Il giudizio attraverso il fuoco è conosciuto da molti altri testi della Bibbia. Le immagini del fuoco che purifica e dell’oro e dell’argento affinati indicano, nel loro simbolismo, il processo di conversione e di purificazione che la Parola di Dio opera nel cuore dell’uomo. Il Nuovo Testamento unisce spesso lo Spirito Santo e il fuoco. Le opere della carne, le concupiscenze, le devianze, le incorrispondenze, le chiusure mentali, in una parola i peccati dell’uomo sono denunciati e messi a nudo dalla Parola di Dio, ed eliminati come scorie dall’opera dello Spirito Santo nella vita del credente. Il brano si conclude con le “offerte giuste” (3,3-4) e il culto gradito al Signore, contrapposto al culto formale ed ipocrita denunciato spesso da Malachia e da molti altri profeti. L’uomo che si converte al Signore e che lascia purificare la sua vita dalla Parola di Dio è in grado di offrire un culto e una preghiera graditi a Dio.
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