In Levitico 25 il Signore parla a Mosè dal monte Sinai (25,2), non dalla tenda di convegno come quando dà le istruzioni per i sacrifici (1,1). Il Sinai è il luogo dove Dio dà a Mosè la legge e il modello per la costruzione del tabernacolo (libro dell’Esodo). Ma la presenza di Dio in mezzo al popolo crea una istanza di santità: come può Israele avere comunione con il Dio santo? Attraverso la rimozione del peccato e una santa relazione. E questo è il libro del Levitico. Tra le istituzioni levitiche troviamo pure le disposizioni sull’anno sabbatico e sul giubileo. Per diversi aspetti si tratta di due istituzioni simili, ma non identiche, e non solo per il tempo. Iniziamo con l’anno sabbatico (25,1-7). Ogni sette anni la terra deve avere il suo tempo di riposo consacrato al Signore (25,2). Dio dispone che la terra venga seminata per sei anni, ma il settimo anno, è un sabato, un riposo completo per la terra, un sabato in onore del Signore (25,2-4). Il motivo dunque dell’anno sabbatico è il riposo della terra. Durante tale periodo la terra non deve essere seminata e le piante non devono essere potate. La terra torna ad essere libera dalle fatiche come nel sabato della creazione. Il riposo sabbatico settimanale viene così esteso alla terra. Durante l’anno a maggese ciò che cresce spontaneamente serve di nutrimento per gli uomini e per gli animali: sono elencate sette categorie che beneficiano dell’abbondanza prodotta dalla terra (25,6-7). Nessuno deve temere la fame per l’osservanza dell’anno sabbatico, poiché Dio provvede abbondanza di beni anche senza il lavoro dell’uomo. Israele impara che la benedizione e la vita stessa non sono la somma delle fatiche e degli sforzi umani, ma un dono di Dio. Come durante il cammino nel deserto, quando Israele non possiede né campi né vigne, quando non possiede nulla, così diventa ora evidente che tutto è un dono di Dio. Passiamo al giubileo (25,8-24). Gli anni sabbatici si ripetono per sette volte ogni sette anni, fino a giungere al cinquantesimo anno, che è quello del giubileo. Dice il Signore a Israele tramite Mosè: “Conterai sette settimane di anni, sette volte sette anni, che fanno un periodo di quarantanove anni, e il cinquantesimo anno proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo, che santificherete. Ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia” (25,8-10). Il giubileo viene annunciato il decimo giorno del settimo mese, durante la festa dell’espiazione, dal suono dello “shofar”, un corno di montone (25,9). Il vocabolo “giubileo” deriva dal termine ebraico “jobel”, che significa proprio: “corno d’ariete”, giacché tale corno è adoperato come tromba, il cui suono indica al popolo l’inizio dell’anno giubilare. Ma quali sono i motivi dell’anno giubilare? Sono motivi teologici e di giustizia sociale. Dopo l’amara esperienza dell’Egitto, si apre per i figli d’Israele un orizzonte di liberazione e di speranza. “Quando sarete entrati nel paese” (25,1), la terra promessa è davanti a loro, e presto ne prenderanno possesso. Dopo le conquiste di Giosuè, la terra viene divisa tra le tribù d’Israele, eccetto i leviti, poiché il Signore è la loro eredità. Ogni famiglia ha la sua parte di terra. Ma Israele non è un popolo come tutti gli altri: il Signore è il suo Dio. Tutto proviene da Dio, e Israele deve pensare alla terra come a un dono di Dio. La terra non appartiene né a chi vende né a chi compra. “La terra è mia”, dichiara Dio (25,23). L’ebreo è come uno che amministra e custodisce una terra di cui non possiede la proprietà, giacché è di Dio. L’ebreo costretto a vendere o ad ipotecare la terra non ne perde per sempre il diritto. Il Levitico elenca i casi in cui si applicano le leggi di riscatto del giubileo: difficoltà economiche, raccolto insufficiente, povertà (25,25-55). Tutto avviene in modo equo, sia per chi vende che per chi compra: il prezzo della terra venduta viene calcolato tenendo conto degli anni che mancano al giubileo. Nessuno deve danneggiare il prossimo, e il povero non va trattato come uno schiavo, ma tutti devono temere Dio, il Signore. Nell’anno del giubileo dunque le terre vendute sono restituite ai proprietari originari, i debiti sono condonati e gli schiavi tornano in libertà. Che cosa ci insegna questa pagina del Levitico a noi oggi? Innanzi tutto, interroga e interpreta il nostro vissuto e ci spinge a fare esperienza di una novità di vita che sappia promuovere una cultura di liberazione, per non soggiacere all’egoismo sfrenato e all’attivismo insaziabile del nostro tempo. E poi ci ricorda che il tempo appartiene al Signore, tutto ciò che ci circonda è di Dio, e noi siamo invitati ad accogliere il dono e a condividerlo con gli altri.