Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

“Quo Vadis” (in italiano: “Dove vai?”): secondo la leggenda, sono le parole dette da Gesù a Pietro sulla via Appia. E proprio sull’Appia c’è una “chiesetta” detta comunemente “La chiesa del Quo Vadis”. Così, con un po’ di immaginazione possiamo dire che al visitatore che cammina sulla via Appia, e non conosce la leggenda, la scritta appare come una domanda rivolta alla chiesa: Dove vai chiesa? La leggenda non mi interessa, né mi appassiona. Mi piace invece passeggiare sull’Appia, tra i resti della Roma Antica, su quelle pietre millenarie, usurate e incavate dal tempo. Ma, soprattutto, mi interessa e mi appassiona parlare della chiesa, parlare di dove va la chiesa. In questo articolo vorrei affrontare il tema degli Statuti delle associazioni religiose. Un argomento sconosciuto fino a pochi anni fa nelle nostre comunità; un tema apparentemente insignificante, invece interessa la natura stessa della chiesa e il rapporto tra la chiesa e la Bibbia. Che una comunità locale si costituisca in associazione religiosa, per regolare i rapporti con lo Stato italiano, non vedo cosa possa esserci di male. Mi pare che la Bibbia ci chieda di essere dei buoni cristiani, e questo significa anche essere buoni cittadini. Come cristiani siamo tenuti, siamo chiamati a rispettare le autorità e le leggi dello Stato in cui viviamo (Romani 13), quando questi però non diventa un sistema totalitario e disumano, paragonabile alla “bestia” (Apocalisse 13), come è accaduto ad esempio con il nazismo. Il Nuovo Testamento ci chiede non di essere spettatori indifferenti nei confronti dello Stato, come se vivessimo in “due sfere”, quella sacra e quella profana, ma di pregare “per quelli che sono in autorità” (1 Timoteo 2,2). Che una comunità, costituita in associazione religiosa, abbia uno Statuto, non vedo cosa ci sia di male. Lo Statuto è “ condicio sine qua non” dell’associazione religiosa, vale a dire, è condizione senza la quale non si possa costituire una associazione religiosa. Ce lo chiede il nostro ordinamento giuridico. Ricordo però che molte nostre comunità non sono o non intendono costituirsi in associazione religiosa, e questo per via della nostra ecclesiologia, ma sono ugualmente “chiese di fatto”. Anzi, diciamola tutta. Una chiesa è chiesa, davanti a Dio, anche se non è costituita in associazione religiosa, mentre non è detto che una associazione religiosa sia una chiesa secondo il Nuovo Testamento. In altre parole, possiamo essere chiesa anche senza associarci e senza avere uno Statuto. Ma veniamo alla “vexsata quaestio”. Qual è allora il punto che fa problema? Eccolo: è presto detto. Quando una comunità si costituisce in associazione religiosa con un proprio Statuto, c’è il rischio, reale e concreto, che nella mente dei cristiani lo Statuto si sostituisca alla Bibbia. Sto parlando di un rischio solo teorico, di un caso di manuale? Niente affatto. Non riporto alcun documento, non è questa la sede per farlo, ma sono a conoscenza di diversi casi che difettano e fanno problemi, poiché si scontrano con l’insegnamento biblico. Leggo di comunità che di fronte ad una questione di disciplina, di conduzione della chiesa e persino di culto, si appellano allo Statuto: “Come dice lo Statuto”; “Secondo lo Statuto”. Si dimentica così che questa è la vita della chiesa e che la vita della chiesa è governata unicamente dallo Spirito Santo e regolata soltanto dalla Parola di Dio, la Bibbia. Lo Stato non può dirci come trattare l’adulterio, il divorzio, l’omosessualità, l’aborto, il peccato. Lo Stato non può dirci qual è la missione della chiesa. Lo Stato non può dirci come gestire la disciplina nella chiesa. Ma temo che ormai ci siano dei fratelli, da quanto mi è dato sapere e dalle cose che leggo, i quali cominciano a credere che in fondo “lo Stato non può dirci che cos’è la chiesa, ma lo Statuto sì”.

Paolo Mirabelli

15 settembre 2015

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.