Con le belle giornate sono aumentati gli sbarchi dei profughi sulle coste della Sicilia. Ogni giorno arrivano a centinaia dall’Africa e da altre regioni del mondo, dove soffrono la fame e le guerre. Vedere i volti di uomini, donne e bambini ammassati sui barconi, o gommoni, stanchi, sfiniti, assetati e affamati, non può lasciare indifferenti. Alcuni si buttano in acqua quando arriva una nave, ma non sanno nuotare e affogano in quello stesso mare dove pensavano di trovare libertà e salvezza. I morti ormai non si contano. Credo che ci siano dei responsabili per quanto sta accadendo. Possibile che non si possa far niente? Possibile che i grandi del mondo non sanno come risolvere questo esodo di popoli affamati e stremati? Forse ci sono troppi interessi economici per sperare che il problema si possa risolvere facilmente. Ci sono i signori della guerra. Ci sono i commercianti di armi. Ci sono le multinazionali che sfruttano la povera gente e usano certe regioni del mondo come discarica per i rifiuti nocivi. È colpa della politica, incapace di dare soluzioni. Ma non è solo colpa della politica. L’esodo di questi giorni richiama l’esodo dei figli d’Israele dall’Egitto. Anzi, l’esodo d’Israele è paradigma di ogni altro esodo che si ripresenta nella storia. Tornare alla Bibbia dunque non solo per leggere una storia passata, non tanto per conoscere un passato che non torna, quanto per illuminare il presente, per cercare soluzioni in ogni situazione nuova che si propone. Poiché Dio opera in queste storie e si rende presente, dove se non nella Bibbia possiamo trovare indicazioni, insegnamenti e soluzione ai problemi di sempre. Nel libro dell’Esodo è raccontata la liberazione dei figli d’Israele dall’Egitto e il cammino verso la terra promessa. Un mese dopo la liberazione, il quindicesimo giorno, il popolo si trova nel deserto di Sin, come riferisce Esodo capitolo 16. Ed è nel deserto di Sin, poco distante da Elim, luogo di palme e di sorgenti d’acqua, che il popolo ha fame. Nonostante le promesse di Dio e la sua cura e presenza notte e giorno, il popolo sente Dio lontano, lo percepisce come assente dalla quotidianità, non ne sente la presenza nella situazione ordinaria. Ed è così che la crisi di pane sfocia in una crisi di fede. È un atteggiamento tipico del popolo di Dio: le crisi dovute a necessità quotidiane o a sofferenze fisiche possono determinare crisi di fede. Il popolo di Dio non vive soltanto di pane, ma non può vivere senza pane. Il popolo di Dio non vive soltanto di acqua, ma non può vivere senza acqua. Ma il popolo di Dio non deve mormorare per la mancanza di pane e di acqua: deve chiedere senza lamentarsi e avere fede in Dio, che provvederà il necessario, giorno dopo giorno. Nel Padre nostro Gesù ci insegna a chiedere il “pane quotidiano”. Il Signore infatti provvede il pane, la manna, e l’acqua al popolo in cammino nel deserto. Per quarant’anni Israele “mangiò a sazietà il pane dei potenti” (Salmo 78,24-25). Con il pane arriva però pure la “disciplina del quotidiano” e l’invito alla responsabilità. Gesù dopo ogni moltiplicazione dei pani chiede di raccogliere i pezzi avanzati, perché nulla se ne perda. Il popolo può raccogliere la manna ogni giorno, eccetto il sabato, che è giorno di riposo. Solo un popolo veramente libero può camminare e riposare. Israele non poteva farlo quando era schiavo in Egitto. La manna va raccolta giorno dopo giorno, evitando così l’accumulo. La manna è il cibo di Dio calato dal cielo e non può essere accumulata da nessuno: non può esserci il molto per alcuni e il poco per altri; il troppo per certuni e il troppo poco o la mancanza per altri, come è scritto in 2 Corinzi 8,15. Le risorse che Dio ha dato all’uomo sono di tutti: l’accumulo di alcuni causa la mancanza ad altri. Il crescente divario tra ricchi e poveri di oggi è dovuto proprio all’accumulo di alcuni, pochi e ricchi. Il Signore chiede a Mosè di custodire un “omer di manna” per ricordare come Dio ha nutrito il popolo nel deserto. La memoria ingiustificata del cibo del faraone viene così sostituita dalla memoria del pane di Dio calato dal cielo.