Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

I discepoli, “smarriti e impauriti, pensavano di vedere uno spirito” (24,36). Altri traducono “fantasma”. Lo spavento ha origine dal fatto che Gesù appare loro all’improvviso. Al versetto 41 poi si dice che i discepoli, dopo aver visto Gesù risorto, “per la gioia non credevano”. Queste due espressioni ci dicono quanto il fatto della risurrezione sia in sé meraviglioso e inatteso persino dai discepoli. Il termine “spirito” traduce il greco “pneuma”. Secondo la concezione greca, dopo la morte lo spirito si separava dal corpo e non si riuniva più ad esso. Il vangelo invece insegna che Gesù morì e che risuscitò dai morti. E la speranza del cristiano assume la sua forma proprio a partire da questa verità centrale. Corpo e spirito costituiscono la persona, e la risurrezione fa del corpo non un fantasma, ma un corpo glorioso e glorificato, come spiega Paolo in 1 Corinzi 15. La crocifissione e la risurrezione vanno sempre mantenute assieme, come pure la domenica di risurrezione va collegata al giorno della morte (“parasceve”), per evitare derive spiritualistiche: se il Cristo che è morto appartiene alla storia passata, la sequela potrebbe assumere forme di spiritualità senza croce o credere solo in un Cristo spiritualizzato. Ecco perché il Nuovo Testamento insiste nel ricordare che il Cristo, Signore della chiesa, ha le ferite dei chiodi nelle mani e nei piedi, e che seguire il Risorto, per i discepoli, significa seguire colui che morì in croce. Il pesce arrostito che Gesù mangia in loro presenza, non solo prova la realtà inconfondibile del corpo di Gesù, fornendo la prova provata che il Cristo risorto è quello stesso Gesù che è morto, ma evidenzia pure la vittoria di Gesù sulla morte, significata dalla rinnovata partecipazione alla mensa con i suoi discepoli, come avveniva prima della morte. L’espressione “davanti a loro”, in greco “enopion auton”, si potrebbe tradurre pure: “a mensa con loro”. È un’espressione che ricorre anche in Luca 13,26: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza (greco “enopion sou”, alla tua mensa)”. Con essa il vangelo di Luca mostra la continuità tra il Gesù prima della croce e il Cristo risorto, tra il Gesù storico e il Gesù glorificato; mostra la continuità tra le parole del Cristo risorto e quelle del Gesù storico; mostra la continuità tra il Gesù storico e il Messia promesso dalle Scritture (24,44). Dunque, alla comunità in ascolto, il vangelo dice: il Messia annunciato dalle Scritture, il Gesù storico e il Cristo risorto, che appare ai discepoli, sono la stessa persona, che la chiesa riconosce e confessa come Signore.

Paolo Mirabelli

16 aprile 2015

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.