Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

“Noi ne parliamo con parole insegnate non dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adottando parole spirituali a cose spirituali” (1 Corinzi 2,13). Il linguaggio è una delle coordinate importanti del “cristianesimo biblico”. Vuoi conoscere un vero cristiano? Ascoltalo attentamente come parla. Il suo linguaggio rivela la sua professione di fede e mostra il tipo di chiesa alla quale egli appartiene. Ogni osservatore attento e conoscitore della Scrittura potrà verificare la validità di queste affermazioni. Certo non bastano le parole per identificare i cristiani: ci vuole pure un comportamento coerente con il Vangelo, con l’insegnamento di Gesù. Ecco perché Gesù parla dei cristiani come “sale della terra” e “luce del mondo” (Matteo 5,13-16). Paolo li definisce “il buon profumo di Cristo” (2 Corinzi 2,15), la “lettera di Cristo” (2 Corinzi 3,3). La persona comune identifica i cristiani da ciò che essi dicono di se stessi. Una buona terminologia appropriata, che usa le parole e le categorie della Scrittura (1 Corinzi 2,13), aiuta molto a chiarire il vero concetto di cristianesimo biblico e serve a mostrare cosa sia la chiesa del Nuovo Testamento. Nei vangeli coloro che seguono Gesù sono chiamati “discepoli”. In Atti, dopo la nascita della chiesa, per la prima volta ad Antiochia i discepoli sono chiamati “cristiani” (Atti 11,26). Altri termini sono usati per il popolo di Dio nel Nuovo Testamento, come ad esempio: “santi” (Romani 1,7), “fratelli” (Colossesi 1,2), “sacerdoti” (1 Pietro 2,5-9), “eredi” (Romani 8,17). Però più che nomi, questi termini indicano un aspetto dell’essere in Cristo. Essere cristiani, infatti, significa essere in Cristo e di Cristo. Il vocabolo “cristiano” diventa comune nel cristianesimo primitivo, come si capisce dalle parole di Paolo e di Pietro nei due testi che seguono. Il re Agrippa dice a Paolo: “Per poco vorresti persuadermi a diventare cristiano” (Atti 26 :28). E Pietro scrive: “Ma se uno soffre come cristiano, non se ne vergogni, anzi glorifichi Dio, portando questo nome” (1 Pietro 4,16). La chiesa nel Nuovo Testamento viene indicata in termini descrittivi, piuttosto che con nomi propri: “famiglia di Dio” (Efesini 2,19), “famiglia dei credenti” (Galati 6,10), “casa di Dio” ( 1Timoteo 3,15), “corpo di Cristo” ( 1 Corinzi 12,27). Però il termine più usato e comune è “chiesa”. La parola significa propriamente: “i chiamati fuori”. I cristiani sono chiamati fuori dalle tenebre alla luce del Figlio di Dio (1 Pietro 2,9-10). La chiesa è di Dio o di Cristo. Il genitivo indica appartenenza. Ecco perché nel Nuovo Testamento si parla di “chiesa di Dio” (1 Corinzi 11,22), “chiese di Cristo” (Romani 16,16). Usare categorie e nomi umani per la chiesa e per i cristiani comporta diversi problemi. Innanzitutto non sono nomi biblici. Poi non sono inclusivi di tutti i salvati. Infine, non danno gloria a Dio. Chi desidera lasciarsi guidare dalla Bibbia non può identificarsi con espressioni e nomi che non siano biblici, non può nemmeno usare gli “ismi”. Paolo non esita a condannare coloro che nella chiesa di Corinto si richiamano a Cefa, ad Apollo e allo stesso Paolo (1 Corinzi 1,10-13). Addirittura a Corinto sembra esserci persino il “partito di Cristo”, il partito al rialzo: coloro che si appellano a Cristo non per unire, ma per dividere; non in modo inclusivo, bensì esclusivo. Come si vede, il linguaggio dei cristiani non è affatto indifferente: dice la loro identità o la tradisce.

Paolo Mirabelli

05 marzo 2015

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.