Compagno del “teologo anonimo” è il “predicatore anonimo”. Entrambi si conoscono bene e si frequentano spesso, perché hanno studiato nella stessa scuola. Il predicatore anonimo è colui che, quando predica, debutta dicendo: “Io non sono un predicatore e non voglio annoiarvi con i soliti sermoni dei predicatori. Io voglio raccontarvi la mia vita. Oggi non sarò io a parlare, ma predicherà Dio. Oggi ascolterete soltanto la Parola di Dio”. Come se il predicatore, quello vero, colui al quale il Signore ha chiesto di “predicare la Parola (2 Timoteo 4,2), perdesse il suo tempo intrattenendo le persone con chiacchiere o con “ favole e genealogie senza fine”. Dopo avere ascoltato l’esordio del predicatore anonimo, ci aspettiamo che egli predichi con potenza le potenti opere di Dio e annunci con sapienza la salvezza di Dio. Pensiamo di avere di fronte a noi un novello Apollo, potente ed eloquente nelle Scritture, che sa come mostrare che Gesù è il Cristo (Atti 18,24-28), che sa rappresentare davanti ai nostri occhi Gesù Cristo crocifisso (Galati 3,1). E invece, non è così. No, il predicatore anonimo non predica Cristo, ma se stesso: inizia a parlare di se stesso per circa quaranta minuti, dicendo tutto ciò che gli passa per la testa, raccontando le sue cose private come se fossero oracoli di Dio. Non ho niente contro le testimonianze. Anzi. Raccontare la propria conversione ed esperienza di fede ad altre persone è molto bello e utile, perché mostra la concretezza del Vangelo. Anche se la potenza e l’efficacia del Vangelo travalica di molto le capacità e l’orizzonte di chi predica. Un messaggio astratto, che non raggiunge nessuno, non serve a niente, è sterile e vuoto. Un messaggio dottrinario o solo nozionistico, che non dice come Gesù ha cambiato la nostra vita, non interessa a nessuno, perché le persone vogliono che Gesù tocchi la loro vita. Dunque, ben vengano le testimonianze, l’esperienza di fede vissuta, il racconto di fatti personali o di storie . Non è questo il punto. L’errore del predicatore anonimo consiste nel voler far credere agli altri che le cose che lui dice sono per la salvezza del mondo. È così che si fa un danno enorme agli ascoltatori, poiché non è questa o quella esperienza che salva le persone, bensì è l’opera del Cristo. È così che si ingannano le persone e le si priva della parola della predicazione e del Cristo crocifisso. Il predicatore non deve intrattenere i presenti o aiutarli a farli sorridere, come in uno show televisivo. Il predicatore deve predicare la persona e l’opera del Cristo, deve annunciare il “disegno benevolo di Dio”. E quando sta davanti ai fratelli, è lui che predica, non Dio, certo egli è mosso e assistito dallo Spirito Santo; le cose che dice sono parole sue, che annunciano e commentano la Parola di Dio. Ammettere umilmente questa differenza e distanza fa sì che l’eventuale errore, o mancanza, nella predicazione sia nostro, e a Dio vada la gloria e la lode per l’efficacia della Parola predicata.