Il titolo di questo articolo potrebbe far pensare alla famosa tesi di Karl Rahner sui “cristiani anonimi”, ma non c’entra nulla. Non è di questo che qui si parla. Si tratta di tutt’altra cosa. Non è questa la “vexsata quaestio”. Lo si capirà subito. Entriamo allora in tema. Il teologo anonimo è colui che fa teologia ma non lo ammette o non se ne rende conto. Solitamente esordisce dicendo: “Io non faccio teologia. A me non interessa la teologia. I teologi non mi sono simpatici”. Poi seguono una serie di asserzioni contro i teologi e la teologia, come se fossero il braccio armato di Satana, le truppe del male. È bene ricordare che il male, la corruzione, l’errore, il peccato possono annidarsi nel più noto dei teologi come nel più sperduto dei contadini. Il teologo anonimo è colui che dice di rifiutare ogni teologia umana, e fin qui potrei anche essere d’accordo, poi però comincia a raccontare e a scrivere delle cose che sono asserzioni teologiche, veri e propri trattati di teologia. La cosa ancora più grave è che presenta il suo “stato dell’arte” come un innocente e innocuo discorso su Dio e sulle cose di Dio, spacciando la propria produzione come delle “verità di Dio appena sfornate”, quando in realtà si tratta di “dottrine d’uomini”. Argomentare su Dio e sulle cose di Dio con un linguaggio umano, non necessariamente filosofico, proprio questo è fare teologia. Anzi, chi fa così si trova ad uno stadio avanzato della teologia: se si fa il paragone con i tre livelli accademici, egli è passato dal “fare propria la teologia” a “fare la propria teologia”. Le cose che dice e scrive non sono altro che la propria riflessione teologica e il contenuto delle sue idee sono asserzioni teologiche. La parola teologia non è una bestemmia. Teologia deriva dal vocabolo “theologia”, che unisce due parole greche: “theos”, Dio, e “logos”, parola, discorso. Quasi tutte le nostre parole derivano dal latino o dal greco, non per questo non ne facciamo uso. E allora il suo “peccato originale” non può essere la derivazione da una lingua antica. Ma che cosa ha la teologia che no va? Perché urta la suscettibilità di alcuni e disturba altri? Purtroppo, bisogna ammetterlo, una certa teologia ha delle gravi responsabilità. L’elenco sarebbe lungo e forse noioso se provassimo a esporre gli errori teologici del XX secolo, vale a dire della teologia a noi più vicina. Ma non tutto ciò che la teologia ha prodotto e detto è sbagliato. Ci sono, oggi come in passato, teologi che producono degli ottimi lavori teologici. Per me una teologia per essere buona, valida, accettabile, deve essere “teologia biblica”, vale a dire ragionare partendo dalla Rivelazione e rimanendo nei confini della Scrittura. Solo la Scrittura, in quanto Parola di Dio, è perfetta e infallibile. La teologia, invece, altro non è che la riflessione umana sulle cose di Dio. In quanto prodotto umano, la teologia può essere messa in discussione, criticata o rifiutata. Quando leggo un libro cerco subito di capire chi è l’autore e quale teologia sostiene, a quale filone teologico appartiene, e ne esamino il contenuto alla luce della Scrittura, che è il mio riferimento ultimo. Comunque preferisco sempre leggere un articolo di un teologo che conosco, che uno scritto di un “teologo anonimo”.