Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

In una delle sue beatitudini Gesù dice alle folle che lo ascoltano: “Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio” (Matteo 5,8). Nel Salmo 24 sta scritto che i puri di cuore (e di mani) sono coloro che saliranno al monte del Signore, nel luogo suo santo (24,3-6). Il libro dei Salmi è attraversato da un desiderio che c’è nell’uomo credente: cercare il volto del Signore. Davide esclama: “Il tuo volto, io cerco, o Signore” (Salmo 27,8). Nei Salmi Davide cerca di continuo il volto del Signore, suo Dio; nella beatitudine Gesù dice di vedere Dio. Le due espressioni o le due immagini sono simili, ma non identiche. La purezza di cuore è orientata verso la visione di Dio e la visione di Dio presuppone la purezza di cuore e di mani (purezza nel fare); tuttavia non c’è nell’Antico Testamento un esempio in cui si dice che qualcuno dal cuore puro abbia visto Dio, anzi la Bibbia dice il contrario: l’uomo non può vedere Dio e vivere. Così dice Dio stesso a Mosè (Esodo 33,20). E il prologo del vangelo di Giovanni dice che nessun uomo ha mai visto Dio (1,18). E allora quando la Bibbia afferma che Israele vedeva la gloria (shekinà) di Dio nel tabernacolo o nel tempio non significa che vedeva il volto o la faccia di Dio, ma il segno (manifestazione) della sua presenza. Il Signore è invisibile e il suo nome è impronunciabile. Quando Deuteronomio 34,10 dice che Dio trattò faccia a faccia con Mosè non vuole dire che Mosè lo vide, ma che “il Signore parlava con Mosè come un uomo parla con il suo amico” (Esodo 33,11). Il Dio dell’Antico Testamento lo si può ascoltare ma non vedere. Gesù invece nella beatitudine dice che c’è una relazione tra l’essere puro di cuore e il vedere Dio. Proviamo a capire questo nesso tra la purezza del cuore e il vedere Dio.


Tutta la Bibbia parla spesso del cuore. Il cuore è la sede dei sentimenti, del pensiero, della volontà, dell’agire; è l’io o la soggettività. È il cuore che pensa, ricorda, ama, odia. Gesù dice che è dal cuore dell’uomo che nascono i cattivi pensieri, gli omicidi, i furti, le false testimonianze, le diffamazioni, le fornicazioni, gli adultèri (Matteo 15,19). Gesù ci insegna che si pecca con il cuore prima ancora di commettere un determinato atto: chi con il cuore desidera una donna che non è la sua, commette peccato (Matteo 5,27-28). Già l’Antico Testamento parla di una purezza del cuore. Sono numerosi i testi che chiedono una purezza di cuore a quanti si accostano a Dio. Senz’altro uno dei più famosi è il brano di Isaia, citato da Gesù nei vangeli, in cui il Signore rimprovera il popolo che lo adora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da Dio (Isaia 58,2-4; Matteo 15,7-9). La purezza di cuore è fondamentale per chi si accosta a Dio, a colui che conosce e legge i cuori degli uomini. Secondo la Bibbia, il cuore può essere un cuore duro e malvagio, un cuore di pietra. Non è saggio e buono, dice il profeta, seguire il proprio cuore, “andare dove ti porta il cuore” (slogan di moda oggi), poiché il cuore dell’uomo è ingannevole e maligno (Geremia 17,5-10). La conversione dell’uomo inizia dal suo cuore. Poiché da solo l’uomo (che è nel peccato) è incapace di purificare il suo cuore, è Dio stesso che prende l’iniziativa di creare nell’uomo un cuore nuovo e puro, un cuore buono che sa ascoltare, accogliere e ritenere la parola di Dio. La predicazione profetica parla spesso del fatto che Dio dona un cuore nuovo ai suoi, parla dello Spirito di Dio che verrà sparso nei cuori degli uomini. Davide, nel Salmo 51 (che è un capolavoro di spiritualità), dopo il peccato di adulterio commesso con Betsabea e dopo il pentimento prodotto dalla predicazione di Natan, chiede a Dio: “Crea in me, o Dio, un cuore puro” (51,10). La conversione è come una nuova creazione.


Il Nuovo Testamento parla del vedere Dio, in diversi modi e con diverse immagini. Giovanni, nella sua prima epistola, dice che “quando sarà manifestato, lo vedremo come egli è” (3,2). L’Apocalisse, dopo averci mostrato l’immagine del trono di Dio e dell’Agnello, ci dice che “i suoi servi vedranno la sua faccia” (22,3-4). Giovanni, che nel prologo del suo vangelo ha affermato che nessuno ha mai visto Dio (1,18), è l’autore del Nuovo Testamento che più parla del vedere Dio. Gesù nel vangelo di Matteo, parlando della cura o attenzione che bisogna avere verso i piccoli (cioè coloro che credono in lui), dice di non scandalizzarli e di non disprezzarli, perché gli angeli loro nei cieli vedono del continuo la faccia del Padre (18,6-10). La beatitudine di Gesù, con la quale concludiamo, parla dei puri di cuore che vedranno Dio. Certamente alla fine tutti vedremo Dio, ma la beatitudine di Gesù, se letta in chiave cristologica, dice qualcosa di più. A Filippo che gli chiedeva di mostrargli il Padre, Gesù rispose: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Giovanni 14,9-10).

Paolo Mirabelli

23 aprile 2024

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

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