Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Tra i fogli e gli appunti di Fausto Salvoni (1907-1982) abbiamo ritrovato un suo vecchio studio del 1935, scritto quando ancora era sacerdote cattolico e quando scriveva per La Scuola Cattolica e l'Enciclopedia Cattolica. Lo studio tratta della storiografia ebraica, il titolo è: “La storiografia degli antichi israeliti”. Un testo inedito nelle nostre chiese. Un testo che va ad arricchire la bibliografia dei manuali di storiografia del mondo antico. Esistono diversi manuali in italiano sulla storiografia greca e sulla storiografia romana, ma pochi sulla storiografia ebraica. Per questo motivo sul sito (nella rubrica Appunti e Letture) stiamo pubblicando le varie parti del manoscritto di Salvoni sulla storiografia israelitica, trascritte e corrette, senza però le note a piè di pagina, per rendere il testo più accessibile e leggibile a tutti. Con la preghiera che questo testo possa essere utile alle comunità e che ogni nostro sforzo possa dare a Dio la gloria.


In questa seconda parte, intitolata “La realizzazione pratica”, Salvoni riporta il nuovo modo scettico e critico di leggere la Bibbia in quegli anni da parte di tanti studiosi, prevalentemente tedeschi: era il tempo in cui cominciava ad affermarsi anche in Italia la critica storica (e il metodo storico-critico) nei confronti della Bibbia e il testo sacro (la Parola di Dio) veniva letto alla luce dei miti del Vicino Oriente antico e alla pari di qualunque racconto epico (come l’epica greca e gli scritti di Omero e di Esiodo), pieno di leggende, di miti, di saghe popolari, di racconti eziologici, di “racconti religiosi” (parabolici e moraleggianti). Lo scetticismo nei confronti del soprannaturale (si negava tutto ciò che nella Bibbia non si sapeva spiegare o che aveva del miracoloso) prevaleva sul dato biblico e storico. La Bibbia veniva così a perdere ogni riferimento storico, cessava di essere il libro ispirato da Dio e diventava il prodotto della cultura di un popolo (Israele).


Storiografia II: La realizzazione pratica


Elemento reale ed elemento religioso permeante come olio il primo: ecco il concetto storiografico degli ebrei. Quale dei due ne è l'elemento primario indefettibile? È lo spirito che domina la materia, anzi che la crea, oppure sono gli avvenimenti stessi reali che tale spirito sostengono e sempre ravvivano di nuova luce? A questa legittima richiesta del nostro intelletto e della nostra stessa pietà, numerosi critici non si peritano di affermare che l'ideale religioso e la fede dominano talmente il materiale storico da trasformarne essenzialmente il suo contenuto reale.


La vita di un popolo, afferma lo Schmidt, si evolve come la vita di un uomo. Un bambino non si ricorda né punto si cura del passato; ancor sul suo occhio triste brillano le lacrime, che già il sorriso gaio ed allegro spunta sul labbro alla vista di un nuovo balocco. Ride il piccolo, pronto poco dopo a riprendere il pianto. Lo spirito del fanciullo opera in un mondo a sé, lungi dalla realtà della vita in cui vivono i grandi; egli va cercando solo dei giochi che continuamente sa creare con una facilità al tutto sorprendente. Ma quando l'età maggiormente gli ha aperto gli occhi dell'intelligenza, egli vede intorno a sé un mondo prima neppur sospettato con leggi alle quali lui pure deve assoggettarsi: Che è mai ciò?, si chiede con insistente curiosità, Was ist das? Was ist dies? Una melanconia lo colpisce se non gli viene una risposta sia pur ingenua come ancor ingenua è la mente sua. I giochi di un giorno più non lo dilettano, troppo sono inferiori ai desideri nuovi! Solo a sprazzi la fantasia serena e vivace verrà a rallegrarne la vita, finché anch'essa scomparirà dinanzi al freddo ragionamento calcolatore, principe ormai d'ogni attività sua.


Punto dissimile la vita di un popolo! Vi è un primo periodo bello e innocente, arricchito di poesia e di giocondità in cui esso crea e ricostruisce con fantasia sbrigliata i miti e le leggende del suo passato. Così il Cessi lo descrive presso gli Elleni: «La montagna brulla ha profilo impressionante ed una fonte sgorga incessante dai suoi fianchi è l'umanità impietrata con Niobe per la sua empietà contro gli dèi e condannata al pianto eterno. Il lauro frondeggia sussurrando mestamente e l'Elleno raccoglie la preghiera flebile di Dafne che sfugge la prepotenza del dio...; il roco strido dell'alcione riempie la spiaggia deserta e funesta a ricordare le sventure dello sposo adorato che si affida all'elemento infido. Tutto è monito per l'uomo, dovunque è il segno della potenza divina che lo opprime e lo segue». Anche per gli Ebrei, conforme ai pochi resti conservatici nella Bibbia, il sole, come sposo uscente dal suo talamo, si slancia qual gigante a percorrere la via (Salmo 18 (19), 6-7); l'eclissi è Leviathan, il mostro abitatore del mare (Salmo 103 (104), 26) slanciantesi con le sue fauci ad inghiottire sole e luna (Giobbe 3, 6-10).


Il clima culturale ebraico, d’una pietà energicamente monoteistica, fece però ben presto appassire la fioritura mitica popolare; al gioioso paradiso perduto successe la speculazione delle origini cosmiche ed umane con la relativa elezione divina di Israele a preferenza di altri: così la seconda fase più matura veniva da lui con facilità raggiunta.


La fantasia popolare non poté però essere incatenata del tutto e continuò a contemplare non più le numerose divinità di un tempo, ma bensì l’attività del proprio unico Dio nazionale operante dal monte sacro con intervento d'angeli pronti ad ogni suo cenno (Ebrei 1,14 e passim nel V. T.). Città e luoghi di culto sono scelti perché ivi Jahveh è apparso o si è potentemente manifestato; anche nel vento sussurrante tra le foglie dei querceti si rende presente il Dio inafferrabile ma pur benefico al punto di inviare gli stessi corvi del cielo a nutrire i suoi profeti (1 Re 17, 6 e 19, 12).


Chi non intravvede il rivestimento poeticamente fantastico nelle saghe pre-mosaiche, in cui vicende di gruppi etnici, simboleggiate da persone individuali intimamente congiunte con la divinità e tra loro or legate da matrimonio or contrastantesi per odio, sono tradite o da nomi evidentemente totemici propri di tribù, come per esempio Rahel (= pecora), Le' ah (= vacca selvatica?), o da epiteti evidentemente collettivi? Chi non riconosce negli appellativi di “piccolo leone”, di “asino ossuto” o di “lupo rapace, che al mattino si divora la preda e alla sera se ne divide le spoglie” (Genesi 49, 9. 14. 27) la pittura non di un presunto capo etnico come Giuda, Issachar o Beniamino parto unicamente di fantasia, ma della relativa tribù nascosta nella penombra di queste scene bibliche?


Solo in un periodo relativamente recente possiamo poggiare i nostri piedi non sopra la mobile fantasia popolare sempre viva ed operante ma su roccia granitica veramente storica, in cui l'intervento diretto e straordinario di Dio ridotto ai minimi termini fa rientrare la storia israelitica nel ritmo abituale delle vicende umane: siamo ormai giunti al terzo stadio della vita di Israele rappresentato dal regno davidico e salomonico con i loro molteplici successori, e sino al doloroso esilio ed alla seguente restaurazione nazionale, dipinto in fonti di indiscusso valore utilizzate dal libro dei Re e dal cronista.


Tale il risultato raggiunto nell'interpretazione biblica da Schmidt, Stade, Meinhold, Palache. Nel discorso inaugurativo del suo ruolo professorale all'Università d'Amsterdam, il Palache considera in genere le narrazioni bibliche come rivestimento parabolico di idee religiose morali conformemente ad un sistema molto diffuso in storie arabico-siriache, in relazioni talmudiche ed aggadiche, come pure in racconti parzialmente leggendari di Giuseppe Flavio. Peccato che il chiarissimo professore si dimentichi di rimarcare, a scapito di una completa valutazione storiografica, le divergenze non meno importanti esistenti tra le finzioni paraboliche sopra riferite e le narrazioni storiche della Bibbia. Anche se altri autori non così radicalmente respingono il testo sacro, tuttavia pur essi nell'indiscutibile nocciolo storico introducono buona dose di leggende, necessariamente nebulose, che operarono nei suddetti racconti biblici una contaminazione di vero e falso. Così l'opinione del Sellin, Kittel, Della Vida, e recentemente del cattolico Schmidtke, nel volume a tutti noto per la recente condanna avuta dal S. Ufficio e per il severo monito provocato dalla Commissione Biblica.


Sono passati per fortuna i tempi in cui critici d'ogni sponda si volgevano al cielo ed alle stelle per dedurne presunti miti astrali esplicativi di molteplici passi biblici: la luce degli ultimi studi scientifici ha fatto appassire tutta questa fioritura letteraria un giorno sì abbondante e sì ricercata. Tuttavia questa luce non ha ancora rischiarato completamente l'orizzonte di questi tempi si lontani; qual meraviglia allora che la molta incertezza tuttora regnante abbia fuorviato menti anche elette cui una istintiva ripugnanza spinge a rifiutare il fatto biblico si frequentemente straordinario?


A lumeggiare maggiormente l'orizzonte storiografico della Bibbia cercherò mostrare in due punti: A) che anche per gli israeliti la storia era considerata come la “scienza della verità”; B) che però presso loro, come in genere presso i semiti, era anche pensata sotto un aspetto artistico da noi comunemente non posto nel dovuto risalto.

Fausto Salvoni

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.