Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Passato il sabato, la domenica mattina, le donne si recano al sepolcro per imbalsamare il corpo di Gesù. È mattina presto, il sole sta per nascere. All’apertura del sepolcro è posta una grossa pietra. Le donne non sanno ancora come fare per togliere la pietra. Arrivate al sepolcro accadono dei fatti sconvolgenti. Un gran terremoto causato da un angelo del Signore sceso dal cielo, il quale rotola la pietra e vi si siede sopra, come se volesse dire con quel gesto che a Dio niente è impossibile e che la morte è stata vinta, la tomba è stata aperta, i legami della morte spezzati perché la morte non può trattenere colui che è la risurrezione e la vita. Le guardie, che devono custodirete la tomba di Gesù, sono spaventate e rimangono come morte (il morto è vivo e i vivi sono come morti). L’angelo del Signore invita le donne a non temere, perché il Gesù crocifisso che esse cercano è risorto. Le invita poi a vedere il sepolcro vuoto e le manda ad annunciare la risurrezione: “Andate presto a dire: egli è risuscitato dai morti!” (Matteo 28,7).

È questo annuncio (sul risorto) che segna il culmine della narrazione. Esso è l’essenza del kerygma e l’oggetto della nostra fede. L’annuncio di questo evento grandioso non si può spiegare in maniera diversa dalle narrazioni evangeliche e dal Nuovo Testamento. L’annunciatore, alle obiezioni fatte da tanti alla risurrezione, non può opporre argomenti di natura scientifica (chimica, biologica) su come si possono ricomporre le molecole di un corpo morto per farlo tornare in vita. Egli annuncia un atto potente di Dio operato nella storia, e gli atti di Dio si possono solo comprendere e accogliere nella fede. L’annunciatore non deve spiegare la risurrezione di Gesù con categorie filosofiche, il più delle volte estranee all’insegnamento biblico e incomprensibili alla maggior parte delle persone; non deve nemmeno affannarsi a cercare un linguaggio culturale che sia accettabile all’uomo di oggi. Non c’è discorso migliore sulla risurrezione dei morti di quello evangelico. Nella esposizione basta lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, far parlare i testi biblici il più possibile e raccontare i fatti essenziali. I discepoli vedono il Signore, lo toccano. A prima vista non lo riconoscono. È lui ma è anche diverso. Appare e scompare, entra a porte chiuse. Non è un puro spirito. Mangia con loro. Si fa vedere da loro, si mostra, chiede di essere palpato. Anche se trasformato, è lo stesso e identico Gesù con cui i discepoli sono vissuti prima della crocifissione. È il Risorto che attraverso le Scritture spiega ai suoi discepoli il significato dei fatti accaduti. Come spiega l’apostolo Paolo, la risurrezione di Gesù è il fondamento della fede e ha valore salvifico per tutti. “Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture”; “se Cristo non è risorto, voi siete ancora nei vostri peccati” (1 Corinzi 15,3.17). Secondo il Nuovo Testamento, la risurrezione di Gesù è la dimostrazione (segno) che la morte di Cristo per i nostri peccati è stata riconosciuta valida da Dio. Paolo identifica Gesù Cristo e la sua opera come l’hilasterion, cioè il propiziatorio per i peccati (Romani 3,25-26). Il contenuto e il significato di queste parole va desunto alla luce dell’Antico Testamento, e non dal mondo ellenistico di cui alcuni si servono come possibile chiave di lettura.

Nell’annuncio della risurrezione di Gesù dai morti non possono e non devono trovare spazio tutte quelle letture che praticano la smitizzazione (demitizzazione) dei racconti evangelici. Nel racconto sulla risurrezione non c’è nessun involucro umano che è impastato con la Parola di Dio. Qui non si tratta di raccontare una storia umana con un linguaggio e una mentalità legata ad un popolo antico, con delle coordinate culturali e storiche e una mentalità pre-scientifica. Qui si tratta di raccontare un evento (la risurrezione) accaduto nella storia di cui mancano persino le parole per esprimerlo. Come dice il profeta Isaia in merito alla venuta del Servo del Signore: “Egli desterà l’ammirazione delle nazioni, perché vedranno quello che non era loro mai stato narrato, apprenderanno quello che non avevano udito” (52,15). E il profeta prosegue spostando l’attenzione sul piano della fede: “Chi ha creduto a quello che abbiamo annunciato?” (53,1). La risurrezione di Gesù Cristo non ha bisogno di essere liberata dal linguaggio umano che la tiene prigioniera, ma ha bisogno di essere creduta così come è raccontata nei vangeli.

“Andate a dire: egli è risuscitato!” Era questo il messaggio che i primi discepoli proclamarono nel mondo di allora, imbevuto di scetticismo, di dottrine filosofiche e di idee pagane, da Gerusalemme ad Atene e a Roma, ed è questo l’annuncio che deve rimbalzare nel mondo intero anche oggi.

Paolo Mirabelli

07 aprile 2024

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.