Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Con il racconto della passione di Gesù, i vangeli entrano di più in quello che è il calcolo del tempo: indicano i giorni e le ore. Marco ci dice che il convito ebbe luogo in Betania, nella casa di Simone il lebbroso (da non confondere con Simone il fariseo), due giorni prima della Pasqua: “Ora due giorni dopo era la Pasqua e gli Azzimi” (14,1). Il convito avvenne prima della sua ora e accanto alla città di Gerusalemme. Betania significa “casa del povero”. Il profumo della donna richiama il tempio di Gerusalemme, poiché la casa di Simone e il tempio sono pieni di profumo. Il racconto di Marco ci fa vedere un movimento e uno spostamento che va dal tempio al corpo di Gesù, che la donna unge con l’olio profumato: tempio, Betania, casa, corpo di Gesù. Il racconto di Marco, se allarghiamo lo sguardo sulla cornice narrativa, ci dà altre indicazioni importanti su cui riflettere. Ci dice che i capi cercavano il modo di pigliare Gesù (14,1), vogliono fare arrestare e uccidere Gesù però non durante la festa perché temono il popolo; anche Giuda cercava il modo opportuno per consegnarlo (14,11). Le intenzioni dei capi e quelle di Giuda convergono. I capi e Giuda cercano con inganno o astuzia il modo di fare arrestare Gesù. Giuda va dai capi sacerdoti e promette di dare Gesù nelle loro mani. I capi promettono di dare a Giuda dei soldi per il tradimento di Gesù. C’è un contrasto tra il dono e i soldi. La loro astuzia trova un volto in Giuda Iscariota, uno dei dodici. C’è gioia nei capi sacerdoti (14,11) non per la festa di Pasqua, ma per aver trovato il modo di fare arrestare Gesù. La Pasqua diventa un ostacolo per arrestare Gesù: questo fatto trasgredisce il senso della Pasqua. La volontà di tutti i capi giudei (scribi, farisei, sacerdoti, erodiani) di arrestare Gesù è presente sin dall’inizio del vangelo di Marco (3,2.6).

Mentre Gesù è a casa di Simone il lebbroso, una donna porta un vaso pieno di profumo, prezioso e costoso (valeva più di trecento danari, che era l’equivalente di trecento giornate lavorative), e unge il corpo di Gesù. Generalmente erano gli schiavi o la sposa che ungevano i piedi, qui è una intrusa che viene da fuori. C’è una trasgressione e uno spostamento del gesto; una rottura delle regole. Il profumo della donna richiama al lettore biblico il Salmo 23 e il Salmo 133. Il vocabolo prezioso ci permette di cogliere più livelli: il profumo è prezioso ma anche il sacrificio di Gesù, di cui l’unzione è un gesto profetico. La donna svuota il profumo ma non dice niente, non una parola: il suo silenzio contrasta con l’eccesso e la sovrabbondanza del profumo. Il profumo è puro, non misto: è contrario all’astuzia dei capi e di Giuda. Gesù non è in piedi, ma sdraiato a tavola. È lo stesso verbo che sarà usato poi per la sepoltura: sdraiato nella tomba. L’essere sdraiato a tavola di Gesù rimanda, dunque, alla sua morte, che l’unzione della donna e le parole di Gesù richiamano.

Dopo il gesto della donna (che è senza parole) ci sono due interpretazioni: una dei discepoli e l’altra di Gesù. È un gesto che chiede di essere interpretato. “Perché questa perdita (o spreco)”, chiedono i discepoli “indignati”. Una domanda che ci poniamo anche noi in rapporto non al vaso e al profumo, ma alla morte di Gesù. I discepoli leggono criticamente il dono della donna, Gesù lo intende invece come dono funerario e gesto profetico. Gesù domanda: “Perché le date noia?”. Gesù contrappone il tempo dei poveri con il gesto della donna che prefigura la sua morte: “i poveri li avete sempre con voi, ma a me non mi avete sempre”. Per Gesù il profumo ha valore proprio perché versato, perduto, sprecato. Ci sono cose nella vita che hanno valore soltanto nel momento in cui si sprecano: il fuoco, ad esempio, dà luce e calore solo se brucia e si consuma; così è anche del profumo; ma soprattutto è lo spreco che Gesù ha fatto di sé sulla croce che ci salva dalla morte e dal peccato. Gesù non mette tanto in evidenza il valore del profumo, quanto la perdita. Egli sposta il gesto dallo spazio della casa a quello della morte. Il gesto della donna diventa gesto profetico di ciò che accadrà fra due giorni: il corpo di Gesù sarà rotto, come il vaso, e il suo sangue versato, come il profumo. La donna ha colto il tempo giusto (il kairos) e ha fatto un’azione buona verso Gesù. Il suo gesto non invalida l’aiuto ai poveri: “li avete sempre”. Questo gesto segna la rottura e la separazione di Gesù dal mondo: “non mi avete sempre”. Dinanzi alla morte di Gesù, che il dono della donna prefigura, anche l’elemosina si sospende. Il profumo versato si è profuso in tutta la casa, così il Vangelo sarà predicato e diffuso nel mondo, e il gesto della donna sarà raccontato in memoria di lei. Qui il Vangelo parla di se stesso attraverso il gesto di una donna: un gesto che racconta di una sepoltura, morte e risurrezione.

Paolo Mirabelli

21 marzo 2024

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.