Questa volta sull’aereo che lo riportava a Roma, Bergoglio ha parlato con i giornalisti di calci e di paternità e maternità responsabile. Ha raccontato un caso di corruzione di quando era arcivescovo di Buenos Aires e della sua reazione: “Gli do un calcio o faccio lo scemo”. Parlando poi del controllo delle nascite ha sostenuto che “essere buoni cattolici non significa fare i figli come i conigli”. Un tema questo molto controverso nella Chiesa Cattolica. Non si capisce come conciliare questa affermazione di Bergoglio con l’enciclica Humanae Vitae (25 luglio 1968) di Paolo VI, che tanta polemica ha suscitato. Come si può evitare di fare i figli come i conigli, se ogni atto sessuale deve essere “unitivo e procreativo”? Nonostante la commissione di maggioranza avesse dato parere favorevole all’uso dei contraccettivi, Paolo VI decise di vietarli. E da allora molti cattolici vivono una profonda crisi di coscienza e diversi professori di morale hanno abbandonato l’insegnamento. Nella Bibbia la sessualità è considerata un dono dato da Dio alla coppia come espressione dell’amore reciproco. Sono i due coniugi a decidere come viverla, con quale intensità e frequenza, non la chiesa. La chiesa non è chiamata a immischiarsi in questioni così intime e private e a impicciarsi della sessualità tra marito e moglie. Dice l’apostolo Paolo che il copro della moglie è del marito e che il corpo del marito e della moglie; parla anche di comune consenso e di rendere al proprio coniuge ciò che gli è dovuto (1 Corinzi 7,1-6). Nulla è detto alla chiesa. In merito poi alla procreazione, è il rapporto di coppia tra un uomo e una donna ad essere aperto alla vita, non il singolo atto sessuale. Forse bisognerebbe pure correggere la terminologia: anziché parlare di “controllo delle nascite”, nessun vero credente è per l’aborto, sarebbe meglio parlare di “ controllo della sessualità”, vale a dire di sessualità vissuta con amore e responsabilità. E la sessualità amorevole e responsabile eviterebbe di fare i figli come i conigli. Infine, una parola sui calci di Bergoglio. Nel mio precedente articolo ho parlato dei pugni di Papa Francesco non certo per dire che egli è un violento, ma per mostrare che Bergoglio è semplicemente un uomo come tutti e che parla come tutti, quando non gli danno discorsi da leggere. I calci e i pugni sono azioni che appartengono all’uomo non rigenerato dallo Spirito Santo, all’uomo carnale, per usare una categoria biblica. E Bergoglio fa bene a parlarne, perché sono i pensieri che albergano nel cuore dell’uomo. Ma il cristiano, nato di nuovo, vive il precetto evangelico del perdono e del porgere l’altra guancia, non segue gli istinti naturali e carnali.