Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Gli eventi raccontati in questo capitolo si svolgono durante il regno di Acab, ma è un profeta senza nome, e non Elia, a pronunciare il giudizio del Signore contro il re. Questo dimostra che Elia non era il solo profeta o il solo uomo rimasto fedele a Dio, come lui andava dicendo, ma c’erano anche altri profeti e uomini di Dio. Ricorrono in questa pagina del libro dei Re molti elementi della guerra santa che abbiamo imparato a conoscere dal libro dei Giudici. A una prima lettura, il capitolo non è di facile comprensione, il senso non è immediato, ma se studiato con uno spirito buono si scoprono tanti insegnamenti disseminati qua e là come margherite in un campo di fiori. È un capitolo che presenta enigmi e gesti misteriosi. È un capitolo che ci mostra quanto sia importante ubbidire a Dio, anche quando l’ubbidienza sembra contraria al senso comune, alle logiche umane. La disobbedienza all’uno o all’altro comandamento di Dio comporta sempre gravi conseguenze. Ricordo che quando ero bambino e andavo con mio padre in campagna, capitava di trovare nel bosco qualche albero da frutto ricoperto di cespugli, rovi e spine, ma pieno di tanta buona frutta. Mio padre, con pazienza e fatica, prima liberava l’albero dalle spine e poi ne raccoglieva la frutta. Forse questo capitolo chiede al lettore di fare un po' di fatica prima di raccoglierne la buona frutta. Ci sono tanti insegnamenti che questo racconto può dare: è un albero con molta frutta. Bisogna però avere un atteggiamento di umiltà e di preghiera: non porsi in modo critico, ma saperlo ascoltare, per sentire lo Spirito che ci parla e ci presenta un altro tassello della storia della salvezza.


L’assedio di Samaria (20,1-9). Ben-Adad, re di Siria (gli Aramei), si alleò con trentadue re (forse erano re di città-stato) e con cavalli e carri assediò Samaria, capitale del regno di Israele o regno del nord. Ben-Adad, significa “figlio di Adad” (Adad era un dio dei Siri). Egli mandò due messaggi al re di Israele: nel primo chiedeva una qualche forma di vassallaggio; nel secondo la sottomissione in schiavitù. La seconda richiesta voleva dire consegnare completamente persone e ricchezze al re di Siria Ben-Adad. Le prime erano condizioni più facili da accettare, ma Ben-Adad pensò che poteva ottenere molto più di quello che aveva domandato. Il re di Israele accettò la prima condizione, ma rifiutò la seconda, dopo essersi consultato con gli anziani del paese. In quel tempo, in Israele il re era Acab, marito di Izebel o Gezabele.


Trattative tra Ben-Adad e Acab (20,10-12). Al rifiuto di Acab di sottomettersi ai Siri, Ben-Adad gli mandò a dire che avrebbe distrutto completamente Samaria: non ne sarebbe rimasto che un pugno di polvere da dare ai suoi soldati. Il re degli Aramei era troppo pieno di sé e poneva troppa fiducia nei cavalli e nei carri, nella forza del suo esercito. Acab rispose in maniera dignitosa, con saggezza e calma, citando un proverbio (in ebraico è formato di quattro parole): “Non bisogna cantar vittoria (deporre le armi) prima della battaglia (cingere le armi). Corrisponde al proverbio: “Non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso”. Un proverbio accadico diceva: “Consacrò il tempio prima di costruirlo”. Alla risposta di Acab, Ben-Adad dispose l’esercito per la battaglia.


Un profeta di Dio predice la vittoria di Acab (20,13-21). Un profeta anonimo annuncia la vittoria di Israele. La vittoria di Acab non dipese dalle sue capacità, ma dal Signore. La bontà del Signore non è data dalla devozione di Acab, ma dalla grazia. Acab chiese quale strategia bisognava adottare, il profeta rispose che Dio si sarebbe servito dei servi dei capi delle provincie e di lui.


Nuova vittoria sui Siri (20,22-30). I Siri pensavano che il Dio di Israele era un Dio della montagna, per questo avevano perso: se avessero combattuto su un terreno a loro favorevole, avrebbero vinto. È il Signore che dà la vittoria, sia che la battaglia si svolga in pianura sia che avvenga in montagna. Il Signore è colui che concede la vittoria dappertutto, poiché egli è Signore di tutta la terra. Le mura cadute di Afec richiamano la caduta delle mura di Gerico a opera di Dio (Giosuè 6).


Acab risparmia il re di Siria (20,31-34). Acab fa prevalere la diplomazia all’ubbidienza e mostra di non aver fiducia in Dio. Far salire Ben-Adad sul carro è un gesto di amicizia e di accordo politico.


Acab ripreso dal profeta (20,35-43). “Percuotimi”: era un ordine insolito ma proveniva da Dio, e il rifiuto fu un atto di disubbidienza. Così Acab invece di ubbidire al Signore, aveva portato avanti il suo piano di alleanza con i Siri contro gli Assiri. Acab, come Saul (1 Samuele 15), commise l’errore di non eseguire lo herem sul re sconfitto, e per tale motivo fu condannato.

Paolo Mirabelli

05 marzo 2024

Gallery|Bibbiaoggi
Foto & Post della Gallery: 1680
Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.