Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Dopo le beatitudini evangeliche, forse il testo più noto del discorso della montagna, e prima di iniziare a parlare del rapporto tra Gesù e la legge antica, Matteo riporta le parole rivolte ai suoi discepoli (5,13-16).  Per definire i discepoli e la loro missione, Gesù si serve di tre immagini: il sale, la città posta sopra un monte, la luce. A una prima lettura il testo potrebbe apparire fuori contesto, fuori luogo. Ci si domanda, ad esempio: quale relazione c’è tra le beatitudini e il “voi siete sale della terra e luce del mondo”? Ma una lettura più attenta ne mostra il nesso e i motivi: i discepoli sono sale e luce se vivono le beatitudini evangeliche; il compito di mostrare al mondo il valore delle beatitudini è affidato ai discepoli. Questo articolo si sofferma a fare alcune riflessioni soltanto sulla prima immagine, quella del sale, essendo le altre due più note, studiate e commentate.

“Voi siete il sale della terra” (5,13). L’indicativo presente risuona in modo molto netto e forte nelle parole di Gesù. Non un futuro, non è un esortativo, né tantomeno un imperativo, ma un indicativo presente: siete! Coloro ai quali Gesù si rivolge sono già ora sale della terra. I rabbini erano soliti ripetere che “La Torah (la Legge) è come il sale e il mondo non può stare senza sale”. Gesù applica questa immagine anche ai suoi discepoli, una espressione che può suonare provocatoria. Certo non smentisce l’idea che le Scritture siano sale della terra, ma afferma che anche i suoi discepoli lo sono, se assimilano la sua parola e si lasciano guidare dalla sapienza delle beatitudini.

Sono molte le funzioni del sale, e probabilmente Gesù intende riferirsi a tutte. La prima e più immediata è: il sale serve a dare sapore ai cibi. Fin dai tempi antichi il sale è diventato per questo il simbolo della “sapienza”. Anche oggi si dice che una persona ha “sale in testa” quando parla in modo saggio. Mentre una conversazione è “senza sale” quando è noiosa e priva di contenuto. Paolo mostra di conoscere questo simbolismo quando nella lettera ai Colossesi esorta a “parlare con grazia, condito con sale” (4,6). I discepoli devono diffondere nel mondo una saggezza capace di dare sapore e significato alla vita. Vivendo il Vangelo, essi aiutano gli uomini che li osservano a dare senso alla vita, fatta di gioia e dolori, sorrisi e lacrime, feste e funerali, e ad alimentare la speranza in un mondo disperato. Chi vive le beatitudini, sperimenta un mondo diverso e mostra agli altri uno stile di vita secondo Dio. La seconda funzione: il sale non serve solo a dare sapore ai cibi, ma è usato anche per conservare gli alimenti e impedire che divengano avariati. Ancora oggi sono molti gli alimenti che si conservano sotto sale. Questo fatto richiama la corruzione che c’è nel mondo. Lasciato a se stesso, il mondo scivola sempre più verso il basso, verso la corruzione. Come il pesce o la carne non salati subito diventano guasti e puzzano, così la società umana tende verso il male. È noto a tutti, ad esempio, che là dove si banalizza la sessualità e il matrimonio, le famiglie ne risentono fortemente; là dove si cerca il proprio tornaconto e si vive per i soldi, la dignità della persona umana è calpestata e la povertà viene considerata un fattore inevitabile; là dove regna l’odio, il razzismo, la violenza, l’ingiustizia, i valori sono calpestati e la vita umana scivola in basso.  Il discepolo, che è sale della terra, con i valori evangelici che vive è chiamato a lottare contro la corruzione e a non permettere che la società si corrompa e vada in disfacimento. La terza funzione, prettamente biblica, del sale è: confermare l’inviolabilità dei patti. Secondo la Bibbia, quando due stipulavano un patto, spesso veniva detto “alleanza di sale”, poiché i contraenti consumavano pane e sale e si impegnavano a non violare il patto. È chiamato, ad esempio, con questo nome il patto tra Dio e la casa davidica (2 Cronache 13,5). I cristiani sono sale della terra anche in questo senso: testimoniano l’indefettibilità dell’amore di Dio e l’inviolabilità dei suoi patti.

La similitudine del sale si conclude con un richiamo ai discepoli a non diventare insipidi. Che il sale abbia sapore, è un evento che non ha nulla di straordinario, di sorprendente. La vera sorpresa che sconcerta è che il sale sia senza sapore o che lo perda. E questo accade quando il discepolo, anziché accogliere e vivere integralmente il Vangelo, senza compromessi, aggiunte, modifiche, senza i ma, i se e i però, tenta di ammorbidirlo, di renderlo meno esigente e più praticabile. Una sequela insipida non dà sapore a niente. L’immagine del sale gettato sulla strada, che viene calpestato come la polvere a cui nessuno presta attenzione, né attribuisce alcun valore, è un monito ai discepoli, i quali sono chiamati ad essere sale della terra, perché il mondo possa assaporare la vita e i doni di Dio.

Paolo Mirabelli

25 febbraio 2024

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

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