Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Il libro dell’Apocalisse si conclude con una visione che consola e conforta il cristiano. Purtroppo il nome di questo libro è diventato sinonimo di catastrofe, ma “apocalisse” significa semplicemente “rivelazione”. La struttura del libro dell’Apocalisse è caratterizzata da una serie di sette settenari (7 chiese, 7 sigilli, 7 trombe, 7 visioni, 7 coppe piene delle 7 ultime piaghe, 7 visioni). Il nostro testo si colloca all'interno dell'ultimo settenario, che rappresenta, in un certo senso, la conclusione di tutta la vicenda della storia della salvezza, da Abramo fino agli eventi finali. In questo settenario, il capitolo 21 descrive la settima visione, quella in cui Giovanni vede e contempla la santa città, la nuova Gerusalemme celeste, che realizza la profezia di Isaia 65,17 sulla creazione dei nuovi cieli e della nuova terra. Non mi soffermo sui particolari della visione, sarebbe un lavoro utile ed edificante, ma nel contempo lungo e impegnativo. Perciò anziché spiegarli tutti singolarmente, intendo offrire degli spunti esegetici e una visione d’insieme, articolata in tre parti.

La prima. Con la visione della Gerusalemme celeste, Giovanni vede il compimento di alcune profezie che riassumono la vicenda della città di Gerusalemme descritta nella Parola di Dio. Il profeta Ezechiele, nei capitoli 40-48, descrive dettagliatamente il “nuovo tempio” di Gerusalemme in prospettiva anche escatologica, secondo la ben nota formula del “doppio adempimento”. La città, nella visione di Ezechiele, ha un nome particolare, emblematico: “Il Signore è là” (48,35). Inoltre, il profeta Isaia rivolge la promessa a Gerusalemme di alzarsi e rivestirsi di luce, poiché su di lei risplende la gloria del Signore (60,1-2). Ed ecco allora che in questa visione Giovanni contempla come realtà presente quanto le antiche profezie avevano annunciato. La nuova Gerusalemme celeste rappresenta la nuova umanità redenta da Gesù Cristo, la sposa dell’Agnello (21,9).

La seconda. I fondamenti di questa città celeste sono 12, come in Ezechiele, ma Giovanni precisa che sono i nomi dei 12 apostoli dell’Agnello. I 12 apostoli realizzano l’unità del popolo di Dio, formato da ebrei e gentili, all’insegna della continuità, progresso e compimento. Dio compie il suo disegno di salvezza del mondo, che prepara attraverso la storia degli ebrei, le 12 tribù d’Israele, e realizza in Cristo, il quale dà ai suoi apostoli il mandato di predicare il disegno benevolo di Dio e li costituisce (assieme ai profeti) come fondamento della sua chiesa. La Gerusalemme celeste è il punto di approdo del cammino del popolo di Dio. Non è una massa di umanità anonima e priva di relazioni, infatti la città ha la sua compattezza e le sue strutture: in essa gli individui sono legati da vincoli, conoscenze, interessi comuni, formando una comunità gioiosa e fraterna.

La terza. La struttura della città è orientata, in mirabile simmetria, secondo i quattro punti cardinali: oriente, settentrione, mezzogiorno, occidente. Ci sono tre porte per ogni punto cardinale. La città di Dio non è una società chiusa, ripiegata su se stessa, che vive soltanto della fruizione di privilegi. È una città aperta, poiché la grazia di Dio è offerta a tutti. La salvezza si apre a tutta l’umanità, in qualunque angolo della terra. Nessuno è escluso. Qualcuno ha notato che nella lingua greca le iniziali dei quattro punti cardinali o coordinate universali formano il nome Adam, il primo uomo e il capostipite di tutta quanta l’umanità. Per quanto suggestiva sia questa lettura, tuttavia non trova riscontro in Apocalisse 21,13 (anatole, borras, notos, dysme). Comunque è vero che tutto il genere umano, fino agli estremi confini della terra, è chiamato a diventare chiesa, popolo di Dio. Tutti siamo invitati a entrare per le porte della città nella nuova Gerusalemme. Le porte aperte e l’invito rivolto a tutti non significa però che nella “città santa” c’è posto per il peccato e i peccatori impenitenti, poiché nella città di Dio vi entreranno soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello (21,27), vale a dire tutti coloro che sono redenti da Gesù Cristo.

Paolo Mirabelli

15 febbraio 2024

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.