Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

“Nel principio Dio creò i cieli e la terra” (Genesi 1,1). Così inizia il libro della Genesi. Così inizia la Torah di Mosè. Così inizia l’Antico Testamento. Così inizia la Bibbia. In principio Dio. E se c’è un arché, un principio, c’è pure un telos, un compimento; una protologia e una escatologia. E se in principio c’è Dio, alla fine c’è sempre Dio. Dio all’inizio della storia, Dio alla fine della storia. Dio è all’origine cronologica e ontologica di ogni cosa. Tutto ha da lui il suo inizio, e tutto ha in lui il suo compimento. Non vi è, secondo la Bibbia, un universo chiuso o autosufficiente, che risponde solo a se stesso e si regola da sé soltanto secondo certe leggi ben definite, ma la creazione è in totale dipendenza dal Dio creatore. Dio governa l’universo come governa la storia. Dio può intervenire in ogni istante: la nascita di Isacco, da genitori sterili e vecchi, o le piaghe d’Egitto e il passaggio del Mar Rosso, ad esempio, mostrano un universo aperto, aperto al dominio e all’intervento di Dio.

Il racconto della creazione di Genesi 1 disegna due mashal (dominio) dai confini ben precisi, ma i cui “governatori” sono in relazione con il Dio creatore, in maniera differente. Il primo: il cielo, e con esso la scansione del tempo, è sotto il dominio degli astri celesti: il sole, la luna, le stelle (1,14). Il secondo: il dominio dell’uomo. Sotto il cielo, sulla terra vige il mashal dell’uomo. Egli assoggetta (kabash) la terra e domina (rada) su tutti gli animali, dai pesci agli uccelli del cielo e ai rettili della terra (il terzo tipo nel raggruppamento degli animali: animali domestici, animali che l’uomo può cacciare, animali con i quali l’uomo non entra in relazione immediata). Ma l’uomo non può, fino al diluvio, uccidere gli animali e servirsene come nutrimento: è sufficiente per tutti gli esseri viventi l’erba verde e gli alberi fruttiferi. L’uomo non può nemmeno dominare il tempo, che è scandito da Dio attraverso l’istituzione del sabato e, in seguito, da tutte le altre festività.

A Babilonia, in Egitto e presso tutti i popoli antichi, gli astri del cielo, in particolare il sole, erano considerati delle divinità. Il dio sole era adorato e venerato tra gli dèi. Il suo culto è arrivato pure nell’Antica Roma attraverso il culto del dio Mitra. La Bibbia opera una profonda demitizzazione e secolarizzazione del creato: i cieli, con tutto l’esercito loro, e la terra sono opera di Dio, creati da Dio come un qualunque albero o insetto della terra. E questo favorirà nel tempo un approccio scientifico. Mentre tutti i popoli della terra adoravano e, il più delle volte, temevano gli astri, l’ebreo prima e il cristiano poi sapevano che questi erano semplicemente parte del creato, opera di Dio.

Presso tutti i popoli e le culture antiche, la creazione era comunemente riconosciuta e accettata, e questo è una ulteriore spiegazione del perché manca un “articolo di fede” sulla creazione nel “piccolo credo storico” (Deuteronomio 26,4-10; Giosuè 24,1-13), secondo la ben nota definizione di Martin Noth. Il problema non era se Dio avesse creato il mondo, ma quale Dio lo aveva creato. La rivelazione che Dio dà di sé in Egitto, mostra agli egiziani, agli ebrei e al mondo che il Dio di Abramo che libera il suo popolo è l’unico vero Dio.

Presso tutti i popoli antichi, i fenomeni naturali inspiegabili, come un semplice fulmine, venivano mitizzati e il più delle volte divinizzati. Il mare era considerato una specie di mostro marino, un dio, un ambiente mitico dove dominava il caos primordiale. In Mesopotamia, nel mito di Enuma Elish si diceva che Marduk vinse il mostro marino Tiamat e lo squarciò in due: con una metà fece il cielo e con l’altra metà la terra. E così gli uomini vivevano nella paura e nel terrore, temendo i capricci e le decisioni degli dèi. Il popolo di Dio invece sapeva che tutto, nei cieli e sulla terra, era opera di Dio, che tutto era buono, come afferma Genesi 1, e che ogni cosa era sotto il dominio e il controllo di Dio. La fede nel Dio creatore libera dai miti delle religioni e dalla paura del mistero e dell’ignoto.

Nel mito di Atrahasis la creazione dell’uomo viene presentata come il risultato di una uccisione: il dio Enki crea l’uomo dall’argilla e vi aggiunge il sangue del dio Wé. E così gli uomini vivevano nel terrore delle lotte tra gli dèi, e ignoravano la loro vera origine e la ragione del loro esistere. Genesi 1 invece  afferma che Dio creò l’uomo, maschio e femmina, a sua immagine (selem) e somiglianza (demut). L’uomo esiste perché voluto e amato da Dio. Ma la Bibbia va ancora oltre: il Dio che crea e anche il Dio che salva l’uomo dal peccato e dal dramma in cui è caduto. E allora la creazione è il luogo della storia della salvezza, e il Dio che è il “totalmente Altro”, Signore sempre più grande, è anche il Dio sempre presente in mezzo a noi.

Un Cristiano

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.