Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Dopo il Covid sembrava che uno spiraglio di luce illuminasse il mondo e invece ecco la guerra in Ucraina e ora anche quella di Israele a Gaza. Si ha la sensazione che stiamo vivendo un tempo che sembra finire, il tempo della fine, l’eschaton in cui la storia viene a chiudersi. La Bibbia non fissa alcuna data sulla fine del mondo, e chi lo ha fatto nella storia del cristianesimo (singoli o gruppi di credenti) si è sempre sbagliato. La Bibbia è il libro con il quale il Signore consola, incoraggia ed esorta i cristiani ad essere sempre fedeli e vigilanti, anche nei tempi difficili e di crisi. Bisogna saper discernere i segni dei tempi e leggere gli eventi della storia alla luce della Parola di Dio, non per fare pronostici e fissare scadenze sul calendario, bensì per essere sempre pronti e vigilanti.


Nel secolo scorso molti credevano che con il progresso scientifico fosse possibile creare un mondo diverso da quello passato, un nuovo mondo fatto di pace e sicurezza. Oggi tutti ci siamo svegliati e abbiamo capito che si trattava soltanto di una illusione. Le novità del nostro tempo riguardano solo la tecnica e non il cuore dell’uomo, che è sempre lo stesso. Già l’apostolo Paolo, nella prima lettera ai Tessalonicesi, ammoniva: “Quando diranno: Pace e sicurezza, allora una rovina improvvisa verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta.” (5,3). Pace e sicurezza non sono di questo mondo. Tutti noi vogliamo vivere in pace con gli altri e nel mondo. Poi però c’è la malvagità degli uomini, la discordia, la violenza, la guerra. Non può esserci pace in un mondo in guerra, né sicurezza in un mondo insicuro. La pace e la sicurezza soltanto Dio può darle.


I rabbini ebrei dicevano che ci sono state quattro grandi notti nella storia del mondo. La prima, alla creazione, quando ancora non c’era la luce e non esistevano il sole e la luna. Era notte quando Dio disse: “Sia la luce!” (Genesi 1,3). La seconda, quando il Signore stipulò l’alleanza con Abramo, la notte scura dell’alleanza (Genesi 15). La terza, la grande notte dell’esodo, quando i figli di Israele uscirono dall’Egitto (Esodo 12). La quarta, la notte della attesa, prima che il Signore Dio creerà un mondo nuovo. I cristiani attendono di vedere realizzata la promessa dei nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia (2 Pietro 3,13), ma intanto vivono questo tempo con gioia e responsabilità nell’attesa della venuta del Signore. I cristiani parlano di tre venute di Gesù (il Nuovo Testamento parla soltanto di due venute). La prima è la sua venuta su questa terra, quando è venuto a salvare i peccatori. La terza è quella che siamo soliti chiamare parusia o seconda venuta di Gesù. E qual è la seconda? È quella che riguarda ciascuno di noi. Gesù è venuto per ognuno di noi; egli è presente in mezzo a noi: ogni giorno ci cerca e bussa alla porta del nostro cuore.


Luca 12,35-48 contiene una esortazione alla vigilanza (12,35) e riporta tre piccole parabole (12,36-38; 12,39-40; 12,42-46) centrate sul tema della vigilanza per la venuta del Signore. Ogni cristiano è chiamato alla vigilanza nel tempo dell’attesa. È l’idea della parusia che rende credibile la sequela. È la coscienza che il Signore viene che impedisce ai servi di addormentarsi o di venir meno alle loro responsabilità. La consapevolezza della venuta del Signore diventa il pungolo per vivere la vita di fede fino alla fine e impedire al cristiano di assopirsi; diventa il pungolo che alimenta la speranza ed evita di essere vinti dalle cose mondane; diventa il pungolo che aiuta a sbarazzarsi dagli inutili pesi che ostacolano il cammino di fede e che libera dalle ansietà della vita.


I cristiani devono essere come quei servi svegli e pronti ad aprire la porta al padrone che torna dalle nozze. Nella figura paradossale del padrone che rientra a casa si nasconde il Signore. Prima è stato chiesto ai servi di cingere le vesti; ora è il Signore che si cinge le vesti e si mette a servire a tavola. Possiamo qui scorgere il banchetto messianico e Gesù che si fa servo dei suoi servi. Nella parabola del ladro che viene di notte (12,39) Gesù esorta a vegliare per impedire che la sua proprietà venga derubata. Nella terza parabola (12,42-46) si mostra la fedeltà o l’infedeltà del servo nel tempo della attesa. Ciò che conduce il servo a un comportamento abusante nei confronti degli altri è il ritardo del padrone: “Il mio padrone tarda a venire”. Questo richiama gli ebrei al Sinai: quando Mosè tardò a scendere dal monte, si fecero un vitello d’oro, sostituendolo a Dio. Non sapere quando il Signore verrà, se alla seconda o alla terza vigilia della notte, serve a tenerci svegli nel tempo dell’attesa. Se il quando non ci è rivelato è perché non serve alla nostra salvezza e alla relazione con Dio. Sapere invece che il Signore verrà ci fa vivere la vita di fede nell’attesa del suo compimento.

Paolo Mirabelli

06 gennaio 2024

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.