Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Con la venuta di Gesù Cristo, la salvezza di Dio raggiunge tutti i popoli della terra e tutte le nazioni del mondo. E questo non è un dato di cui parla soltanto il Nuovo Testamento: già nella vocazione di Abramo, la Scrittura dice che nella sua discendenza “saranno benedette tutte le famiglie della terra” (Genesi 12,1-3). Da Abramo nasce il popolo di Israele, scelto, amato e protetto da Dio per preparare il mondo alla venuta di suo Figlio. Israele aveva una missione nel mondo: essere il testimone di Dio fra le nazioni e preparare il mondo alla venuta del Messia; era stato eletto per un servizio. A Israele il Signore affida i suoi oracoli; a Israele appartengono i patti, la legislazione, il culto, le promesse; a Israele appartengono pure i padri. Sono tutti concetti che l’apostolo Paolo ribadisce nella lettera ai Romani, ma con altrettanta chiarezza egli afferma che dai padri è venuto il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno (9,1-5); Cristo che è il termine della legge (10,4). In un’altra lettera egli afferma che tutte le promesse di Dio hanno il loro “sì” in Gesù (2 Corinzi 1,20). In lui e in vista di lui, tutto ha il suo inizio e il suo compimento. Il Nuovo Testamento mostra con chiarezza come tutta la storia della salvezza si compia in Gesù Cristo. Che la salvezza e la luce di Gesù sia un dono di Dio offerto a Israele e a tutti i popoli della terra, a tutte le nazioni del mondo, è un dato attestato anche dall’Antico Testamento. Forse Isaia è il profeta che più di ogni altro parla dell’universalismo della salvezza, cioè della possibilità che la salvezza di Dio raggiunga gli estremi confini della terra. C’è la famosa pagina profetica di Isaia 2,1-5, con la prospettiva che vede il senso della storia umana descritto come un cammino verso Gerusalemme, da dove “uscirà” la legge e la Parola del Signore, e vivere così nella giustizia e nella pace, senza più guerre.

L’attenzione del Signore nei confronti dei popoli, secondo il profeta Isaia, non si limita soltanto alle parole del capitolo 2, ma apre un orizzonte più ampio. L’elezione non deve portare Israele a isolarsi, a chiudersi, ma ad aprirsi a quella che è la prospettiva e il piano di Dio a favore di tutti i popoli della terra. Persino durante l’esilio babilonese, l’intervento salvifico di Dio si compie, secondo il libro di Isaia, in uno scenario universale, che giunge fino “alle isole lontane” (49,1), fino “all’estremità della terra” (42,10). Un tema questo frequente nei capitoli 40-55. Il Signore è l’unico Dio e il suo potere e il suo giudizio si estendono su tutte le nazioni del mondo. Tuttavia, il suo giudizio contro le nazioni che adorano gli idoli (e hanno deportato gli ebrei) ha anche lo scopo di richiamarle alla conversione al vero Dio per avere in dono la salvezza: “Volgetevi a me e siate salvati, voi tutte le estremità della terra” (45,22). L’intervento salvifico di Dio a favore di Israele mostra a tutte le genti che il Signore è l’unico vero Dio e l’unico Salvatore, e Israele è il suo testimone (43,10-12; 44,8), poiché nella sua storia, dalla liberazione in poi, ha sperimentato la grandezza, la potenza e la benignità di Dio. Forse questo è il motivo per cui mancano nel libro del profeta Isaia gli “oracoli contro le nazioni”: perché esse sono destinatarie di un messaggio di speranza, di conversione e di salvezza.

Quando si leggono i famosi quattro canti di Isaia (che si trovano nei capitoli 42-53) si incontra la figura “misteriosa” del “Servo del Signore”. Nel secondo canto, il Servo del Signore (che il Nuovo Testamento identifica con Gesù Cristo) diventa luce delle nazioni e strumento di salvezza fino alle estremità della terra (49,6). Si rinnovano così le promesse fatte ad Abramo di benedire tutti (Genesi 12, 3). Anche le nazioni partecipano alla salvezza di Dio in Gesù Cristo. Il Dio unico, creatore di tutto e di tutti, che si è scelto un popolo e a questo popolo si è rivelato, è anche il salvatore di tutti i popoli della terra e di tutte le nazioni del mondo, tramite Gesù Cristo. La sua salvezza e la sua luce raggiungono tutto il mondo, tutti la possono vedere, poiché la gloria del Signore è stata rivelata con la venuta del suo Messia Gesù (40,1-5). Il quarto carme o inno ha anch’esso un orizzonte universale (52,13-53,12). Infatti, dice la profezia che la vita, la passione, la morte e la glorificazione del Servo del Signore desta l’ammirazione delle nazioni (52,15). Il dramma del Servo, descritto con emotività e profondità profetica che non ha eguali nella letteratura, interessa tutti gli uomini, perché riguarda il perdono dei peccati, la giustificazione e la salvezza del mondo.

Le profezie di Isaia ci rimandano al suo compimento nel Nuovo Testamento. Un accenno al vangelo di Giovanni ci ricorda che il mondo è l’oggetto dell’amore di Dio, e che Gesù è l’agnello di Dio per il peccato del mondo, il salvatore del mondo, la luce del mondo, la luce che splende nelle tenebre.

Paolo Mirabelli

12 dicembre 2023

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.