Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

I primi 11 capitoli del libro della Genesi sono tra i più noti della Bibbia tra coloro che dicono di non essere credenti. Questi capitoli costituiscono una specie di introduzione alla storia del mondo e di Israele. Con la vocazione di Abramo inizia la storia dell’elezione e dell’alleanza, che culmina nella stipulazione del patto al Sinai. Tra il racconto della creazione e la chiamata di Abramo troviamo i capitoli 3-11, i quali narrano del peccato e del fallimento dell’uomo. Leggendo questi capitoli si può vedere come la storia dell’uomo che dice “no” a Dio (perché vuole emanciparsi da Dio), dopo aver detto “sì” al serpente (diavolo), lo porti inesorabilmente verso un fallimento disastroso. Il racconto inizia con l’uccisione di Abele da parte di Caino, prosegue poi con il dilagare della violenza e si conclude con la confusione delle lingue a Babele e la dispersione degli uomini. Morte (fratricidio), violenza e confusione dei linguaggi (l’uno che non capisce più ciò che l’altro dice) sono temi più che mai attuali oggi. Forse faremmo bene a meditare seriamente sui primi 11 capitoli della Bibbia, anziché liquidarli come miti prodotti da una cultura pre-scientifica (o come favole per bambini non più adatte a un mondo adulto), perché possono aiutarci a leggere la nostra storia, gli avvenimenti del nostro tempo. Se, come noi riteniamo, la Bibbia è anche un libro profetico (ispirato da Dio), allora non è sbagliato dire che essa ci permette di leggere la storia con gli occhi di Dio e di capire il perché di quanto sta accadendo nel mondo. Gesù stesso, nel discorso su Gerusalemme e la fine del mondo, dice che tutto passa ma la sua Parola persiste: è la sua Parola che ci permette di leggere gli eventi e di interpretare i segni dei tempi. Nei racconti dei primi 11 capitoli della Genesi (e della Bibbia) noi troviamo il senso della vita e vediamo il dramma della morte, capiamo il perché dei problemi umani e abbiamo le risposte alle grandi domande dell’esistenza umana.


Dopo aver descritto l’opera creatrice di Dio e aver mostrato l’armonia tra Dio, l’uomo e il creato, il testo biblico parla del peccato dell’Eden. Secondo il libro della Genesi, il peccato dell’uomo non è il frutto di una lotta mitica tra gli dèi, tra le divinità, e la miseria e il caos che regnano nel mondo degli uomini non sono attribuiti a qualche vicenda svoltasi fuori del tempo, su un piano divino, diverso da quello umano. Ciò che accade nel mondo è la conseguenza del peccato. La condizione di precarietà e la miseria umana dipendono dalla scelta dell’uomo e della donna di disobbedire al comandamento di Dio. Il dilagare del peccato ha riflessi anche nella civiltà e nella cultura umana.


Dopo la descrizione della caduta e del giudizio di Dio, con la condanna e le maledizioni, il racconto evidenzia le conseguenze della trasgressione: c’è una alterazione dei rapporti tra l’uomo e la donna e tra l’uomo e la creazione; prevale il rapporto di dominio tra l’uomo e la donna e di disarmonia tra l’uomo e la terra (il suolo). L’altro (prossimo) non è più un aiuto (‘ezer), un alleato, ma un possibile aggressore, un nemico. Il rapporto con la terra non è più pacifico, ma diventa teso: la terra non offre più spontaneamente i suoi frutti a colui che prima la “coltivava e la custodiva”.


Dopo aver ucciso suo fratello Abele, Caino diventa il costruttore della prima città, ponendo così le basi della società umana. Con lui ha inizio la civiltà umana, ma tutto ciò che si sviluppa e si origina porta il peso della colpa di Caino. Con la sua discendenza ha inizio la vita pastorale, il lavoro dei campi, la musica, la scoperta delle acque termali, la tecnica e l’uso degli attrezzi da lavoro. Lamech, il padre di coloro che si specializzano nelle diverse arti, è un discendente di Caino. Il suo modo di pensare e il suo modo di agire violento e orgoglioso sono espressi attraverso una poesia o canto di vendetta. Non è più il canto di Adamo che celebra la gioia per la creazione e la bellezza di Eva (la donna), ma è il canto dell’uomo segnato dal peccato che celebra la morte, l’uccisione del suo simile e il dilagare della violenza nel mondo. Persino dopo il diluvio il peccato investe l’uomo, gli strati della società, il pensiero umano, le strutture del potere. Con il peccato, la violenza dilaga ovunque. L’uomo manifesta la volontà di distinguersi dagli altri (“facciamoci un nome”), di prevalere sugli altri, e avanza la pretesa di raggiungere il cielo, confidando solo sulle capacità tecniche e umane. Babele diventa il simbolo o metafora dell’orgoglio dell’uomo civilizzato, sostenuto dall’idea che il progresso della tecnica (scienza) sia la via per farsi un nome e per raggiungere il cielo. Il giudizio di Dio, con la dispersione e la confusione delle lingue, mostra che la via del cielo non è una conquista dell’uomo, ma il dono di Dio in Gesù Cristo.

Paolo Mirabelli

31 ottobre 2023

Gallery|Bibbiaoggi
Foto & Post della Gallery: 1680
Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.