Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

La domanda che è stata posta fa riferimento al matrimonio di Osea con Gomer. Prima di entrare in tema, vorrei fare alcune considerazioni di metodo. La Bibbia è una Parola che è più grande di noi, non certo riducibile alle nostre interpretazioni. Quando commentiamo la Sacra Scrittura, ispirata da Dio, non dobbiamo mai giungere a conclusioni affrettate, perché rischiamo di far dire alla Bibbia ciò che essa non dice. È buona regola chiamare le cose con il nome dato dalla Bibbia, e usare le categorie bibliche e il vocabolario biblico, specie nella predicazione, sapendo che la coscienza dei fratelli potrebbe essere turbata. Quando commentiamo un testo biblico dobbiamo riconoscere, con molta umiltà, che il fraintendimento è sempre possibile (spesso Satana se ne serve per sviare dalla verità). Forse il caso più famoso, riportato dalla Bibbia stessa, è il fraintendimento delle parole di Gesù in merito al discepolo amato: “Gesù gli rispose: Se voglio che rimanga finché io venga, che t’importa? Tu, seguimi. Per questo motivo si sparse tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto; Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: Se voglio che rimanga finché io venga, che t’importa?” (Giovanni 21,22-23).


La richiesta di Dio a Osea di sposare una “donna di prostituzione” equivale a commettere peccato? Il Signore sta forse costringendo Osea a trasgredire la sua stessa legge, a commettere un peccato che egli stesso detesta? E se il Signore fa peccare Osea, ne consegue che in qualche modo è Dio stesso a peccare (secondo i sillogismi dei teologi medievali). Lungi da noi un tale pensiero! La domanda potrebbe essere estesa anche ad altri casi che troviamo registrati nell’Antico Testamento, come per esempio: l’ordine di Dio di uccidere gli amalechiti (e i cananei) trasgredisce forse il comandamento del non uccidere? Come si vede, ci troviamo di fronte a una questione (o caso) che è più grande di noi, perché riguarda Dio. E i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri. Noi sappiamo che Dio odia il peccato e che “chiunque è nato da Dio non commette peccato, non può peccare” (1 Giovanni 3,9); sappiamo che “Dio non tenta nessuno” (Giacomo 1,13). Noi possiamo soltanto, con umiltà, provare a ragionare su ciò che è scritto, senza andare oltre la Scrittura. “Sia il vostro parlare: Sì, sì; no, no; poiché il di più viene dal maligno.” (Matteo 5,37). Noi non possiamo giudicare ciò che Dio fa o comanda. Sappiamo che in Dio non c’è ingiustizia né contraddizione. La Bibbia non dice che Osea ha peccato eseguendo l’ordine di Dio, come non dice che l’uccisione degli amalechiti e dei cananei sia una trasgressione del comandamento del non uccidere.


Che cosa dice il libro di Osea? Dice che Osea deve sposare una “donna di prostituzioni”, attraverso un patto d’amore. Ciò deve costituire un segno per i concittadini del profeta. La famiglia, l’amore, i figli diventano il luogo teologico della rivelazione. Non tutto ci viene spiegato come vorremmo, e molte domande possono non avere risposta. Sappiamo però che il matrimonio di Osea con Gomer illustra (diventa una metafora, una similitudine, una specie di parabola) il “matrimonio” di Dio con Israele. C’è un parallelismo implicito nel racconto: il matrimonio di Osea raffigura il matrimonio di Dio, il matrimonio di Dio quello di Osea; la vicenda di Osea ricalca la vicenda di Dio con Israele, la vicenda di Dio ricalca la vicenda di Osea con Gomer. Se Osea nel capitolo 1 sposa una donna e nel capitolo 3 ne sposa un’altra, il parallelismo non ha più molto senso. Ma il libro di Osea dimostra che l’amore e la fedeltà di Dio verso il suo popolo, quello tratto dall’Egitto, non sono venuti meno, malgrado l’infedeltà di Israele. Il capitolo 11 di Osea conferma che Dio ama Israele, lo ama ancora, lo ama nonostante gli sia infedele, prostituendosi con le divinità cananee. Così pure deve fare Osea con sua moglie. È dunque plausibile ritenere che i capitoli 1-3 raccontino la continuazione di una stessa storia: Osea sposa una donna di prostituzione (capitolo 1), e questa in seguito gli sarà infedele (capitolo 2), ma il Signore chiede al profeta di amare ancora la donna “amata da un altro e adultera” (capitolo 3). La traduzione letterale di 3,1 sarebbe: “Vai, ama ancora” (non: “Vai ancora, ama”). Infine va fatto notare che nel capitolo 1 il Signore dice a Osea di “sposare” una donna, mentre nel capitolo 3 gli chiede di “amare” una donna; non si parla di un nuovo matrimonio: amare non vuol dire necessariamente sposare. Al di là delle tante domande che sorgono e delle possibili spiegazioni che si possono dare, il libro di Osea intende parlare dell’amore di Dio malgrado “l’amore tradito” da Israele. E questo è evangelo, questa è la grazia meravigliosa di Dio in Gesù Cristo.

Paolo Mirabelli

07 ottobre 2023

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.