Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Nel capitolo 13 del primo libro dei Re si racconta una storia che ad una prima lettura presenta delle stranezze, ma è proprio questo che la rende particolarmente avvincente. In un contesto dove si parla della divisione del regno, della grave apostasia del re Geroboamo e dell’oracolo di giudizio contro Betel e tutti i santuari di Samaria, si inserisce la vicenda di un uomo di Dio e di un vecchio profeta con particolari apparentemente mediocri: pane e acqua, tranelli e menzogne, strade per andare e vie per tornare, angeli e false rivelazioni, oracoli veri e oracoli falsi, asini e leoni, tombe e ossa di morti. Appare tutto così complesso e complicato: il vecchio profeta che dà all’uomo di Dio un messaggio falso è, in seguito, usato da Dio per annunciare e attestare la sua Parola; l’uomo di Dio è ucciso da un leone per aver dato ascolto al messaggio menzognero del vecchio profeta; il vecchio profeta alla fine riconosce che l’uomo di Dio è un vero profeta, mandato dal Signore, e chiede di essere sepolto accanto a lui; le ossa dell’uomo di Dio dovrebbero così proteggere quelle del vecchio profeta la cui menzogna ne ha causato la morte. Ma ad una lettura più attenta e approfondita, il racconto chiarisce tutti i punti oscuri (le difficoltà) e mostra lo scopo e il grande valore di questa storia. È della Parola di Dio che il racconto vuole parlare: la Parola di Dio è più grande dei suoi profeti e non può essere impedita dalle vicende umane e dalle contrarietà e negatività della storia.


Un uomo di Dio di Giuda viene mandato dal Signore a Betel ad annunciare un oracolo di giudizio e di condanna contro Geroboamo per aver causato l’apostasia in Israele. Gli viene comandato di non mangiare né bere in Betel, come segno di totale estraniazione alla città e al suo centro di culto. Gli viene inoltre comandato di non ritornare in Giuda per la strada fatta all’andata: è l’espressione della totale irrevocabilità dell’oracolo contro l’altare di Betel; inoltre, tornare sui suoi passi vorrebbe dire annullare la sua missione. L’uomo di Dio esegue fedelmente l’ordine dato Dio e non cede né alle minacce del re né alla sua adulazione e promessa di ricompensa. Dopo il successo iniziale, accade poi che un vecchio profeta di Betel mente all’uomo di Dio e riesce a convincerlo a tornare indietro e a mangiare pane e bere acqua in casa sua, trasgredendo così l’ordine di Dio. Non è detto perché il vecchio profeta abbia agito in maniera menzognera; non è detto perché abbia agito con inganno e architettato un tranello (Dio non è l’autore di questo tranello; il Signore non inganna nessuno) per far cadere nel peccato l’uomo di Dio; forse lo ha fatto per negare l’oracolo. È detto invece che egli mentiva. Il torto dell’uomo di Dio è quello di aver creduto troppo facilmente al vecchio profeta: “esaminate gli spiriti per sapere se sono da Dio” (1 Giovanni 4,1); “anche se un angelo dal cielo vi annunciasse un Vangelo diverso, sia anatema” (Galati 1,8). La religione è riuscita là dove la politica (il re) ha fallito. Per questa sua disubbidienza gli viene annunciato dal vecchio profeta che sarebbe morto senza avere sepoltura nella tomba dei padri.


Dopo aver trasgredito l’ordine del Signore, l’uomo di Dio sta tornando a casa, seduto sul suo asino, quando ecco un leone lo uccide. Il suo cadavere rimane steso sulla strada, e il leone e l’asino restano accanto a lui. Questa scena conferma che non si è trattato di una morte accidentale, ma è la Parola di Dio che si compie, come detto dal vecchio profeta. La sua morte diventa un segno della potenza della Parola di Dio. Il vecchio profeta va a prendere il corpo dell’uomo di Dio e lo seppellisce nella sua tomba. Poi chiede ai figli di mettere le sue ossa accanto alle ossa dell’uomo di Dio, quando sarà morto. Qui c’è una traccia del culto dei morti, che la Bibbia registra criticamente, e “la costruzione di una basilica cristiana super corpus” (le basiliche costantiniane di Roma sono tutte super corpus o ad corpus, cioè costruite sopra il corpo del martire o vicino al corpo del martire). Il vecchio profeta riconosce che l’uomo di Dio è un vero profeta, però anziché credere all’oracolo dell’uomo di Dio e ravvedersi, ora che è vivo, si preoccupa di venire sepolto accanto a lui.


A dispetto della disubbidienza dell’uomo di Dio, il racconto si conclude con le parole del vecchio profeta: “La parola dell’uomo di Dio, contro l’altare di Betel e i santuari, si verificherà certamente”. La Parola di Dio è superiore ai profeti: i profeti possono anche cadere nel peccato o venir meno, ma la Parola di Dio non cade, non viene meno, e si adempie puntualmente. La Parola di Dio è definitiva e né gli uomini né gli eventi della storia possono cambiarne il corso. A tutti quelli che l’annunciano e a tutti quelli che l’ascoltano conviene prestare obbedienza alla Parola di Dio.

Paolo Mirabelli

08 giugno 2023

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