Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Viaggiare è un bisogno antropologico e una necessità dell’essere umano; è una condizione comune agli uomini e alle civiltà di tutte le epoche e culture, che si espleta di volta in volta con significati e modalità diverse. Ancora oggi c’è, purtroppo, chi si sposta dal proprio paese natio perché ha fame e c’è chi viaggia per lavoro o affari e chi per turismo. C’è nell’uomo un profondo desiderio, o istinto, che lo spinge a viaggiare. Gli antichi Romani furono i primi a viaggiare per svago e passatempo. Le grandi scoperte geografiche del XVI secolo (la “scoperta” dell’America) e quelle del XVII secolo portarono nuove prospettive per viaggiare. Tutta la storia dei popoli antichi, dai Persiani ai Greci, dagli Egiziani agli Assiri, è strutturata sostanzialmente su due temi: la guerra e il viaggio. L’epica greca ha due grandi capolavori su due temi fondamentali: l’Iliade, la guerra di Troia, e l’Odissea, il viaggio di ritorno a casa di Ulisse. A quanto pare l’uomo ha imparato molto dagli antichi: sa come viaggiare, ma sa anche come fare la guerra.


Il viaggio è anche metafora o archetipo della vita: non solo nel senso del suo fluire naturale dalla nascita verso la morte, ma pure nel senso di percorso attraverso esperienze che plasmano, alterano, trasformano, configurano l’identità della persona. Al concetto di morte sovente si sostituisce quello del viaggio, per cui spesso si sente dire: “l’ultimo viaggio della vita”. La metafora del viaggio abita l’immaginazione umana, come quella che più chiaramente trasporta al senso profondo della verità sull’esistenza. Dal punto di vista antropologico, la metafora del viaggio esprime tutti i cambiamenti legati ai riti di passaggio. Ogni viaggio umano è anche un viaggio interiore. Viaggiare è un modo per arricchirsi; viaggiare offre nuove prospettive, fa aprire gli occhi sulle differenze umane, aiuta a capire meglio se stessi e gli altri. Nell’andare l’uomo torna, e nel tornare apre altre e nuove strade, sì che persino il ritorno si fa scoperta. E viceversa.


Il viaggio è uno dei temi più frequenti trattati dalla letteratura. La Divina Commedia di Dante inizia con un cammino, inizia con le celebri parole: “Nel mezzo del cammin di nostra vita”. Nell’antichità si celebra il viaggio dell’eroe fatto di fatica, sofferenza, insidie, pericoli. Uno dei due capolavori di Omero, l’Odissea, parla dell’eroe greco Ulisse e del suo viaggio di ritorno a Itaca. Solo dopo lunghe peripezie e lotte impari, con personaggi mitologici, dopo aver perso tutti i suoi compagni di viaggio, Ulisse può fare ritorno nella sua patria. Ulisse, l’eroe greco, alla fine del suo lungo viaggio, alla fine della sua avventura, ritorna in patria, dalla sua donna, a casa sua. Gli antichi Greci avevano dato un nome e un volto a questo bisogno umano del viaggiare: Ulisse, Demetra, Perseo, Giasone, Ercole. I romanzi di viaggio, antichi e moderni, piacciono molto perché permettono di viaggiare, se non altro con la fantasia, anche chi è impedito di muoversi.


Il viaggio è anche una categoria biblica. Tutta la storia biblica della salvezza è un continuo viaggio geografico e spirituale, fatto di tappe, con fermate e ripartenze. Il primo viaggio narrato nella Bibbia è quello di Abramo, dopo la chiamata di Dio, che lo invita a lasciare l’antica città di Ur e a mettersi in cammino verso una terra che il Signore stesso gli avrebbe indicato. C’è poi il viaggio di Israele nel deserto, sotto la guida di Mosè, verso la terra promessa.  Non si tratta però di una odissea, come quella di Ulisse, ma di un esodo, voluto da Dio, sotto la guida e la cura costante del Signore. Israele è schiavo in Egitto da molto tempo, e il Signore manda Mosè a liberare il suo popolo. Mosè non è come Ulisse. Mosè e Ulisse non appartengono alla stessa tradizione letteraria. Il deserto di Mosè non è come il mare di Ulisse. Non sono due racconti che hanno la stessa finalità: Mosè ci invita ad attraversare il deserto, a varcare i confini e a scoprire nuove terre, Ulisse a prendere il largo in mare aperto in cerca di nuove avventure. Uno è un personaggio leggendario, astuto e risoluto, che sfida il destino e la volontà gli dèi, però senza mai darlo a vedere apertamente. Mosè invece è l’uomo scelto da Dio per guidare il suo popolo. Ulisse è l’eroe che riesce in tutto, con l’inganno e le sue capacità. Mosè invece sin da subito sa di non essere adatto per una missione così grande e spesso sperimenta dei fallimenti. Il deserto di Mosè è un luogo reale, il mare di Ulisse è fantasioso, pieno di maghe, di sirene e di ciclopi. Il mare di Ulisse permette di conoscere il pensiero e la mitologia greca, il deserto di Mosè invece permette di conoscere Dio. Il viaggio di Ulisse è il viaggio dell’uomo che decide di fare da sé. Il viaggio di Mosè è il viaggio dell’uomo di Dio, che affida al Signore la sua vita.

Paolo Mirabelli

28 maggio 2023

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.