Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Il Salmo 114 è considerato da molti un gioiello del Salterio per la qualità del suo contenuto, per gli insegnamenti e per i sentimenti che esso ispira. È un inno il cui scopo è esaltare la grandezza di Dio conosciuta attraverso le sue opere nella storia della salvezza. Il Salmo 114 descrive il grande evento dell’esodo, ricordandone gli episodi e gli avvenimenti principali. Se il creato rivela la sapienza e la potenza di Dio, ancora di più la storia di Israele (dell’Israele biblico) rivela la grandezza di Dio. Il popolo di Dio sa, in quanto testimone della sua opera, di essere il risultato dell’azione di Dio. Nel Salmo 114 tutto il creato è coinvolto nell’opera di liberazione di Dio: il mare, il fiume, le montagne, le rocce, l’acqua. Tutti questi elementi del creato sono coinvolti nell’opera di Dio. E sono proprio gli interventi di Dio l’oggetto delle lodi del salmista e di Israele.


Alla luce della storia della salvezza, possiamo dire che la distanza tra l’Egitto e la terra promessa non è calcolata solo in chilometri, non è solo una distanza fisica, ma è la distanza incalcolabile che esiste tra la schiavitù e la libertà, tra il bene e il male, tra il naturale e il soprannaturale, tra la morte e la vita, tra gli idoli vani e Dio. La distanza tra l’Egitto e la terra promessa non è solo una distanza fisica, ma è anche una distanza quantitativa e spirituale. Ecco perché, per esempio, nella Bibbia la conquista della terra promessa è un dono di Dio; è una terra donata da Dio.


Israele, dice il salmista all’inizio del Salmo 114, è il dominio di Dio, il suo possedimento; e Giuda è il suo santuario. Con l’uscita di Israele dall’Egitto e il conseguente ingresso nella terra promessa è avvenuto il passaggio dal profano al sacro. Due mondi distanti, due sfere diverse, due contenuti e due linguaggi inconciliabili. Non a caso l’Egitto viene qualificato come “barbaro”. Sappiamo che l’Egitto ai tempi dell’Antico Testamento era una civiltà evoluta e ben strutturata, lo testimonia la storia di Giuseppe e i suoi fratelli e le grandi piramidi egiziane, anche se era una civiltà tutta tesa verso la morte: dell’Egitto non restano ponti o acquedotti, come dei Romani, ma tombe. L’aggettivo “barbaro” per noi ha il significato di “rozzo, incivile”. Nella Bibbia è usato per indicare un popolo che ha un linguaggio incomprensibile. Tuttavia ci sembra di scorgere anche un significato di valore. La cultura non fa di una nazione un popolo santo, consacrato al Signore. E l’Egitto, anche se aveva una grande cultura, non era certo il santuario di Dio, ma viveva nell’idolatria. Riscattato e liberato da Dio (per appartenergli), Israele non aveva più niente in comune con l’idolatria egiziana, non era più una nazione profana, ma era il popolo santo di Dio.


La liberazione di Israele e l’ingresso nella terra promessa non sono stati il risultato di una azione politica o militare, ma il frutto dell’intervento di Dio, come testimoniano gli esempi che il salmista cita in cui è coinvolto il creato: il passaggio del Mar Rosso (Esodo 14); il passaggio del Giordano, il retrocedere delle acque del fiume alla vista del popolo di Dio guidato da Giosuè (Giosuè 3,9-16); il monte Sinai tremante e fumante alla presenza di Dio che dona la sua legge a Mosè (Esodo 19,9-19). Le domande che il salmista retoricamente rivolge al mare, al fiume, alle montagne sono in realtà gli interrogativi che Israele deve continuamente richiamare alla sua memoria per meditarli e lodare Dio per tutte le cose che egli ha fatto per il suo popolo.


Dio non è un postulato della ragione, come il Dio della filosofia, ma è il Dio di cui se ne possono narrare le gesta e gli avvenimenti da lui compiuti nella storia della salvezza. A quanti rimproverano al cristianesimo di proporre un Dio fuori dal mondo e dalla storia, la Bibbia risponde presentando un Dio che agisce nel mondo, nel creato e nella storia, un Dio che si può incontrare, un Dio che è venuto ad abitare in mezzo a noi nel Figlio suo, Gesù Cristo.


Alla fine, dopo aver ricordato le grandi opere di Dio nella storia di Israele, finalmente il salmista presenta Dio come vero e unico protagonista della liberazione dall’Egitto e dell’insediamento nella terra promessa. È il Signore, il Dio di Giacobbe, l’autore di tutto. È il Signore, il Dio di Giacobbe, che ha mutato la roccia in fonte e in sorgenti d’acqua. Un miracolo questo che ci fa apprezzare la potenza, la benevolenza e la grazia di Dio.  Non soltanto la terra deve tremare davanti a Dio, ma ognuno di noi deve avere un santo timore del Signore. Come l’ebreo si sentiva parte di quel popolo e di quella storia, così ogni cristiano si deve sentire parte e partecipe di tutta la storia della salvezza, portata a compimento da Gesù Cristo.

Paolo Mirabelli

20 marzo 2023

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.