Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Durante le lezioni universitarie uno dei professori, specialista della letteratura giovannea, era solito dire: “La Bibbia è parola umana come ogni altro libro, ma è anche Parola di Dio come nessun altro libro. Per questo occorre farne una lettura con l’aiuto dei metodi della scienza esegetico-moderna, senza dilettantismi e prevenzioni; d’altra parte occorre ascoltarla come Parola di Dio attraverso una lettura che ci conduca all’incontro personale con il Signore”. È vero, le parole che compongono il testo della Bibbia (il libro, la Bibbia è un libro) sono parole umane, nel senso che la Bibbia non è stata scritta in una lingua sconosciuta o con la lingua (fonemi e grafemi) degli angeli, che nessuno conosce, bensì con parole umane comprensibili agli uomini, con un linguaggio umano. Quando nella Bibbia leggiamo la parola barca significa barca, pesce significa pesce, pane significa pane, acqua significa acqua. Ma le parole umane che compongono la Bibbia sono quelle parole che Dio ha ispirato, che ha voluto che si scrivessero: Dio ha scelto quelle e non altre. È l’ispirazione che fa sì che nella Bibbia si trovi qualcosa di diverso e di più, che negli altri libri non c’è, che fa l’assillo di chi non crede e la gioia di chi crede. La Bibbia è Parola di Dio: quando la si legge e la si ascolta con questa coscienza, con un atteggiamento di preghiera e lasciandosi guidare dallo Spirito Santo (il vero autore del Libro), avviene l’incontro con il Dio della Parola. Gesù dice che le sue parole sono “spirito e vita”: quando si legge la Bibbia con un cuore credente si colgono in essa parole di spirito e di vita che non si trovano in nessuno altro libro.


Oltre alle leggi e alle prescrizioni levitiche, agli oracoli dei profeti, ai canti e alle preghiere degli uomini e donne di Dio, l’Antico Testamento riporta molte storie, anzi esso è tutta una storia: è la storia della salvezza. Dopo aver creato il mondo, dopo aver scelto un uomo di nome Abramo, dopo aver liberato il suo popolo dall’Egitto, dopo averlo condotto nella terra promessa, il Signore affida a Israele la prima parte del suo libro: l’Antico Testamento. “A loro”, dice l’apostolo Paolo, “furono affidati gli oracoli di Dio”. Per volere di Dio, Israele cominciò a mettere per iscritto la rivelazione di Dio. La Bibbia nasce e cresce in mezzo al popolo di Dio, che la custodì e la trasmise nei secoli. È il Signore, ad esempio, che chiese a Geremia di scrivere in un libro (rotolo) le sue parole. Alle antiche storie e parole del passato furono aggiunte altre e nuove rivelazioni, finché il canone non fu chiuso. Ad esempio, alla promessa fatta dal profeta Natan a Davide, intesa come una promessa di stabilità della sua casa e dinastia, il profeta Isaia vi legge la prospettiva escatologica e messianica, cioè la promessa del futuro Messia. Quando il popolo d’Israele leggeva il suo Libro (l’Antico Testamento) era consapevole che stesse leggendo non soltanto la narrazione di eventi storici, gli annali della sua storia, ma la storia nella quale il Signore si era rivelato. I profeti e i sapienti d’Israele aiutavano, con le loro letture, a rivivere le grandi gesta salvifiche di Dio. Dopo l’esilio le sinagoghe diventarono il luogo dove leggere e meditare la Parola di Dio. Sono di questo periodo tutte le letture attualizzanti e i commenti omiletici che ci sono pervenuti.


I primi scrittori cristiani, con l’evento definitivo di Gesù Cristo, lessero tutto l’Antico Testamento come tipo o figura di Gesù. Il passato custodisce in germe il presente. Il piano di Dio avanza verso il suo compimento. Il tutto è nella continuità del disegno di Dio. Tutto ha il suo compimento nella persona di Gesù Cristo. In lui si realizza il passaggio dalla figura, dal tipo, dall’immagine alla realtà. È alla luce del Signore Gesù risorto che solo si può comprendere tutto il passato. È lui il centro della storia. È lui il termine della legge (Paolo ai Romani).  È in lui che viene rimosso il velo che ostacola la lettura dell’antico patto (Paolo ai Corinzi). Gesù Cristo era la regola di fede e di vita della chiesa primitiva. Gli scrittori del Nuovo Testamento non negano l’esistenza dell’Antico Testamento e non ne stravolgono il testo e il senso pieno, piuttosto comprendono per lo Spirito e affermano che, alla luce del Cristo, tutta la Scrittura è scritta per “noi”, tutto ciò che è avvenuto in passato e che è stato scritto è “per nostro ammaestramento”. Come lo scriba divenuto discepolo della parabola di Gesù, il cristiano sa trarre dal suo tesoro cose vecchie e cose nuove.


Rileggere le storie bibliche non significa negare il fatto, il racconto storico, non significa modificare o manipolare il testo, allo scopo di ricercare un senso che va al di là del testo e della storia, bensì significa cogliere in Gesù Cristo il senso pieno di tutta la Scrittura e della storia della salvezza.

Paolo Mirabelli

11 novembre 2022

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.