Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Di Geremia a noi rimane soltanto il suo libro. Eppure nessun altro profeta ci ha lasciato tanto della sua vita nel libro. Il libro del profeta Geremia ci svela la sua lotta intima tra Dio che lo chiama e lo manda e il popolo che lo rifiuta. Nel dramma delle sue confessioni c’è tutto il suo conflitto e il suo confronto personale con Dio su fede e scetticismo. In un intreccio di parole e vita, storia e politica, Geremia annuncia la Parola (dabar) di Dio in una geografia concreta e in un calendario preciso. Nel suo ministero di profeta la Parola di Dio (dabar) diventa “parole di Geremia”: dibre Yirmeyahu. Il libro raccoglie questa esperienza profetica di parole e azioni di Geremia: inizia e si conclude con l’espressione “parole di Geremia” (1,1 e 51,64). Geremia predica durante i regni di Giosia, Ioiakim e Sedecia, tutti re di Giuda, “fino a quando Gerusalemme fu deportata, il che avvenne nel quinto mese” (1,3). Il suo ministero profetico dura per ben 40 anni: 18 sotto Giosia, 11 sotto Ioiakim e 11 sotto Sedecia. Una tale durata (40 anni) lo fa assomigliare a Mosè, considerato il più grande di tutti i profeti. Il suo messaggio profetico e di riforma spirituale è legato alle vicende del popolo di Israele, che ha commesso due iniquità: ha abbandonato Dio, sorgente d’acqua via, e si è scavato con le sue proprie mani delle cisterne screpolate che non tengono l’acqua (2,13).


Geremia viene definito un profeta combattente, ma anche un profeta combattuto. La sua vocazione, avvenuta al tempo di Giosia, esprime il primato della Parola e l’iniziativa di Dio (1,1-19). Prima che nascesse, Dio lo ha stabilito profeta delle nazioni. Il Signore gli dà autorità per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare. Vi è in qui la doppia funzione della profezia di Geremia (negativa e positiva, di giudizio e salvezza) espressa con un linguaggio agricolo e urbano: così tutti possono capire il messaggio, senza differenze culturali e livello di vita. Come Mosè, così anche Geremia ha difficoltà a parlare, perché è giovane, oppure solo un ragazzo. Il Signore lo invita anche a non aver paura nel ministero, “perché io sono con te per proteggerti”. Non mancheranno i guai e i problemi: Dio non gli promette di togliere i problemi, ma di toglierlo dai problemi. Quella di Geremia non è la missione di un uomo solo o di un rivoluzionario contro un mondo corrotto che va alla deriva, ma è la missione di Dio: “Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca”. Il profeta è lo strumento di cui Dio si serve; da Dio dipende il successo della sua missione.


All’inizio del regno di Ioiakim (o Ieoiachim) Geremia pronuncia il suo primo oracolo solenne (7,1-8,3). Denuncia l’ingiustizia e la sicurezza magico-sacrale del tempio di cui predice la distruzione. Non basta richiamarsi al tempio per piacere a Dio, ma bisogna essere coerenti con ciò che il tempio significa. Il rito o il sacrificio scade spesso nel formalismo, in una religiosità esteriore, senza cuore e senza fede. Il popolo è invitato a cambiare vita. Il contesto fa emergere o sottolinea l’ascolto della Parola di Dio come più importante del tempio stesso. Il capitolo 26 riprende di nuovo il discorso sul tempio. Geremia riceverà una condanna a morte, come Stefano (Atti 6), per aver parlato contro il tempio. La cacciata dei mercanti dal tempio (Matteo 21,18) fatta da Gesù è un gesto profetico che richiama e cita Geremia. Nel capitolo 36 Geremia detta a Baruc tutte le sue parole. Baruc le scrive in un rotolo che va a leggere nel tempio, poi davanti ai capi in privato e infine davanti al re che sta accanto al fuoco, nel palazzo d’inverno. Ioiakim, man mano che viene letto il rotolo, lo taglia e lo brucia nel braciere. Bruciato il rotolo non scompare la Parola di Dio: il Signore comanda a Geremia di scrivere un secondo rotolo, una edizione più completa: “e vi furono aggiunte molte parole simile a quelle” (36,32). Queste parole ci aiutano a comprendere come sia nata la Bibbia.


Durante il regno del re Sedecia si hanno gli anni più difficili per Geremia. Incoraggiata dall’Egitto, Giuda si ribella contro Babilonia. Geremia si oppone a questa politica e mostra che, in quel tempo, la sottomissione è l’unica via di salvezza. A Geremia si oppone Anania, “un profeta del tempio”. È un momento difficile perché bisogna accertare chi sia il vero e chi sia il falso profeta. Dopo la presa di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor e la deportazione a Babilonia, Geremia viene trascinato in Egitto. Qui la sua voce cessa. Non sappiamo più nulla di Geremia.


La vita intera di Geremia, soprattutto l’episodio del rotolo bruciato, evidenzia una trasformazione e un passaggio dalla persona al libro. Oggi noi è con le parole di Geremia (Parola di Dio) scritte nel Libro che dobbiamo imparare a leggere la nostra vita e a capire la nostra esperienza di fede.

Paolo Mirabelli

15 ottobre 2022

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.