Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Non c’è popolo senza una lingua. Non c’è popolo senza un alfabeto e una scrittura. Non c’è popolo senza una terra. Non c’è popolo senza un dio (le nazioni della terra hanno avuto ciascuna il proprio dio, ma Israele è stato il popolo che ha ricevuto la rivelazione dell’unico vero Dio). Non c’è popolo senza una legge. Ogni popolo ha una sua legge. Quando nasce un conflitto tra due parti, la soluzione al conflitto o alla lite diventa una sentenza; e ogni sentenza diventa un punto di riferimento, diventa una norma per altri conflitti e altre liti. Con il tempo alcune leggi si sono dimostrate giuste, altre no. E questo è stato uno dei tanti modi di formazione delle leggi e dei codici antichi delle varie nazioni. Noi oggi conosciamo non soltanto le leggi del diritto romano, ma anche leggi di altri popoli antichi, come il famoso Codice di Hammurabi, risalente al XVIII secolo avanti Cristo e appartenente alla civiltà babilonese in Mesopotamia.


Anche Israele ha avuto la sua legge, i suoi codici. Ma c’è una particolarità che non sfugge al lettore della Bibbia: per Israele è la volontà di Dio che diventa legge, che diventa comandamento e codice. È dall’incontro con Dio che nasce quello che la Bibbia chiama “alleanza” (patto). La Torah di Mosè non è nata da intuizioni umane, ma dalla rivelazione divina. Per Israele la legge che Dio ha dato è la condizione della sua vita, della sua esistenza, della sua storia. È Dio che ha scelto ed eletto Israele come suo popolo. È Dio che gli ha dato la fisionomia di popolo, che lo ha liberato dalla schiavitù egiziana, che gli ha dato il possesso della terra promessa. Israele è un popolo come tutti gli altri popoli della terra, un popolo che mangia i prodotti della campagna, che pascola gli animali, che abita nelle case; ma la legge data da Dio ad Israele non è come tutte le altre leggi delle nazioni, anche se in alcuni casi che riguardano il vivere sociale degli uomini possono esserci dei punti di contatto. La Torah è un dono di Dio al suo popolo; non è solo una legge costituzionale, ma è anche un ammaestramento spirituale. In uno dei suoi discorsi Mosè invita Israele a osservare e praticare le leggi e le prescrizioni del Signore, “perché quella sarà la vostra sapienza e intelligenza agli occhi dei popoli, i quali udendo parlare di tutte queste leggi diranno: Questa grande nazione è il solo popolo savio e intelligente” (Deuteronomio 4,5-6).


Tutta la storia dell’Israele biblico, dall’Egitto alla cattività babilonese, tutte le vicende del popolo di Dio raccontate nell’Antico Testamento confermano l’importanza che la legge o Torah di Mosè ha avuto nella vita di questo popolo: la fedeltà ad essa è il vero motivo del successo; l’infedeltà invece è la vera causa o motivo dell’esilio. Ubbidire alla Torah significa ubbidire a Dio e vivere secondo la sua volontà; disobbedire alla Torah invece significa infedeltà a Dio, significa abbandonare Dio per vivere secondo le proprie voglie. Non è stata la buona politica o le armi e le strategie militari a dare successo e vittoria ad Israele, ma l’intervento e la potenza di Dio; non è stata la cattiva politica o la mancanza di armi, di carri e di cavalieri la causa della distruzione della nazione e dell’esilio in terra straniera, ma l’infedeltà a Dio. Al tempo dell’esilio babilonese tutte le grandi istituzioni d’Israele, il tempio e la monarchia, sono state distrutte. L’unica realtà sopravvissuta alla rovina è stata la Torah di Mosè scritta in un libro. Attorno a questa legge scritta si è potuta ricostruire l’unità e l’identità del popolo disperso nella diaspora della deportazione.


Quando Israele è schiavo in Egitto, il Signore Iddio, con un gesto sovrano e potente, strappa il suo popolo dalle mani di faraone, lo libera dalla schiavitù e lo conduce (attraverso il deserto) al monte Sinai per fare una alleanza. Israele diventa un popolo di uomini liberi, ma legati a Dio da un patto. Il patto è fondato su dieci parole, che sono le clausole dell’alleanza. Queste parole sono quell’insieme di norme e prescrizioni che guidano la vita d’Israele nella sua condizione di popolo libero. La legge, nell’insieme degli impegni presi con l’alleanza, diviene il fondamento e la condizione della libertà. Per vivere nella libertà (dono dell’azione potente di Dio) occorre permanere nell’alleanza e restare fedeli alla legge. Anche molta predicazione profetica richiama all’alleanza e alla Torah. I profeti annunciano che Dio raccoglierà il suo popolo disperso, come in un nuovo esodo, e lo ricondurrà dall’esilio nella terra dei padri. Geremia 31 parla di un tempo in cui il Signore stipulerà un nuovo patto. Ezechiele 36 dice che Dio darà un cuore nuovo e uno spirito nuovo. Questa nuova alleanza e questa piena libertà e perfetta comunione di vita con Dio è opera di Gesù Cristo.

Paolo Mirabelli

23 maggio 2022

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.