Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Il Salmo 115 è uno dei Salmi dell’Hallel. Hallel significa “lode”. I Salmi che vanno dal 113 al 118 sono chiamati “Salmi dell’Hallel” e appartengono ai Salmi alleluiatici. Questi Salmi venivano letti, meditati e pregati durante le feste gioiose d’Israele, soprattutto durante la Pasqua, con uno speciale riferimento agli eventi dell’esodo, agli avvenimenti che segnarono l’uscita dall’Egitto e l’esperienza esaltante della liberazione. Pregare, leggere e meditare i Salmi dell’Hallel significa non soltanto fare memoria della liberazione dalla schiavitù d’Egitto, ma anche prendere coscienza delle varie forme di schiavitù alle quali siamo soggetti in ogni tempo e invocare il riscatto e la liberazione di Dio, per aderire a quell’unico Signore della nostra vita. Il Salmo 115 evidenzia uno dei pericoli di schiavitù più ricorrente nella vita degli uomini: l’idolatria. Pericolo dal quale non è esente persino la chiesa. In quel tempo l’idolo si chiamava “Baal” o “Astarte”, oggi può avere altri nomi. L’apostolo Paolo dice che l’amore per il denaro è idolatria. Oggi non c’è solo l’idolo del denaro: il nostro è un tempo pieno di templi e di idoli. Il salmista, mentre denuncia il rischio o il pericolo dell’idolatria, al tempo stesso propone a tutti l’unico modo o itinerario per debellare ogni forma di idolatria e per rinunciare agli idoli: la rinnovata adesione di fede a Dio.


La struttura del Salmo può essere articolata nel modo seguente: una introduzione o preambolo, tre strofe e una conclusione o epilogo. Dopo l’invocazione e la motivazione c’è la condanna degli idoli e della idolatria pagana, l’appello alla fiducia in Dio, la benedizione e la conclusione. Il Salmo 115 è un salmo che parla a chiunque si trovi a vivere in un mondo di popoli che confidano negli dèì che essi stessi hanno creato. Non sappiamo il periodo storico in cui il Salmo fu scritto, forse dopo un insuccesso contro qualche nazione pagana o forse dopo l’umiliazione dell’esilio babilonese, quando gli oppressori, pieni di tracotanza e di sarcasmo, oltraggiavano e deridevano Israele, dicendo: “Dove è il loro Dio?”. Se il Salmo 115 è il ricordo dell’esilio, si crea un nesso con il precedente: il Salmo 114 rievoca la schiavitù dell’Egitto e l’esodo, mentre il Salmo 115 l’esilio e il ritorno in patria. I gojim (i popoli stranieri), che non conoscono il vero e unico Dio, sono pronti a chiedere: Dov’è il loro Dio? Le nazioni irridono e insultano i figli d’Israele, ma fanno anche dei paragoni tra il Dio d’Israele e i loro dèi: che Dio è mai quel Dio che non è capace, o non ha la forza, di proteggere e salvare coloro che si affidano a lui? Le nazioni sono là, pronte a beffeggiare Israele e il Signore, pronte a chiedere a Dio che egli si difenda e protegga i suoi, se è veramente Dio.


I protagonisti o personaggi del Salmo 115 sono tanti: i pagani, gli idoli, Israele, la casa di Aronne, i sacerdoti, i timorati di Dio. Tutti costoro ruotano e si confrontano attorno al protagonista assoluto, che è “il nostro Dio”, il cui nome risuona ben 12 volte, quante sono le tribù d’Israele. Il contrario di Dio sono gli idoli, dice il salmista, che denuncia in maniera sferzante l’inconsistenza degli idoli. Gli idoli delle nazioni sono argento e oro, opera di mano d’uomo. Al coro orante che grida contro gli idoli e ne proclama la nullità ci uniamo pure noi. Gli idoli hanno bocca, occhi, orecchi, naso, mani, piedi, gola: hanno bocca ma non parlano; hanno occhi ma non vedono; hanno orecchi ma non odono; hanno naso ma non odorano; hanno mano ma non toccano; hanno piedi ma non camminano. Queste parole sono forse una delle critiche più dure di tutta la Bibbia contro gli idoli delle nazioni, che mostravano le loro statue nei santuari e sugli altari. Gli idoli sono come i morti: hanno la forma del corpo, ma sono senza vita. Il Salmo descrive una vera desolazione e assurdità: i corpi degli idoli anche se dignitosi quanto al materiale, anche se fatti con argento e oro, in realtà sono una imitazione morta dell’essere vivente. La consistenza degli idoli è il nulla, il niente.


Gli idoli altro non sono che l’opera diabolica di Satana e il frutto dell’immaginazione umana. Gli idoli sono proiezioni umane di desideri impronunciabili; sono sogni non realizzabili, paure nascoste, vacue illusioni, pensieri diabolici e satanici. Ogni volta che un idolo prende forma, l’uomo diventa prigioniero di Satana e di se stesso, e la sua esistenza diventa schiava. È il culto degli idoli la causa dei tanti mali e fatti di cronaca di ieri e di oggi. Sono gli idoli che tolgono il respiro e la vita, che generano una condizione di paura e di morte, che imprigionano la condizione umana e opprimono gli uomini che li adorano. “Come loro siano chi li fa e chi in loro confida”, dice il salmista. Poiché l’idolo è sordo, muto, cieco, incapace di creare relazioni, anche chi confida nell’idolo diventa come loro. È l’idea che l’uomo ha di Dio che crea l’idea dell’uomo; teologia e antropologia sono legate. “Mostrami il tuo uomo e io ti dirò qual è il tuo Dio”, diceva Teofilo d’Antiochia. Mutare idea su Dio, dice Paolo ai Romani (capitolo 1), significa mutare l’antropologia e la sociologia.


Nella seconda parte del Salmo tre sono i protagonisti o soggetti chiamati in causa: Israele, la casa di Aronne, coloro che temono il Signore. Israele indica l’intero popolo di Dio, la casa di Aronne sono i sacerdoti e i leviti, i timorati sono tutti coloro che in maniera autentica confidano in Dio. L’invito a confidare nel Signore, con una rinnovata adesione di fede, è la risposta del coro, degli uomini di Dio all’inconsistenza e nullità dell’idolatria pagana, agli idoli muti delle nazioni. L’invito è ripetuto tre volte alle tre diverse categorie citate. A ogni invito viene ripetuto che il Signor è aiuto e scudo. Un terzo coro, per così dire, ma è sempre la stessa voce del salmista, canta la benedizione di Dio per coloro che confidano in lui. Non si confida in Dio inutilmente. Alle tre confessioni di fiducia in Dio corrispondono tre benedizioni, sempre nello stesso ordine: casa d’Israele, casa di Aronne, timorati di Dio. Il Signore benedice tutti, piccoli e grandi.


Dopo avere affermato la nullità degli idoli, la potenza e la bontà di Dio, la sua benedizione per tutti coloro che confidano in lui, nella conclusione il Salmo inneggia al Dio creatore, che ha fatto il cielo e la terra, e invita a benedire e lodare il Signore. Dio è nei cieli, gli uomini abitano la terra. Lo sheol è per i morti. Ancora una volta si mette a confronto la sorte contrapposta tra coloro che adorano gli idoli e i credenti. Gli idolatri non possono lodare Dio perché sono come i loro idoli: hanno bocca e non parlano; la loro gola non emette alcun suono. Gli idolatri non lodano Dio: sono (come) quelli che scendono nel luogo del silenzio, nello sheol o soggiorno dei morti. Chi confida in Dio, invece, chi si unisce al “noi” di cui parla il salmista, all’assemblea festante e orante, benedirà il Signore, ora e sempre. Alleluia!

Paolo Mirabelli

06 maggio 2022

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.