Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Il libro del Deuteronomio ci aiuta a focalizzare e a cogliere le due componenti dell’alleanza biblica: la relazione di appartenenza al Signore e la relazione di fraternità tra tutti i membri del popolo del patto. L’alleanza esige sempre l’assunzione di un impegno, di una responsabilità. L’alleanza fa di Israele un popolo che vive la sua libertà in maniera responsabile. Tu sarai un popolo santo per il Signore, tu sei per lui il popolo di sua proprietà; camminerai nelle sue vie, osserverai le sue leggi, ascolterai la sua voce: possiamo riassumere con queste parole il capitolo 26 del Deuteronomio. Nell’alleanza Dio appare come il Signore, il Liberatore, il Redentore; e Israele è il popolo salvato e liberato da Dio; il popolo che si impegna a vivere secondo la legge del Signore, per compiere la volontà di Dio. Nella fedeltà a Dio e nell’impegno a vivere in maniera responsabile il popolo sperimenta ogni giorno la vera libertà che il Signore gli ha dato in dono. Mediante l’alleanza Israele sa di essere il popolo di Dio e la famiglia di Dio. Popolo e famiglia sono due espressioni (modelli) che possiamo considerare qui equivalenti. Ciò significa che si vive un rapporto verticale tra Israele e il Signore e un rapporto orizzontale con tutti gli appartenenti al popolo, poiché si tratta di un popolo di fratelli. Il termine “fratello” è molto usato nel Deuteronomio e costituisce un tema importante del libro. “Apri liberamente la mano al fratello povero”, dice il Signore (15,11). Dio chiede all’israelita di sospendere il suo diritto su ciò che suo fratello ha di lui (15,3). Più importante dei nostri diritti c’è il bene dei nostri fratelli. Sono molti i testi che ci permettono di dire che l’alleanza non era solo un ideale utopico, ma una esigenza incarnata nel quotidiano, un’autentica fraternità.


Certo, non sempre il singolo israelita e il popolo d’Israele sono stati all’altezza dell’ideale di Dio; non sempre il modello di vita rispecchiava la volontà di Dio e le esigenze della legge di Mosè; non sempre c’è stata corrispondenza tra precetto e vita; non sempre la storia dell’Israele biblico è stata una storia di responsabilità, di libertà e di fraternità. Quando l’evoluzione sociale porta al sorgere di una società differenziata nelle sue classi, quando la linea che divide i poveri dai ricchi diventa sempre più profonda, quando c’è chi ha troppo e chi fa fatica a sopravvivere, quando la giustizia e il diritto son pervertiti, quando i governanti pensano solo al proprio tornaconto, quando tutto questo accade, non si può più parlare di una “società di fratelli”, ma di una piaga sociale, di una società marcia sin dalle fondamenta, come dice un Salmo. Quando tutto questo accade, Dio fa sorgere e sentire in Israele la voce dei profeti. Il messaggio di tutti i profeti, sia i profeti predicatori che i profeti scrittori, consiste sempre in un richiamo a tornare a Dio e alle inderogabili esigenze della alleanza. Il Signore ha fatto d’Israele il suo popolo, la sua famiglia, ne consegue che ogni violazione e infrazione alle esigenze di giustizia e di fraternità sono un venir meno all’alleanza con Dio e un attentato alla fraternità del popolo. Lo stesso culto, in quanto esperienza di salvezza e di fraternità, perde il suo significato e le pratiche cultuali diventano un vuoto formalismo. Amos, Isaia e altri avvertono che se Israele vive nell’ingiustizia, le sue pratiche cultuali sono inutili, sono un abominio che il Signore detesta perché non può sopportare delitto e solennità. Il culto avulso dalla vita è una perdita di tempo, oltre che essere una offesa a Dio e un torto ai fratelli.


La voce dei profeti ci aiuta a capire quando una società diventa decadente, ci aiuta a cogliere le caratteristiche di un mondo che va in rovina. In un certo senso ci sono due mondi: quello dentro di noi e quello intorno a noi. Se il mondo di fuori si sfascia tutt’intorno, abbiamo modo di rendercene conto da quello che si sente dire in giro, dai discorsi della gente, dalle notizie vere o false date dai mezzi di comunicazione (giornali, televisione, social); lo capiamo pure dalle paure che vivono le persone per le guerre, la fame, la povertà. Oggi assomigliamo a una piccola isola che resta a fior d’acqua mentre tutto intorno l’intero continente sprofonda nell’oceano. Il mondo che crolla intorno a noi è altro rispetto al mondo che crolla dentro di noi. Fuori può andare tutto a pezzi o in malora, ma se ciò che è dentro è ancora saldo, allora si ha la forza di vivere, sperare e lottare. Quanti oggi stanno vivendo in uno dei due mondi, o forse in tutti e due? Con la guerra in Ucraina è emersa la crisi della nostra epoca; sono emerse, sia fuori che dentro, le crepe profonde; sono diventati evidenti i segni della dissoluzione. Leggere i profeti, alla luce di Gesù, significa non soltanto capire cosa sta accadendo, ma dare risposte ai problemi del nostro tempo e trovare pace con Dio.

Paolo Mirabelli

02 maggio 2022

Gallery|Bibbiaoggi
Foto & Post della Gallery: 1665
Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.