Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Il libro dell’Esodo può essere suddiviso in tre parti nel modo seguente: nella sua prima parte (1,1-15,21) descrive la liberazione del popolo di Israele dall’Egitto; nella seconda parte (15,22-18,27) presenta il cammino del popolo nel deserto; nella terza parte (19-40) si ha l’alleanza al Sinai con tutte le prescrizioni della legge. Il libro dell’Esodo racconta storie di oppressioni e di violenze ai danni del popolo di Dio, i figli d’Israele, che vive in schiavitù in Egitto. Il libro inizia con la nascita di un bambino di nome Mosè, salvato dalle acque per volontà di Dio. Prosegue poi con il fallimento dell’iniziativa dello stesso Mosè: fallisce perché non è ancora la missione di Dio. Quella di Mosè è una iniziativa autonoma, umana, offuscata da sospetti, ombre, paure. Sono storie di miserie umane. Alla fine del capitolo 2 si dice che i figli d’Israele gridano a Dio i loro gemiti, e Dio ascolta il loro lamento e si ricorda del patto fatto con Abramo e i patriarchi. Vocazione e missione di Mosè si pongono ad immediato seguito di questa iniziativa libera e gratuita di Dio. Tramite la missione di Mosè, Dio stende la sua mano potente sul potente Egitto e libera il suo popolo dalla schiavitù.


La Pasqua segna la fine della schiavitù egiziana e l’inizio di un cammino di libertà con Dio, fino al dono della terra promessa. Il cammino verso la terra promessa mette in evidenza almeno tre aspetti: la guida divina, i mormorii e le lamentele del popolo, i doni di Dio. Purtroppo ben presto il popolo cade in tentazione. È più facile compattare il popolo nella sterile protesta, che far nascere una comunione di spiriti concordi nell’ascolto. Il ricordo della schiavitù si sbiadisce e cede il posto al ricordo del cibo assicurato. Nel deserto il popolo si lamenta con Dio. Il deserto sembra essere un luogo dimenticato da Dio. Il deserto è il luogo del nulla, il luogo dove la vita diventa impossibile; il luogo dove diventa difficile vivere della promessa di un paese dove scorre il latte e il miele; ma il deserto è anche il luogo dove la presenza di Dio diventa più evidente. Nel deserto si cammina per fede, non per visione: il pane non si vede, bisogna credere che Dio provvederà il pane quotidiano. Il cammino nel deserto illustra bene, in maniera paradigmatica, quella che è la vita di fede, poiché mostra come tutto è dono, tutto dipende da Dio; bisogna credere che il Signore non abbandonerà mai i suoi, ma li sosterrà nelle difficoltà. Il cammino nel deserto diventa una lunga pedagogia della fede attraverso la quale si impara che solo da Dio viene la salvezza e la vita.


Esodo 12 è il capitolo che istituisce la festa della Pasqua (pesach) ebraica, che viene celebrata come memoriale della liberazione dall’Egitto:È la Pasqua del Signore” (12,11). Gesù e gli apostoli nei vangeli la celebrano secondo le istruzioni della legge di Mosè. Sono numerosi i testi della legge che parlano della Pasqua; si trovano accenni anche in altre parti dell’Antico Testamento. Il capitolo 12 dell’Esodo dedica alla Pasqua due parti: 12,1-28 e 12, 41-50. In esse è esplicito il collegamento con l’opera del Signore, che libera il suo popolo dalla schiavitù egiziana. Al popolo d’ Israele viene dato il comandamento di celebrare il memoriale della liberazione dall’Egitto: “Quel giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore; lo celebrerete di età in età come una legge perenne” (12,14). Sono indicate pure le modalità essenziali per far comprendere alle nuove generazioni il significato della Pasqua e della celebrazione: Quando i vostri figli vi diranno: Che significa per voi questo rito? Voi risponderete: È il sacrificio della Pasqua in onore del Signore” (12,26-27). Il passaggio di generazione in generazione avviene in forma di domande dei figli e risposte dei padri. Una pedagogia semplice ma efficace. Il modo di ricordare, attraverso gesti simbolici, suscita la curiosità dei figli ed è il punto di partenza per il racconto delle opere compiute da Dio nel liberare il suo popolo e avviarlo verso la terra promessa. Proprio il racconto di tali opere, in risposta alle domande dei figli, costituisce il nucleo del memoriale celebrato ancora oggi dagli ebrei nel seder pasquale, in continuità con la prima Pasqua celebrata la sera della liberazione dall’Egitto. La Pasqua celebrata la sera della liberazione dall’Egitto è la Pasqua storica (compiuta una volta per sempre) avvenuta sotto il segno del miracolo di Dio. Le pasque celebrate in seguito ne sono il memoriale (zikkaron). Chi partecipa al memoriale considera se stesso come parte di quel popolo uscito dall’Egitto. Il rito deve essere perenne: esso è un memoriale dell’azione salvifica di Dio. L’andamento del memoriale ebraico lo ritroviamo nella Cena del Signore: in essa i cristiani fanno memoria (anamnesis; Luca 22,19) del sacrificio di Gesù Cristo.

Paolo Mirabelli

08 aprile 2022

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.