Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Le grida degli uomini, il canto di ammirazione davanti alla bellezza del creato, la gioia di fronte all’amore umano, l’angoscia di fronte alla sofferenza e alla morte, la ribellione di fronte al dolore (soprattutto quello innocente dei bambini), la rivolta di fronte all’assurdità del mondo, lo sconcerto di fronte alle atrocità della guerra, il disorientamento di fronte all’apparente silenzio di Dio, tutte queste grida dell’uomo le troviamo nel libro dei Salmi. Il filosofo ebreo Nathan André Chouraqui scriveva: “Noi nasciamo con questo libro nelle viscere”. Il libro dei Salmi ci insegna che anche nel più profondo della nostra rivolta, Dio è presente e grida con noi, attraverso di noi. Il libro dei Salmi ci insegna che la lode come l’imprecazione contro il nemico possono diventare preghiere. I Salmi sono quelle parole dette di fronte a Dio e con Dio; sono dialogo con Dio, ma dialogo in cui è Dio ad aver preso l’iniziativa. Il salmista ha aperto la bocca e Dio l’ha riempita di parole (Salmo 81,10). È il salmista Davide che chiede al Signore di aprirgli le labbra per pubblicare la sua lode (51,15). La parola dei Salmi è di tipo relazionale, non di tipo informativo o scientifico. Quando i Salmi dicono, per esempio, che “Dio è una roccia” non stanno facendo una affermazione scientifica come quella che si ritrova nei manuali di mineralogia, non stanno descrivendo la struttura fisica e chimica delle rocce, ma stanno facendo una affermazione teologica: Dio è la roccia sulla quale si frantuma colui che non crede ed è anche la roccia sulla quale si può appoggiare con fiducia colui che crede in lui. Certamente il libro dei Salmi ci insegna molte cose e anche molte verità dottrinali (in esso c’è una sintesi dell’Evangelo), ma principalmente vuole farci entrare in relazione personale con Dio. E la relazione con Dio ci interpella, ci provoca, ci sprona, ci induce al cambiamento.


Tra le antiche rovine del tempio di Apollo a Delfi è stata ritrovata, incisa su un frontone, una scritta in caratteri greci che dice: "Gnothi seauton” (conosci te stesso). È una massima greca che Socrate adottò come via maestra del sapere. È un invito fatto a ogni uomo a riconoscere le proprie capacità ma anche i propri limiti. Con il libro dei Salmi possiamo chiederci: quale uomo conosce veramente se stesso? Quanto sta accadendo in questi giorni in Ucraina ci dice che pensavamo di conoscere le mosse di certi governanti, pensavamo che non sarebbero arrivati a fare certe cose che spaventano tutti, e invece ci siamo sbagliati. L’uomo è capace di compiere gesti belli e nobili, ma è pure capace di compiere le più terribili atrocità. I Salmi ci dicono che cosa c’è nel cuore umano: la lode a Dio e l’odio per i nemici. Un antico scrittore cristiano, Atanasio, diceva: “Nulla di quanto si possa trovare nella vita umana vi è omesso”. Nei Salmi risuona la voce dell’umanità per bocca del salmista: c’è l’uomo quando soffre o quando grida di gioia. “Un piccolo libro” diceva ancora André Chouraqui, “centocinquanta poemi e vie aperte tra la morte e la vita; specchi delle nostre rivolte e delle nostre fedeltà; delle nostre agonie e delle nostre risurrezioni. Più che un libro è un organismo vivo che parla, che soffre, che geme e che muore, che resuscita e canta, alle soglie dell’eternità”.


I Salmi parlano a Dio piuttosto che di Dio. Parlano a Dio nel libro che sappiamo essere la Parola di Dio. I Salmi allora riportano le parole che Dio ci vuole dire, ma contengono anche le parole che egli vuole udire da noi: quelle parole autentiche e vere che esprimono ciò che viviamo; quelle parole che noi diciamo davanti a Dio in preghiera. I Salmi sono le parole dell’orante dette di fronte a Dio e con Dio. La lode, il dolore, la paura, il pentimento, la fiducia trovano fondamento nei Salmi; ma anche le parole più profonde di afflizione e di lamentazione si trovano nei Salmi, e persino le imprecazioni contro l’empio o il nemico. Quando c’è troppa ingiustizia nel mondo, il salmista trova sollievo nel poter dire ciò che pensa dei malvagi; quando soffre a causa dei suoi nemici, l’orante trova nei Salmi la forza di far salire la sua preghiera a Dio. Finché il salmista può dire “Dio”, finché può invocarlo come Signore, finché può far diventare la sua condizione (qualunque sia) preghiera, c’è speranza e salvezza. Dio è nei Salmi l’unico tu che ti ascolta veramente e con attenzione.


Dopo il cammino di Emmaus e le apparizioni agli undici, Gesù dice ai suoi discepoli che la Legge, i Profeti e i Salmi sono adempiuti in lui (Luca 24,44). Noi oggi possiamo leggere, pregare e cantare i Salmi alla luce di Gesù. In diversi Salmi c’è la ricerca di Dio, del volto di Dio. Gesù è colui che dà volto e parola a Dio. Nel Padre Nostro c’è compimento alle preghiere dei Salmi. Sulla croce Gesù stesso prega i Salmi, ma si rivolge a Dio chiamandolo “Padre” (Luca 23,46; Salmo 31,5).

Paolo Mirabelli

08 marzo 2022

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.