Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Da sempre, da quando sono nate le prime società umane, esistono le contestazioni. È nella struttura dell’uomo il bisogno di procedere allo svezzamento della nuova generazione rispetto a quella dei genitori. C’è nell’uomo una tensione biologica che lo porta alla contestazione. Nell’uomo c’è un bisogno di libertà e di amore, un rifiuto verso tutto ciò che soffoca le aspirazioni, una tensione verso un mondo migliore, un desiderio verso un futuro che si vuole vivere e conoscere, un incessante bisogno di progresso. Quando una società diventa sistema (politico, finanziario, religioso), quando si abusa del potere per scopi egoistici e personali, quando i mezzi diventano fini, quando i valori umani diventano assoluti, da imporli a tutti come se fossero calati dal cielo, quando delle tradizioni degli uomini si spacciano per Parola di Dio, quando una religione si sostituisce alla fede in Dio, quando questo avviene, nel credente si crea una tensione escatologica.


Nella storia d’Israele Elia rappresenta un momento di svolta. Al tempo di Samuele, il popolo aveva chiesto un re a Dio, e con Saul iniziò il periodo dei re. Non tutti i re d’Israele furono fedeli a Dio: anzi, il potere regale divenne spesso corrotto e compromesso e il popolo trascinato nell’idolatria. Vi sono sempre stati dei profeti mandati da Dio ai re, si pensi a Nathan e Davide, ma con Elia inizia il tempo della dialettica tra carisma e istituzione, tra profezia e potere. Sotto il re Acab, in Samaria, la profezia diventa contestazione, per richiamare il popolo di Dio dal contingente all’essenziale, da ciò che è provvisorio e precario a ciò che dura per sempre, dai mezzi ai fini, dall’oggi all’eterno, dalla religione alla fede in Dio, dall’immobilismo alla dinamica. Quando la contestazione proviene dallo Spirito Santo, quando si fonda su motivazioni e ragioni bibliche, allora si tratta di una contestazione fatta per il bene dell’uomo; non è puro e semplice spirito ribelle o sessantottino.


L’elemento che più distingue la contestazione di Elia da quella fatta da tanti anche nel nostro tempo sta nel fatto che Elia si oppone ai peccati del re e all’apostasia del popolo, che zoppica tra Dio e Baal. Elia non vuole sostituire al potere di Acab il suo, non propone di cambiare la politica di Acab con la sua, né un nuovo sistema di valori. Elica propone di ritornare a Dio, alla “vecchia legge” di Dio. Elia toglie il male, l’idolatria che il sistema aveva assimilato e particolarmente razionalizzato per tutti. Il potere politico e religioso, il popolo tutto era malato, perché aveva abbandonato Dio. Elia non è un figlio del popolo che viene dal basso, ma è un profeta mandato da Dio. Elia non occupa le piazze per trascinare il popolo dalla sua parte. Elia invita a tornare a Dio. Elia non ha sue intenzioni oltre a quella di rimettersi all’iniziativa di Dio.


Elia non ne ricava un guadagno economico con la sua contestazione sul monte Carmelo (1 Re 18). La sua vita è a rischio durane la sfida con i sacerdoti di Baal: se Dio non avesse dato il suo segno a favore di Elia (il fuoco caduto dal cielo che brucia la legna sull’altare e prosciuga tutta l’acqua), egli ne avrebbe avuto delle conseguenze anche mortali. La sua contestazione è onesta: Elia non ha la presunzione di essere il profeta dei tempi nuovi, colui che ha un messaggio definitivo per il mondo, ma attribuisce solo a Dio ogni sua capacità, riconduce a Dio la sua missione, dà a Dio la gloria. La sua contestazione è fatta per amore della verità: una verità non inventata da lui, ma la verità di Dio. Elia non ricorre al principio della maggioranza. È la teoria o il metodo usato da tanti anche nelle chiese: se i più fanno così, ciò vuol dire che hanno ragione; se la maggioranza sta con “noi”, vuol dire che gli altri sono nel torto. Elia era uno contro tutti. La maggioranza del popolo purtroppo stava dalla parte sbagliata, perché aveva abbandonato Dio; il popolo viveva un conformismo imposto dal re e da sua moglie, dal potere regale. Ancora oggi sono in molti anche nelle chiese che stanno dalla parte di chi ha potere, non necessariamente politico: c’è il potere dei soldi che sottomette tanti, il potere delle università, il potere di chi promette privilegi, il potere dei titoli sociali; esistono tante forme di potere a cui i più si sottomettono.


Alcuni parlano di questo nostro tempo come “tempo dei profeti”. La vicenda di Elia, la sua sfida sul monte Carmelo, la sua sana e onesta contestazione, sono pagine da rileggere di continuo per le cose che possono insegnarci. Di Elia non esiste una tomba nel suo popolo, poiché egli fu rapito in cielo. Elia si identifica talmente con la sua missione da essere come disperso in essa. Elia non vuole essere commemorato sulla sua tomba: vuole che attraverso di lui il popolo guardi il cielo, guardi Dio.

Paolo Mirabelli

10 settembre 2021

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.