Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Osea svolse la sua attività profetica nell’VIII secolo avanti Cristo, nel regno d’Israele. Il libro di Osea è l’affresco di una epoca e la testimonianza della esperienza personale del profeta. La sua critica è rivolta a Israele perché ha rigettato il Signore al quale era “sposato” per correre dietro a dèi senza valore, che non possono garantire prosperità, ma portano il paese al disastro. Osea denunciò l’idolatria del popolo, il culto al dio cananeo Baal, considerato il dio della fertilità e fecondità della terra, degli animali e degli uomini. Come si spiega il fiorire del culto a Baal in Israele? Le ragioni sono tante, qui accenniamo soltanto alla politica religiosa di alcuni re d’Israele. Con la divisione del regno in Israele e Giuda, Geroboamo fece costruire un contro-altare e stabilì dei sacerdoti che si contrapponessero al tempio di Gerusalemme. Acab e sua moglie Izebel, poi, concorsero molto alla diffusione del culto cananeo di Baal, uccidendo i profeti e contrastando la fede in Dio; i santuari del nord vennero trasformati in centri cultuali cananei e pagani. Seguire Baal o Dio non è la stessa cosa. Non si tratta solo di due nomi differenti per indicare l’essere supremo. Non è per niente indifferente quale Dio invochiamo o in chi crediamo, perché è dall’idea di Dio che prende forma l’antropologia e la sociologia. I peccati denunciati da Osea manifestano il tipo di uomo e di società che lo scambio di Dio con Baal aveva prodotto in Israele. Ognuno è ciò che crede. La vita di ciascuno è determinata dal suo credo e dai suoi valori di riferimento. Coloro che credono in Gesù Cristo sono trasformati all’immagine di lui (2 Corinzi 3,18).


Per ordine di Dio, Osea sposò una donna di prostituzione di nome Gomer. La moglie di Osea gli partorì tre figli: Izreel (“Dio disperde”, “Dio semina”; è anche il luogo dove fu massacrato Nabot per non aver voluto vendere la vigna dei padri ad Acab), Lo-Ruama (“Non amata”; indica l’amore viscerale), Lo-Ammi (“Non popolo mio”).  I loro nomi sono tre atti di accusa contro l’infedeltà d’Israele. Nei loro nomi c’è la sintesi del messaggio che Dio fa consegnare tramite il suo profeta a Israele. Solo dopo il nuovo inizio e la conferma dell’amore di Dio i nomi acquisteranno un nuovo significato, che esprime la formula solenne dell’alleanza: “Mio popolo - Mio Dio”. Sembra che in seguito Gomer lasciò il marito per darsi a una vita di prostituzione; quando, però, logorata e non più attraente, si ritrovò abbandonata a sua volta, decise di tornare al “mio primo marito, perché allora stavo meglio” (2,7). Pare anche che fu riscattata dal marito a cui era stata infedele. Il Signore cercò in vari modi di dissuadere il popolo dal prostituirsi. Il testo accenna agli ostacoli posti sul cammino perché torni allo sposo, alla punizione pubblica con durezza, a una nuova intimità.


Osea conosceva bene la storia dei patriarchi, dalla quale attingeva per illustrare la situazione attuale. In particolare egli trasse esempio da Giacobbe: uomo scaltro e ingannatore, ma alla fine divenne il capostipite della nazione. Proprio come Giacobbe aveva attirato su di sé l’esilio, così Efraim stava preparando la propria distruzione per mano degli Assiri a motivo del suo peccato: l’essere venuta meno all’alleanza stipulata al Sinai. Osea usa immagini scioccanti su Dio: Dio è come un leone, un leopardo, un’orsa privata dei suoi piccini. Il modo come si esprime può sembrare forte al lettore, ma le metafore che usa per trasmettere il messaggio, per il loro impatto emotivo e le associazioni che veicolano, hanno un grande potere comunicativo. In ciascun caso l’animale non sta facendo nulla di più o di meno di quanto la sua natura lo spinga a fare. Al di là della brutalità, c’è l’amore dell’orsa per i suoi figli. Così è l’amore di Dio che non può fare a meno di ruggire, divorare, sbranare.


Dio non è solo come gli animali feroci. Osea scopre nel volto di Dio l’immagine del padre (11,1-9). Dalla storia dell’esodo viene tratta la lezione del capitolo 11. Come un padre con un figlio ribelle, così il Signore continua ad avere cura del suo popolo, benché essi non riconoscano in lui la fonte della loro salute e del loro benessere. L’amore di un genitore resta saldo malgrado la ribellione del figlio. Osea presenta un ritratto vivido di Dio come di un padre amoroso che insegna al fanciullo a camminare e lo sostiene. Israele dovrebbe avere il tipo di legame che ha un bambino con i suoi genitori. Il pensiero di far del male al proprio figlio da parte di un padre è il più ripugnante che si possa immaginare. Lo stesso Signore si chiede: Come potrei lasciarti, Efraim? (11,8). Lo sviluppo di questa metafora porta Osea ad uno dei testi più notevoli dell’Antico Testamento. Qui il profeta è vicino alla rivelazione del Nuovo Testamento dell’amore di Dio manifestato in Gesù Cristo.

Paolo Mirabelli

19 maggio 2021

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

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