Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Tutti e quattro i vangeli parlano della risurrezione di Gesù e dell’apparizione del Signore risorto alle donne e ai discepoli. Marco però è l’evangelista che insiste più degli altri sul particolare della pietra posta all’apertura del sepolcro di Gesù. L’insistenza sulla pietra, che risulta già rimossa, sebbene era “molto grande” (16,4), rientra nella prospettiva del vangelo che intende mostrare l’intervento di Dio che supera le nostre possibilità umane. Durante il cammino verso il sepolcro le donne si chiedono a distanza: “Chi ci rotolare via la pietra dall’apertura del sepolcro?” (16,3). Non si chiedono “come potremo rotolarla noi?”, perché sanno che a loro è impossibile, non ne hanno modo. Il cammino delle donne diventa il nostro itinerario. Noi le seguiamo mentre si recano al sepolcro dove è stato deposto il corpo di Gesù, riconoscendo l’impossibile a cui siamo posti di fronte. Le donne vanno chiedendosi chi mai aprirà per loro l’accesso al sepolcro, ed ecco che, alzato lo sguardo, vedono che la pietra è già stata tolta dal sepolcro. Da chi? Il passivo divino indica l’azione dall’alto. Come il sole è già sorto per l’azione di Dio, così la pietra è stata tolta via dall’ingresso del sepolcro da Dio.


Tolta via la pietra, per l’azione di Dio, le donne, e noi con loro, possono ora entrare e guardare nel sepolcro. Ed ecco che l’inatteso si rende loro presente. Cercano un morto, trovano un vivo. Si aspettano di trovare un cadavere disteso, trovano uno seduto. Cercano Gesù avvolto in panni di lino, trovano un giovane vestito di una veste bianca: si tratta di uno che più che interprete del fatto, è rivelatore dell’avvenimento. Tutte le loro attese sono sparigliate, smantellate, spiazzate. Le donne sono così invitate ad accedere a una nuova comprensione della realtà, che significa un nuovo sguardo sulla realtà stessa. È solo “alzando lo sguardo” (16,4) verso il cielo che le donne vedono l’azione di Dio nella e sulla realtà: la pietra rotolata via e il giovane seduto alla destra, di cui le donne ne ascoltano l’annuncio. Comincia ad avvenire in loro una trasformazione. Due verbi richiamano l’attenzione: uscire ed entrare. Marco annota con precisione che le donne “entrano” nel sepolcro (16,5) e dopo “escono” dal sepolcro (16,8). Se diamo anche un valore simbolico a questi due verbi, possiamo dire che nel movimento di ingresso e uscita dal sepolcro si ha una immagine della conversione e un abbozzo della sequela, l’essenziale del cammino di fede, che consiste nel passare dalla morte alla vita. Paolo in Romani 6 parla del battesimo come di un morire con Cristo e un risorgere con lui. Nel linguaggio paolino, l’acqua diventa una tomba: entrare nell’acqua significa morire con Cristo; uscire dall’acqua significa risorgere a nuova vita.


Entrate nel sepolcro, nello spazio della morte, le donne restano spaventate, sconvolte per l’inatteso, mentre un giovane parla loro e fa risuonare la parola nel luogo del silenzio. Il loro spavento, il loro sconcerto, è più che comprensibile, perché nella loro ricerca di un morto, che è stato crocifisso, nel loro aver voluto visitare il luogo materiale della sua sepoltura, certe di trovarlo ancora lì, proprio in quel luogo incontrano la vita e una parola che le delude e confonde la loro attesa: “Non è qui”. Il personaggio celeste dice: “Voi cercate Gesù il Nazareno, il crocifisso: è risuscitato” (16,6). Il luogo dove era stato posto il cadavere di Gesù viene indicato. È vuoto. E il giovane mette in moto le donne invitandole ad andare dai discepoli e dire loro che vadano in Galilea: “Là lo vedrete, come vi ha detto” (16,7). La Galilea è il luogo del rimando, dove tutto è iniziato al principio del vangelo. Quel “come vi ha detto” rinvia alle parole di Gesù, al suo annuncio, al suo vangelo, alla sua persona. Dalla tomba, luogo di silenzio e di morte, si passa così alla parola, alla vita, alla relazione, all’annuncio di Gesù risorto. Le donne, uscite dal sepolcro, fuggono via e inizialmente non dicono niente a nessuno, perché hanno paura. L’annuncio, però, resta: “Non è qui, è risorto”.


Durante il suo ministero Gesù dichiara che la sua chiesa si fonda su “questa pietra”. Nei secoli si è molto discusso sull’identificazione della pietra: Gesù, Pietro, la fede, la verità confessata. Chi oggi scrive su questa controversa questione esegetico-teologica lo fa tenendo conto della intertestualità, una parola difficile usata dai linguisti per dire il rapporto che un testo ha con altri e il modo come i riceventi lo leggono. Questo però non deve impedire l’originalità. E se la pietra su cui è fondata la chiesa fosse la risurrezione di Gesù, di cui la pietra rotolata dal sepolcro ne diventa la metafora? È vero, i due vocaboli differiscono: lithos alla risurrezione, petra alla confessione di Pietro, ma non è azzardato dire che è proprio quella pietra il confine tra l’incredulità e la fede.

Paolo Mirabelli

07 aprile 2021

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

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