Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

“Ora, dunque, Israele, da’ ascolto alle leggi e alle prescrizioni che io v'insegno perché le mettiate in pratica, affinché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, il Dio dei vostri padri, vi dà.” (4,1). Ascoltare Dio per il popolo che è sul confine significa vivere e prendere possesso della terra promessa ai padri. Dopo “le parole che Mosè rivolse a Israele” nel prologo storico (1,1), il libro del Deuteronomio introduce con il capitolo 4 il secondo discorso di Mosè. In esso Mosè fa appello all’obbedienza, chiede l’attenzione del popolo nell’ascoltare la legge del Signore, che ora egli sta per esporre, e nel praticarla. Il Deuteronomio contiene i più espliciti inviti alla decisione presenti nell’Antico Testamento. Il Dio che si rivela in opere e in parole richiede una risposta da parte dell’ascoltatore. A questo tende la Bibbia. Il libro del Deuteronomio invita il popolo d’Israele all’ascolto e alla meditazione della parola di Dio e ad agire di conseguenza, ubbidendo alle leggi e ai comandamenti del Signore. Mosè parla al popolo e lo esorta a mettere in pratica la legge di Dio. L’esortazione ad ascoltare e a ubbidire costituisce il tema del Deuteronomio. Il versetto iniziale del capitolo 4 è costruito con termini e forme linguistiche tipiche dello stile deuteronomico, è come un preludio musicale nel quale vengono anticipati tutti i motivi della composizione. L’ascolto è diverso dalla visione: mentre la visione comporta una evidenza oggettiva che si impone da sé, l’ascolto richiede invece anzitutto fiducia in colui che parla e, poi, un accettare di credere senza vedere. L’ascolto è una esperienza aperta che richiede di agire secondo la parola ascoltata.  Mosè invita con insistenza il popolo all’ascolto e a mettere in pratica la legge ricevuta da Dio. La conseguenza dell’ascolto e della pratica dei comandamenti è la vita stessa: Israele attraverso l’obbedienza è introdotto nella sfera della vita del Signore. Se nei comandamenti è Dio che parla, e non un uomo, non è per niente irrilevante l’ascolto. Ubbidire ai comandamenti significa ascoltare Dio, e ascoltare Dio significa avere la vita e le benedizioni promesse dal Signore.


La più importante concezione della vita dell’Antico Testamento si trova proprio nel Deuteronomio. Mosè pone davanti a Israele la scelta tra la vita e la morte: nell’amare Dio e nella ubbidienza alla parola e ai comandamenti di Dio c’è la vita, nel dire no a Dio e nella disubbidienza, c’è la morte. L’uomo non vive soltanto di pane, ma di ogni parola della bocca di Dio (8,3). Nel primo discorso Mosè dice a Israele: Ecco, io metto davanti a voi il paese, entrate e prendetene possesso (1,8). Verso la fine dei suoi discorsi Mosè dice a Israele: Ecco, io metto davanti a voi la vita e la morte (30,11-20). Qui vi è tutta la teologia del Deuteronomio. Mettere il paese davanti al popolo che sta sul confine significa mettere dinanzi al popolo la vita con tutte le sue possibilità. È questo l’annuncio o kerygma del Deuteronomio: l’offerta della vita nel paese che Dio dà. Tuttavia la realizzazione del dono di Dio al popolo non è automatica: il paese deve essere preso, la vita deve essere vissuta. E c’è un solo modo per conquistare il paese e per vivere la vita in pienezza: ascoltare Dio e vivere la vita ubbidendo a Dio. Il Deuteronomio ci insegna che nell’ascoltare la parola di Dio c’è la vita, perché è parola di Dio appunto, e non parola degli uomini. È proprio questo genitivo (di Dio) che fa la differenza. Le parole degli uomini il più delle volte “cadano a terra”; sono parole vuote e alle quali non corrispondono i fatti. Dio invece fa ciò che dice e dice ciò che fa: “Dio disse: Sia luce! E luce fu” (Genesi 1,3); se così non fosse, non sarebbe Dio. La vita non dipende da riti magici o da misteri, come credevano gli antichi, ma dalla parola di Dio: “La parola di Dio non è una parola senza valore per voi, anzi, è la vostra vita” (32,47). I cristiani comprendono meglio il significato di queste parole del Deuteronomio perché le leggono alla luce di Gesù, che è la “parola fatta carne” (Giovanni 1,14), “la via, la verità e la vita” (Giovanni 14,6).


“Ora, Israele, ascolta Dio”. Il Dio che si rivela e che parla richiede una risposta fiduciosa e fedele. A questo tende tutta la Bibbia. Il libro del Deuteronomio si rivolge al popolo che è sul confine e lo invita all’ascolto della parola di Dio e ad agire di conseguenza. Deuteronomio capitolo 4 ci presenta Mosè che parla al popolo e lo esorta a mettere in pratica la legge di Dio. L’esortazione costituisce il tema fondamentale del Deuteronomio, che presenta l’importanza di ascoltare la parola del Signore sentendola come detta personalmente a me oggi. I cristiani sono ancora di più tenuti ad ascoltare il Dio che dalla nuvola dice: Gesù è mio Figlio, ascoltatelo! (Luca 9,35).

Paolo Mirabelli

12 febbraio 2021

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.